Qualche ora dopo mi sveglio di soprassalto, avvertendo subito un mal di testa allucinante che mi fa imprecare.
Mi alzo dal letto già arrabbiato con il mondo intero, uscendo dalla mia camera con il segno del cuscino in faccia e con un occhio ancora chiuso.
Vedo mio padre su uno scaletto, una cassetta degli attrezzi a portata di mano e letteralmente un buco nel soffitto dalla quale escono fili e quant'altro.
<< Si può sapere cos'hai fatto cadere? >> domando.
<< Il cacciavite, me lo prendi? >> dice lui senza nemmeno voltarsi a guardarmi.
Possibile che un cacciavite abbia fatto tutto quel rumore?
<< Sei caduto tu, per caso? >> chiedo, prendo il cacciavite da terra e glielo passo, guardandolo con un sopracciglio alzato e un'espressione divertita.
<< Sono inciampato... >> borbotta imbarazzato.
Scoppio a ridere. << Che imbecille. >> riesco a dire tra le risate.
<< Potevo farmi seriamente male! >> mi strilla contro, guardandomi accigliato.
<< Scusa! >> mi affretto a dire. << Cosa stai facendo? >> chiedo curioso.
<< Ma che cazzo ne so. Stamattina qui non c'era più il soffitto e sto provando a rimettere in ordine questi fili della quale non so nemmeno l'utilità. >>
<< Sei incredibile. >>
<< Non dai una mano al tuo papone? >> domanda con tono scherzoso.
<< Devo farmi una doccia e devo andare da Jaco, forse torno per pranzo. >> lo informo, rientrando in camera mia per recuperare un paio di mutande.
<< Jaco. >> ripete lui. << È una cosa seria, tra te e lui intendo? >> chiede incredibilmente interessato.
<< Assolutamente no. >> rispondo. << Non c'è niente. >>
Ma vorrei che ci fosse.
<< Siamo sicuri che non ci crolla la casa addosso? >> domando indicando il buco nel soffitto per cambiare argomento.
<< Ma non portare sfortuna! >> esclama, lanciandomi dritto in testa un rotolo di nastro isolante.
Mezz'ora dopo sono in garage con i capelli umidi e nemmeno una cartina in tasca.
Mio padre, da imbecille qual è, ha fatto saltare la corrente dopo aver risistemato tutti quei fili, quindi ho dovuto dire addio ai miei capelli ricci asciugati con il diffusore e mi sono dovuto accontentare di quattro peli del culo in testa.
Maledicendo me stesso per non aver comprato le cartine, vado da Jacopo abbastanza nervoso, suonando al cancello.
<< È aperto, coglione! >> sento urlare, ma di Jacopo sotto al portico neanche l'ombra.
Realizzo di essere davvero un coglione quando noto che il cancello è effettivamente aperto e pure ben visibile, forse sono semplicemente io ad essere cieco.
<< Sali! >> mi invita, così entro in casa sua manco fosse la mia e salgo in camera, incontrando anche la madre di Jacopo sulle scale.
Per quanto questa donna possa essere simpatica e fantastica, non le sta chissà quanto bene il fatto che il figlio passi troppo tempo con me -e con gli altri- e non con la testa sui libri, e lei non perde occasione di rinfacciarmelo.