Rientro in casa dopo aver consumato la mia ultima cartina, ancora un sorriso stupido in faccia a causa di Jacopo.
Apro il portone di casa, chiudendolo in fretta e posando le chiavi sul mobile all'entrata.
La casa sarebbe completamente buia se non fosse per lo schermo accesso della televisione che illumina il soggiorno e una piccola lampada accanto a divano.
<< Sono vivo. >> annuncio varcando la soglia.
<< Chi cazzo è?! >> strilla mio padre stringendo i pugni, balzando in piedi da sopra al divano, forse con l'intenzione di uccidermi. << Ah. >> sussurra quando nota la mia presenza, mia madre con un libro tra le mani e i suoi occhiali da lettura sul naso che mi guarda in maniera strana.
<< Ho qualcosa in faccia? >> le chiedo accendendo la luce, accecando mio padre che si porta entrambe le mani davanti agli occhi.
<< Un sorriso. >> dice lei.
Che?
<< Beh, si, è strano che io sorrida? >> chiedo confuso avvicinandomi a loro.
<< È diverso. >> commenta mio padre.
Diverso.
<< Mh. >> sussurro sedendomi tra loro due. << Jacopo. >> dico sottovoce terribilmente imbarazzato.
<< Avete litigato? >> se ne esce mia madre, e io inizio a chiedermi perché non ragiona prima di parlare.
<< Secondo te se avessimo litigato sorriderei adesso? >> le chiedo, lei si toglie gli occhiali.
<< No. >> asserisce, richiudendo la montatura e poggiandoli sul tavolino con su la lampada.
<< E muoviti! Che è successo? >> sbotta mio padre, forse più elettrizzato di me.
<< Un casino, ma è finito bene. >> dico loro, la loro espressione confusa mi fa capire che non hanno capito niente. << Avete dei suoceri. >> sputo fuori, incrocio le braccia al petto e poggio la schiena alla spalliera del divano, aspettando una loro reazione.
<< Quindi ce l'avete fatta? >> chiede mia madre con un sorriso a trentadue denti, ora in piedi mentre mi guarda con le braccia aperte, sbalordita.
<< Si. >> sussurro.
<< Finalmente, amore! >> strilla, lanciandosi su di me per abbracciarmi.
<< Bravo. >> dice dal nulla mio padre, dandomi una pacca sulla spalla come per dire ottimo lavoro.
<< Inutile come pochi, tesoro. >> gli dice mia madre, lui che in risposta le fa il medio. << Poi mi racconti tutto, domattina. >> raccomanda mia madre, scollandosi finalmente di dosso che stavo per scoppiare a piangere.
Alle due di notte, nel buio più totale, mi ritrovo a girovagare per la cucina in cerca di qualcosa da mangiare; l'unica luce ad indicarmi dove sto mettendo i piedi è lo schermo del telefono, rigorosamente aperto sulla chat di Jacopo.
Mattia:
Non trovo un cazzo da mangiare.Jacopo:
Cucinati qualcosa.Mattia:
Tu vuoi che io mandi a fuoco la cucina.Jacopo:
Cretino.Mattia:
Ma non puoi chiamarmi?
È scocciante scrivere.Jacopo:
Se si sveglia mia madre mi spedisce da te a calci in culo.