Qualche ora dopo, intorno alle undici di sera, la situazione è diventata tragica.
Giorgio ha ben deciso di portare il pallone, e siccome fuori ha iniziato a piovere ci siamo messi a giocare in casa, mandando in frantumi il vetro di una finestra e un vecchio vaso di terracotta posizionato sul camino inutilizzato.
C'abbiamo messo un po' a ripulire i cocci rotti e i vetri frantumati, semplicemente perché nessuno sapeva dove fosse una scopa o una paletta ed anche perché la buona metà di noi stava già per partire per chissà quale pianeta.
Le bottiglie vuote sono sei per il momento, due di vodka e quattro di birra. Giorgio e Jacopo sono già abbastanza insopportabili, per non parlare di Arianna e tutto ciò che ha fumato. Al quarto posto ci sono io, che ho esagerato con l'erba un'altra volta.
Però ragiono ancora.
Abbiamo messo le pizze in forno una buona mezz'ora fa, lasciando Ginevra e Alessandro in cucina a controllare che non prendesse fuoco il forno o -peggio- che si bruciassero le pizze.
<< Sono pronte! >> strilla Alessandro, richiamando subito la nostra attenzione.
Giorgio, presumo affamato e a digiuno da secoli, corre in cucina manco non vedesse cibo dai tempi dei sumeri, tirando fuori la sua pizza del forno senza nemmeno usare un canovaccio per non bruciarsi le mani.
La butta in un piatto, infilandosi il pollice in bocca perché -ovviamente- si è scottato.
Ritorna barcollando in soggiorno, sedendosi a gambe incrociate a terra prima di addentare un pezzo di pizza, bestemmiando perché ovviamente scotta.
Due minuti dopo siamo seduti in cerchio a terra, il piatto con la pizza sulle ginocchia e qualche bottiglia vuota di birra al centro. La piccola cassa bluetooth, prima accanto al vaso di terracotta e ora sola, riproduce a basso volume rigorosamente la mia playlist di Spotify.
<< Obbligo o verità, assolutamente. >> dice Giorgio, staccando le labbra da una bottiglia ormai vuota di birra prima di posizionarla al centro del cerchio che abbiamo creato.
Per abbellire il tutto tira fuori un rutto che manco un camionista dopo aver mangiato il suo panino con gli spinaci e aver bevuto due casse intere di birra.
<< Fai vomitare. >> commenta Alessandro, che forse è un miracolo sia ancora con noi.
Jacopo è seduto accanto a me, le guance arrossate a causa dell'alcol che ha in corpo, gli occhi persi e un sorriso strambo sulle labbra.
Giorgio addenta la sua ultima fetta di pizza, girando poi la bottiglia da lui posizionata senza nemmeno aver ottenuto il nostro consenso a giocare.
<< Edoardo. >> chiama quando il collo della bottiglia si ferma ad indicare il moro seduto alla mia destra, che è intento a rubare qualche patatina dalla mia pizza. << Obbligo o verità? >> chiede, due occhi grandi e la voce di uno che proprio sta fuori.
<< Ma io sto a magnà. >> ribatte Edoardo mentre mastica una mia patatina. << Obbligo. >> dice poi, facendo illuminare ancora di più gli occhi di Giorgio.
<< Vediamo... >> ci pensa su, sbattendosi l'indice sul mento con lo sguardo rivolto al soffitto. << Leggici le ultime quattro ricerche della tua cronologia di Internet. >> se ne esce, facendo ridere un po' tutti e facendo arrossire Edoardo.
<< So dislessico, pe la maggior parte cerco ir modo in cui se scrivono e se pronunciano e parole. >> mette in chiaro prima di prendere il telefono. << Allora... a prima è soqquadro. >> inizia. << M'ha detto mi madre stamattina dopo avè visto a stanza mia, credevo avesse visto 'n quadro ar contrario. >> spiega mentre ridacchia. << Poi il traduttore. >> continua. << Che stavo giocando a GTA e a na certa s'è cambiata la lingua da sola e non riuscivo più a fa 'n cazzo, alla fine ho scoperto che era francese; 'n so manco l'italiano, pensa te il francese. >> spiega facendoci ridere, Jacopo che si avvicina un po' più a me. << Porn hub. >> legge imbarazzato. << Questa non v'a racconto. >>