Chapter eleven

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"Sono gli occhi che ti senti addosso e le mani che ti toccano da sempre".

Il contenuto del biglietto ricevuto soltanto pochi giorni fa si ripete nella mia testa come un loop infinito. Cerco di ragionare su chi possa averlo inviato e se questa persona fa parte della mia vita, ma non riesco mai a darmi delle risposte certe. Le parole si susseguono nella mia mente senza che io ci rifletti davvero su e producono ogni volta soltanto un'emicrania snervante e incontrollabile. Sopraggiunge una confusione, una curiosità e un'inquietudine che sembrano insormontabili e che mi rendono impossibile ragionare con razionalità sul biglietto.

È qualcuno che fa parte del mio presente o del mio passato? Abbiamo mai veramente avuto un rapporto? Gli ho fatto qualcosa per scatenare questo lato psicopatico?

Non riesco a rispondere a nessuna di queste domande da giorni e ciò mi porta a guardare tutti con diffidenza, a stare all'erta ogni volta che qualcuno si avvicina troppo alla mia camera, ad attenzionare ogni singolo rumore esterno...

Probabilmente sto diventando matta e sto ingigantendo la situazione. Probabilmente è persino come ha detto Matt: uno stupido gioco di qualche matricola che si diverte a fare il coglione.

Sbuffo.

Se solo scopro che è così, giuro che stacco la testa al cazzone che l'ha fatto e-

«Okay, ho deciso, metto quello verde.» la voce di Samantha, sicura e ormai esasperata dalla mezz'ora passata in un'enorme indecisione, sopraggiunge all'improvviso, strappandomi via dai miei pensieri e riportandomi drasticamente alla realtà.

Mi volto perciò verso di lei e provo con ogni forza a mettere da parte le paranoie da negli ultimi giorni hanno iniziato ad assalirmi giorno e notte, senza mai darmi tregua. Sposto quindi lo sguardo verso di lei e mi imbatto nel suo corpo, perfettamente modellato e proporzionato, in un intimo di pizzo bianco, esattamente uguale a quello che indosso io al di sotto della vestaglia in raso.

Sta osservando la sua immagine allo specchio da circa mezz'ora, indecisa sul vestito da indossare. Ne ha infatti tre a disposizione in questo momento: uno rosa cipria, uno azzurro e uno verde smeraldo.

Quest'ultimo, in particolare, le risalta gli occhi e dona perfettamente alla sua carnagione. Il tessuto le modella poi le curve in modo armonioso e le conferisce un aspetto molto sensuale.

Indossa infatti questo, chiedendomi di allacciare la cintura sulla schiena.

Ci stiamo preparando per andare a una festa organizzata da Lily Brown, il capitano delle cheerleaders che sto sostituendo in questo periodo. Qualche giorno fa lei e la sua ragazza, Millie, hanno festeggiato l'anniversario, e, come al suo solito, Brown ha deciso di organizzare anche una festa a cui prenderà parte l'intero campus.

Sospiro e mi avvicino al mio abito, afferrandolo dal letto e iniziando a indossarlo. È bianco, abbastanza corto e presenta una scollatura all'americana. Il seno è comunque esposto, seppur non in modo volgare, e le arricciature presenti sul lato posteriore mettono in risalto i glutei.

Scelgo di indossarlo senza reggiseno, non curandomi dei capezzoli che sporgono da sotto il tessuto, e lascio i capelli in morbide onde.

«Wow, che bella stasera.» Sam si avvicina a me e mi rivolge un sorriso. «Taylor impazzirà.» mi fa l'occhiolino, eppure io non ne capisco il motivo.

Aggrotto infatti le sopracciglia e mi volto verso di lei, senza più muovere un solo muscolo.

Matt? Perché dovrebbe impazzire?

«Avanti, non fare la finta tonta. Lo vedo benissimo che vi divorate con gli occhi.» le parole sono lievemente strascicate, dato il fatto che sta tracciando il contorno delle labbra con una matita.

(Un)expectedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora