-Nuova estate-

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Guardo fuori dal finestrino mentre mi godo il panorama verde e caldo, mia madre che canticchia in sottofondo qualche canzone alla radio e mio padre che ride a causa delle sue stesse battute. Guardo fuori dal finestrino e viaggio oltre ciò che vedo con lo sguardo, catturando ogni singolo dettaglio di quel paesaggio che ormai vedo ogni anno da quando avevo sette anni.

Siamo partiti alle cinque di mattina, per colpa di mio padre come al solito, diretti verso il paesino sul mare nel quale passiamo ogni anno luglio e agosto. Che ancora devo capire perché siamo partiti così presto; voglio dire, non avremmo dovuto prendere né un treno né un aereo, che senso ha?

Molto probabilmente nessuno.

<< Dovremmo prendere un cane, quest'anno. >> se ne esce l'uomo alla guida, e io inizio a pensare che prima di partire si sia bevuto qualcosa di forte.

Però è una buona idea.

<< Ma che cosa? E a settembre? Dove lo mettiamo? >> chiede a raffica mia madre dopo aver smesso di canticchiare.

<< Ce lo portiamo, ovviamente, con tutto quel giardino che abbiamo. >> risponde mio padre, scuotendo le spalle e accennando un sorriso.

<< Chi è d'accordo alzi la mano. >> dice mia madre, ed io mi ritrovo a condividere l'idea fantastica di mio padre. << Io l'ho detto che non dovevamo fermarci ad un figlio solo... >> borbotta lei, dopo essersi ritrovata nella minoranza.

Io rido, mio padre resta zitto, forse elaborando una risposta.

<< Ne basta e avanza uno, guarda te che personaggio che abbiamo tirato fuori! >> se ne esce, esclamando ciò con un tono piuttosto allegro.

<< Pa', ma vaffanculo. >> rispondo io, facendolo ridere mentre mia madre si porta entrambe le mani in faccia, esausta.

<< E dai che scherzo! >> dice poi, portando indietro il braccio e colpendomi la gamba.

<< Ci mancava. >> borbotto io.

Dopo altre due ore di viaggio, finalmente giungiamo a destinazione.

La nostra casa sta poco più fuori rispetto alla zona popolata, nella periferia, anche se con gli anni sono riuscito a trovare una stradina che porta alla piazzetta, quindi ciò ha reso più facile ogni cosa sia a me che ai miei amici.
Passiamo con l'auto carica di valigie fra viali stretti, panni stesi e bambini che giocano sui balconi, anziani davanti al bar e cani che dormono all'ombra. Il suono e l'odore del mare, percepiti da lontano, mi fanno fremere lo stomaco dalla voglia di divertirmi qui, dall'adrenalina che provo ogni anno.

Perché io amo l'estate, e durante l'inverno mi sento morire per quanto mi manchi questo posto e i miei amici.

Arriviamo a casa, e subito mia madre balza giù dalla macchina e si precipita ad aprire la porta d'ingresso, spalancando tutte le finestre.

Che già me la immagino, insieme a mio padre, a scaricare tutta la macchina da tutte le valigie che abbiamo e a pulire tutta casa siccome non viene aperta da quasi un anno.

L'odore di chiuso e di umido mi pizzica il naso non appena entro con in mano una delle mie tre valigie, nonostante una piacevole arietta fresca stia già iniziando a circolare per tutta casa. Rientro nella mia stanza dopo troppo tempo per i miei gusti, respirando a pieni polmoni quella puzza tremenda di chiuso che ancora persiste.

Poggio la mia valigia sul letto e spalanco del tutto la finestra e il balcone, uscendo sulla terrazza, guardando il mare da lontano e la vegetazione che si estende intorno alla casa. Guardo alla mia sinistra, dove vi è una casina vuota da anni, ma davanti il quale ora c'è una macchina parcheggiata, le finestre sono aperte e l'erba è tagliata.

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