<< Ma aiutami! >> strilla Jacopo, una bottiglia di Fanta che cade a terra, finendomi sul piede e producendo un gran tonfo. << Il re dei coglioni sei, Mattia. >> mi insulta mentre mi guarda in cagnesco.
Poggio le sette bottiglie di vetro che ho in mano sul vecchio congelatore a pozzetto, imprecando.
<< Spiegami tu come cazzo potrei mai aiutarti. >> lo metto alle strette, mettendomi le mani sui fianchi per rendere ancora più seria la mia ramanzina.
Sei davvero il re dei coglioni, Mattia.
<< Tu sai che finiamo male con quella roba, posane un po'. >> dice riferito alle bottiglie d'alcol, posando ciò che ha in mano sul congelatore, sospirando.
<< Vuoi portarle alla cassa? Intrattieni Franco, vado a prenderti le candeline. >> lo prego.
Sbuffa sonoramente. << E va bene! >> cede. << Prendile belle però, ricordi quanti anni faccio, almeno? >>
<< Sedici, Jacopo. Sedici. >> lo tranquillizzo.
Mi sorride, poi prende alcune bottiglie e inizia a fare avanti e indietro tra cassa e congelatore.
D'altro canto, io mi ritrovo davanti a troppi gancetti sul quale sono appese troppe candele.
Da un lato le prenderei azzurre, in modo che rispecchino in parte il colore della torta, dall'altro verdi perché amo i suoi occhi, però c'è il giallo.
Da quando Jacopo è entrato a far parte della mia quotidianità, il temporale sembra quasi passato, o almeno è meno forte di quanto lo era mesi fa. Jacopo è il mio sole, e sta contribuendo ad illuminarmi le giornate, rendendole perfette.
Felice della mia scelta, ritorno quasi saltellando da Jacopo. Due voci arrivano ovattate alle mie orecchie siccome sono ancora lontano, ma quando mi affaccio per capire con chi sta parlando, mi rendo conto che una risata così allegra e al contempo odiosa non può di certo provenire da Franco, ma da Giulio, quel fottuto lecca culo, odioso, stupido e antipatico idiota che non è nient'altro che il figlio ventenne di Franco che sta dimostrando un po' troppo interesse nei confronti di Jacopo per i miei gusti.
Pure i muri sanno che questa razza di essere umano è gay, non c'è da stupirsi che ci stia provando con un ragazzo, ma perché proprio Jacopo?
Giulio se ne sta poggiato con i gomiti al bancone, le nocche poggiate alle guance e un sorrisino da stronzo sulla faccia.
Jacopo, invece, ha gli avambracci poggiati sull'altro lato del bancone, sorride e ridacchia ogni qualvolta Giulio apre bocca.
Che cazzo fai lì impalato? Vuole soffiarti il ragazzo.
Alterno lo sguardo tra Giulio e Jacopo, notando che pare abbiano già acquisito una certa intesa, e io mi sento di troppo.Sarai imbecille, Mattia.
Muovi quel culo!Mi avvicino alla cassa quasi con un unico passo, forse strappandomi l'inguine, poggiando le candeline sul bancone con delicatezza per non farle rompere e rivolgendo uno sguardo tutt'altro che delicato a Giulio, che mi guarda storto.
<< Mattia, da quanto tempo! >> mi saluta con un sorriso a trentadue denti, denti che butterei giù volentieri uno a uno con un cazzotto ben assestato.
<< Ciao anche a te. >> borbotto. << Ti muovi? >> chiedo brusco indicandogli le bottiglie e le candeline, sperando che comprenda che deve fottersi a muovere a fare il conto se non vuole che scappi da questo posto di merda con Jacopo in braccio e una bottiglia di vodka infilata su per il culo senza aver sborsato nemmeno un centesimo.