Quando apro gli occhi e le prime luci del mattino mi investono il viso, capisco che avrei preferito di tutto ma non vivere questo giorno.
È il 28 agosto, sono le sette e mezza del mattino e io devo andare via.
Siamo stesi ancora in riva al fiume, io e Jacopo, a separarci dall'erba solo un'asciugamano sporco.
Abbiamo fatto l'amore sotto le stelle, ci siamo abbracciati così forte fino ad essere costretti ad allontanarci per riprendere a respirare.
Abbiamo pianto e ci siamo amati come mai avevamo fatto prima.
Lui dorme ancora sul mio petto nudo, stretto a me con le braccia intorno alla mia vita, come a non volermi lasciar andare.
Una lacrima riga il mio viso quando arrivo a pensare che domani mattina mi risveglierò nel mio triste letto e non accanto a Jacopo, in balia di brutti pensieri.
Bacio la sua testa, lui apre piano gli occhi.
<< Non te ne devi andare, vero? >> chiede subito, la voce triste.
<< Devo, amore. >> ammetto controvoglia.
Non ce la faccio.
Alza di poco il capo e mi lascia un bacio proprio sul cuore, avvicinandosi poi al mio viso per baciarmi le labbra.
<< Mi manchi già. >> sussurra sul punto di piangere.
<< Manca ancora un'ora, amore. >> gli dico labbra contro labbra, baciandolo ancora.
<< Fermiamo il tempo. >> consiglia, lasciandomi leggere carezze sul viso con la punta delle dita.
<< Vorrei. >> sussurro.
Bacio la sua fronte, lui poggia di nuovo la testa sul mio petto.
<< È così bello sentire il battito del tuo cuore. >> sussurra, poi tira su col naso.
Passo una mano tra i suoi capelli, respirando a fondo per provare a cacciar via le lacrime.
<< Dobbiamo andare, Jaco. >>
Ci rivestiamo con calma, senza fretta, baciandoci ovunque ogni due secondi, come se volessimo lasciare il segno l'uno sul corpo dell'altro, nonostante avessimo il collo marchiato in vari punti e lividi sparsi sul copro dovuti ai morsi.
<< Ti ho preso una cosa. >> gli dico dopo aver richiuso lo zaino, alzandomi in piedi.
Lui, davanti a me, mi guarda confuso, forse provando a capire cosa io nasconda dietro la schiena.
<< Cosa? >> chiede curioso, forse anche impaziente.
Mi avvicino, poso un bacio sulla sua bocca e tiro fuori il peluche che gli ho comprato, che ho tenuto nascosto per due settimane nell'armadio dei miei genitori.
È un orsetto bianco, ha un cuore rosso disegnato sul pancino e il naso del medesimo colore.
La parte interna delle orecchie è rossa, ricoperta da cuoricini bianchi.
Sul retro c'è una cerniera, in cui ho nascosto un biglietto e un anello semplice, con la mia e la sua iniziale incisa all'interno.
<< Tu sei l'amore, Matti. >> sussurra Jacopo, abbracciandomi forte, l'orsetto schiacciato dai nostri corpi.
<< C'è una cosa al suo interno. >> dico contro il suo collo, lasciandogli un bacio sulla guancia quando mi allontano.
Ancora confuso, prende l'orsetto tra le mie mani e lo gira, aprendo piano la cerniera.