Non c'è un giorno in particolare dell'anno che mi piaccia o che mi susciti qualche strana forma di entusiasmo, eccetto uno.
C'è un solo, singolo giorno che aspetto ardentemente ogni volta: il nove marzo, nonché compleanno di Emily.
È da quando è piccola che adora il suo compleanno, poiché quando vivevamo ancora con nostro padre questa era l'unica giornata che passava interamente con zia Isobel e zio John. La portavano al parco divertimenti, a mangiare il suo gusto di gelato preferito e le compravamo tutti i giochi che desiderava.
Fortunatamente il fatto che vivessimo con quel bastardo di nostro padre non ha mai contaminato questo giorno, ed è riuscita a mantenere negli anni il solito entusiasmo.
Da quando mi sono trasferita a Miami per il college, inoltre, ha acquisito un valore ancora più importante, poiché significava che avrei passato con lei un'intera settimana - in cui, tra l'altro, non sarebbe andata neppure a scuola.
Quest'ultimo dettaglio è stato aggiunto dopo il nostro trasferimento a casa di zia Isobel e di zio John. Inizialmente non erano affatto d'accordo, ma dopo giorni interi di capricci e pianti hanno scelto di accontentarla.
Sono infatti le quattro di mattina in questo momento. Mi trovo nella macchina di Matt, diretti verso Orlando.
Siamo partiti presto poiché voglio essere presente nel momento in cui si sveglierà, in modo da farle gli auguri dal vivo.
«Ne compie nove?» domanda Matt, guidando nel buio della notte, sferzato unicamente dai fari dell'auto.
Annuisco. «Dio, mi sembra ieri che ne aveva soltanto cinque...» mi passo una mano sul viso e lascio andare il capo sul poggiatesta del sedile.
Ricordo il momento in cui mia madre la portò a casa. Un esserino talmente piccolo e dalle guance così paffute da sembrare un angelo.
Ricordo la prima volta che mi vide e il modo in cui sorrise genuinamente.
Ricordo il momento in cui ha pronunciato il mio nome, storpiandolo leggermente ma provocandomi ugualmente una felicità ineguagliabile.
Ricordo tutto quanto e... sorrido.
Subito dopo, comunque, mi sporgo verso la radio e inserisco una canzone di The Weekend, in seguito alla quale però Matt serra gli occhi e batte più volte la testa sul sedile, borbottando lamentele.
«Togli immediatamente questa lagna.»
«Attento a come parli di Dio, Taylor. Questa è arte.» rispondo quindi, cominciando a muovere il capo a ritmo di musica.
«Sì, una di quelle opere su cui sembra ci abbia sputato un cavallo.» solleva velocemente le sopracciglia e passa una mano fra i capelli.
Io lo ignoro e inizio a cantare a squarciagola "Save your tears", muovendomi come una matta e facendo andare i capelli da una parte all'altra.
Sono cresciuti talmente tanto in questi mesi che diverse volte si scontrano anche con il viso di Matt.
Reprimo una risata non appena me ne accorgo e nel momento in cui lui sospira e rimuove un capello che gli era rimasto appiccicato alle labbra.
«Ally...» pronuncia infatti con tono di rimprovero.
Io sorrido divertita e continuo a cantare.
«I made you think that I would always stay. I said some things that I should never say. Yeah, I broke your heart like someone did to mine. And now you won't love me for a second time...»
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(Un)expected
RandomSPIN OFF DI (IM)POSSIBLE. (UN)EXPECTED PERÒ PUÒ ANCHE ESSERE LETTA DA SOLA. Ally. Chioma corvina. Postura sicura. Sguardo glaciale. Reputazione di ragazza facile e senza cuore. Una ragazza odiata da tutti, temuta da tutti. Una ragazza senza alcuna...