Chapter forty-one

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Dopo essere attraccati al porto abbiamo trovato diverse volanti della polizia e due ambulanze. Ci hanno da subito offerto delle coperte isotermiche e posto alcune domande.

Ho giustificato l'omicidio commesso con la legittima difesa, nonché la verità, ma uno dei poliziotti mi ha comunque chiesto di presentarmi in centrale in questi giorni.

Ho annuito soltanto per troncare la conversazione e concentrarmi solo e unicamente su Emily.

Era ancora scossa a causa di tutto ciò che era successo, perciò ho cercato di starle più accanto possibile.

Ha aspettato soltanto che Matt venisse medicato al viso, livido in diversi punti, e gli venissero applicati alcuni punti per la ferita alla gamba. E dopo essersi accertata che stava bene, ha insistito affinché nessuno di noi andasse via.

Per questo abbiamo pranzato tutti insieme nella stanza di Isobel, così che lei potesse " non perderci d'occhio un solo istante".

Nessuno di noi ha ancora parlato dell'accaduto, poiché temevamo che avrebbe potuto turbarla ancora di più. È pero nel momento in cui si addormenta sulla poltrona della stanza, che Isobel sospira e pronuncia: «Mi dispiace di non essere stata lì. Ho cercato di venire, ma i medici non mi hanno lasciata andare e-» cerca di spiegare, con tono rammaricato.

Scuoto però il capo e la interrompo: «Non avresti potuto fare molto. Matt è salito a stento sulla barca. E quando John è arrivato, lui era già..."

Morto. 

Ucciso da me. Vorrei dire, ma lascio la frase in sospeso.

Isobel alterna lo sguardo da me a John, per poi farmi segno di avvicinarmi. «Vieni qui...»

Resto immobile per qualche secondo, indecisa se farlo o meno. Tuttavia, alla fine scelgo di sedermi sul letto accanto a lei e lasciare che mi accarezzi il volto. 

I suoi occhi si incastrano nei miei con dolcezza e affetto, mentre si riempiono di lacrime. 

«Hai fatto ciò che dovevi, Allison. È tutto finito adesso. Grazie a te...»

Queste parole riescono a sciogliermi all'istante, riuscendo a tranquillizzarmi per tutto l'orrore che è successo questa notte. Per questo non mi scosto quando allarga le braccia e mi stringe a se.

Hai fatto ciò che dovevi.

È tutto finito adesso.

Grazie a te.

Ho fatto ciò che dovevo.
È tutto finito adesso.
Grazie a me.

Mi ripeto queste parole come un mantra, fino a quando non ci stacchiamo l'una dall'altra. Le rivolgo un sorriso e sospiro, per poi sollevarmi dal letto.

«Vado a prendere un caffè.»

Lei annuisce e mi accarezza la mano, prima di lasciarmi uscire dalla stanza.

Percorro alcuni metri del corridoio, ma - prima di raggiungere il distributore automatico - ecco che rammento di non aver portato i soldi.

Torno quindi indietro, ma nell'istante prima di entrare in camera la voce di Isobel mi fa bloccare sul posto.

«Sei stato coraggioso, Matt. Ti ringrazio.»

Sorrido, pur rimanendo dietro la porta socchiusa.

Non immagino neanche cosa sarebbe successo se non fosse arrivato in tempo.

«Lo sei sempre stato in questi mesi, in realtà. Perciò grazie. Non avrei potuto affidare Ally a una persona migliore.» 

Aggrotto le sopracciglia.

(Un)expectedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora