Chapter forty

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La tensione che si mescola alla paura è talmente densa e palpabile da poter essere sferzata con un coltello.

Il ticchettio dell'orologio appeso al muro produce un rumore che appare assordante, esattamente come la scarpa di John che picchietta nervosamente il pavimento della sala d'attesa.

Siamo arrivati qui mezz'ora fa dopo che John è piombato in camera mia, dicendo che zia Isobel aveva avuto un incidente.

Il mondo mi è crollato istantaneamente addosso in quel momento, mentre il terrore di perderla ha iniziato a divorarmi viva.

Non le ho mai dato molte dimostrazioni d'affetto, eppure le sono grata per tutto quello che ha fatto.

Per essersi presa cura di me e di Emily quando non avevamo nessuno, per essermi stata accanto nei momenti in cui avrei voluto solo sparire, per aver compreso la mia freddezza e non essersela mai presa per i miei modi distaccati e diffidenti.

Le sono grata per tutto, anche se non gliel'ho mai detto. E la possibilità di perderla... Dio, mi uccide.

Ingoio il nodo che mi si è formato in gola e tento di respirare regolarmente, mentre Matt sta seduto vicino a me, con il capo chino e le sue dita intrecciate alle mie.

La figura di un medico dai capelli scuri arriva poco dopo e si ferma davanti a John.

«Il signor Jackson?» domanda proprio il dottore, facendolo annuire.

«Ho appena finito di visitare sua moglie. Ha qualche costola incrinata, un polso slogato e una frattura composta al femore, ma - nonostante questo - è fuori pericolo.» ci rivolge un sorriso rassicurante, che provoca sospiri di sollievo in ognuno di noi.

«Grazie a Dio...» sussurra John, lanciando un'occhiata al soffitto. Subito dopo si passa nervosamente una mano tra i capelli e domanda: «Ora come sta?»

«Sta bene. È ancora scossa a causa dell'incidente, ma le è andata bene. Nel giro di qualche mese potrà ritornare alla sua vita di sempre.»

Chiudo gli occhi e poso la fronte sul braccio di Matt, contenta che non le sia accaduto niente di troppo grave.

«Possiamo vederla?» domanda John subito dopo.

Il medico annuisce e ci indica la stanza in cui è stata stabilita.

La raggiungiamo subito dopo, ritrovandoci dinanzi la figura di Isobel distesa sul letto. Lo schienale è stato però sollevato, perciò appare seduta. La gamba destra è fasciata ed è sollevata da un sostegno, mentre il polso sinistro è coperto da una benda.

Il viso è costellato da graffi e lividi, ma sembra comunque stare bene.

Stampa infatti un bacio sulle labbra di John e saluta me e Matt con un sorriso caloroso. La sua espressione, però, non sembra essere molto tranquilla. Gli occhi appaiono nervosi e il suo respiro irregolare.

Qualcosa non va.

Aggrotto impercettibilmente le sopracciglia e mi avvicino a lei.

«Come ti senti, amore?» domanda John, con gli occhi lucidi.

Isobel increspa le labbra in un sorriso accennato e gli accarezza il viso. «Sto bene... almeno fisicamente.»

Un lampo di preoccupazione e confusione mi attraversa lo sguardo e mi porta a domandare: «Che intendi? Che è successo?»

Gli occhi scuri di Isobel, a quel punto, si alternano da me, a John, a... Matt. Si passa subito dopo una mano tra i capelli e rilascia un sospiro apprensivo.

«L'incidente. Non... Non è stato accidentale.»

Aggrotto le sopracciglia.

Come?

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