Apro gli occhi che sono più rincoglionito di quando mi sono messo a dormire, Jacopo si è spostato da sopra di me e sono le dodici e trenta.
Mi guardo intorno, forse per capire dove mi trovo.
Ho la sensazione di dover vomitare ma non ne capisco il motivo.
Mi metto a sedere sul materasso, passandomi entrambe le mani sul viso.
Guardo davanti a me, la porta è spalancata e Arek è sparito, sul comodino scorgo il mio telefono e quello di Jacopo, poi un foglietto con delle parole scritte sopra.
Mi stropiccio ancora una volta gli occhi, poi prendo quello straccetto di carta nella speranza di ricordarmi come si legga.
"Siamo usciti.
Vi ho lasciato delle cotolette in frigo, dovrete solo friggerle. Ti prego di farlo fare a Jacopo, non voglio dormire in una tenda stanotte e non sopporterei vedere i miei amati fiori in cenere.
Ci vediamo dopo."Offeso dalle sue parole, decido di scriverle.
Mattia:
Punto numero uno, la tua scrittura è illeggibile.
Punto numero due, io so cucinare benissimo.Mamma:
Sei stato capace di bruciare il latte una volta.
Oppure non ricordi quando hai scolato il brodo dei tortellini?Mattia:
Se per caso Jacopo dovesse leggere questi messaggi penso che mi lascerebbe seduta stante.Mamma:
Esagerato come al solito.
State attenti.<< Matti. >> sento Jacopo chiamarmi, così poso il telefono e mi giro verso di lui.
Ha il viso rivolto verso di me, gli occhi ancora chiusi e i capelli gli ricadono sulla fronte, le labbra rosse, troppo belle per non essere baciate.
Appunto è quello che faccio, lo bacio senza aspettare che lui finisca o meno quello che ha da dirmi.
Si allontana, le bocche producono un sonoro schiocco. << Mi piace questo buongiorno. >> commenta con un sorriso.
<< Ho fame. >> interrompo il momento.
<< Anche io, ma prima devo pisciare. >> dice, scende dal letto e si dirige in bagno, io mi ristendo, come se sul soffitto ci fosse scritto qualcosa di davvero interessante, quando in realtà sono solo perso nei miei pensieri.
Perché ho così paura di essere felice?
<< Mattia. >> Jacopo mi richiama sulla Terra, venendo a sdraiarsi di nuovo accanto a me, poggiando la testa sul mio petto come stanotte. << A che pensi? >> chiede sottovoce.
Lui mi ama, mi capisce.
<< Penso che non riuscirò mai a darti tutto l'amore che meriti per colpa delle mie paure legate al niente. >> sputo fuori, le parole ora bruciano nell'aria, Jacopo inizia ad accarezzarmi il lato sinistro del petto, il cuore.
Sospira, incrocia le braccia sul mio petto e vi ci poggia il mento sopra, i suoi occhi ora fissi nei miei, le sue dita a compiere movimenti circolari sulla mia pelle.
<< Tu sei in grado di dare amore, Mattia. >> prova a farmi ricredere. << E non me l'hai dimostrato negli ultimi giorni, me l'hai dimostrato sin da quando ci siamo conosciuti: quando mi lanciavi i sassolini in testa per farmi uscire di casa a passare del tempo con te per non farmi stare da solo o quando hai ascoltato ogni mio singolo dubbio e problema quella notte al fiume, quando mi hai detto che io vado bene così, quando non mi hai lasciato tutto ubriaco in preda alle urla dei miei genitori, quando tremavi, e tremi ancora, ogni volta che ti bacio o ti sfioro e tanto altro. >> elenca, ora corro quasi il rischio di piangere. << Tu l'amore me l'hai sempre dimostrato, sempre dato, e non ringrazierò mai abbastanza la vita per avermi fatto conoscere te, che prima di essere il mio fidanzato sei il mio migliore amico. >> continua, e stavolta una lacrima riga davvero la mia guancia, Jacopo mi regala un sorriso sincero mentre l'asciuga via piano con le dita. << So che hai paura di molte cose, è normale, ma questo non ti deve impedire di essere felice, perché tu meriti di esserlo, meriti l'amore così come lo merito io, perché tu vai bene così, amore mio. >> conclude.
E fanculo, sono una fontana.
<< Dirti " ti amo" per me non è abbastanza per esprimere tutto l'amore che provo per te, te lo giuro. >> gli sussurro con il volto rigato dalle lacrime, lui mi sorride raggiante prima di lasciarmi un dolce bacio sulle labbra. << Davvero ti ho lanciato dei sassolini in testa? >> chiedo quando mi allontano.
<< Si, un paio. >> risponde ridendo.
<< Scendiamo? Ho davvero fame. >>
<< Ovviamente non permetterò che tu tocchi la cucina. >> dice alzandosi da sopra di me, guardandomi con un sorrisetto come se la cosa che ha appena detto fosse divertente.
<< Sei proprio uno stronzo, Jacopo. >>
<< Comunque mi ami. >> scrolla le spalle.
E menomale.
Mentre Jacopo termina di friggere le ultime fettine di carne, io apparecchio a tavola.
Siccome siamo in due, metto la tovaglia soltanto su una metà del tavolo, con l'intenzione di lasciare vuota l'altra metà, e invece no.
Che sia troppo bello lui l'ho sempre pensato, che sia da togliere il fiato adesso non c'è da discuterne.
Non so nemmeno io da dove abbia recuperato una fascia per i capelli appartenente a mia madre, mettendosela in modo da non far andare i ciuffetti biondi davanti agli occhi.
Quindi ha i ricci sparati in testa, non ha la maglietta ed è perfetto in tutto quello che fa, e io sto proprio fottuto.
Quando lo vedo spegnere il gas sotto la padella e mettere la carne in un piatto, inizio a non rispondere delle mie azioni.
Poggiato al tavolo, mi sporgo in avanti per afferrare l'elastico dei suoi pantaloni, facendolo avvicinare a me.
<< Che c'è? >> chiede.
La sua schiena è premuta contro il mio petto nudo, con le braccia ho circondato i suoi fianchi e tremo al solo sfioramento delle sue dita sulla mia pelle. Gli bacio la nuca, poi il collo, poi una spalla.
<< Se continui a premere il tuo cazzo contro di me mentre mi baci potrei davvero impazzire. >> mi avverte.
<< Come vuoi. >> dico.
Ribalto la situazione, ora lui è poggiato al tavolo ed io gli sono davanti, le labbra incollate alle sue, le sue mani a stringermi i fianchi in una morsa mentre mi bacia avido.
Percorro piano con la punta delle dita la sua schiena, poi strizzo le sue natiche e infine lo sollevo per le cosce, facendolo sedere sul tavolo.
Mi posiziono tra le sue gambe aperte, le sue braccia dietro il mio collo.
<< La devi smettere di cogliermi alla sprovvista. >> lamenta imbronciato.
<< Avresti dovuto saperlo che mi viene difficile resisterti, coglione. >>
<< Questo non giustifica il fatto che tu debba farmelo venire di marmo ogni volta. >> continua, io gli bacio la mascella.
<< È normale, mi desideri. >> mi vanto con un sorriso.
<< Tu no? >> chiede.
<< Te l'ho detto stanotte cosa ti farei se solo ne avessi il coraggio. >> rispondo.
Vergognati, Mattia. C'hai pure paura di scopare.
<< Amore, tranquillo. >> mi accarezza una guancia, baciandomi sulle labbra.
Rovini sempre tutto, Mattia.
<< Scusa. >> sussurro.
<< Non ti scusare, davvero. Non devi nemmeno pensare che questo sia un problema per me, neanch'io sono ancora pronto e noi non abbiamo nessuna fretta, capito? >> continua ad accarezzare le mie guance, un sorriso dolce sulle sue labbra.
Annuisco, poi lo bacio.
<< Mangiamo? >> mi chiede quando si allontana.
<< Direi di si. >> dico allontanandomi da lui in modo da farlo scendere da sopra al tavolo.