-Esisti solo tu-

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Alle undici di sera sono sulla strada del ritorno insieme a Jacopo che non accenna a dire nulla durante il viaggio quando, giorni a dietro, non faceva altro che parlare con me anche delle cose più futili.

Arriviamo a casa ed io vado a parcheggiare in garage, un'ansia tremenda mi sale in corpo quando mi ritorna in mente il regalo sotto la sella del motorino.

Jacopo scende, si sfila il casco e mi rivolge uno sguardo prima che io faccia lo stesso, inciampando nei miei stessi piedi per scendere dal mezzo.

Posiamo i caschi, restando impalati l'uno davanti all'altro, come se fossimo in attesa di qualcosa.

<< Mattia. >> richiama la mia attenzione, come se l'avesse notato che stavo per perdermi per l'ennesima volta nei suoi occhi, che giorno dopo giorno sembrano sempre più belli.

<< Mh? >>

<< Grazie. >> se ne esce, lasciandomi più che perplesso.

<< Per cosa? >> chiedo.

<< Per tutto, mi sono divertito molto. >> dice con un sorriso che fa sorridere di rimando anche me. << Solo che tu... >>

Solo che io ti ho baciato e ho rovinato tutto.
Non avrei dovuto farlo, lo so Jacopo.

<< Io cosa? >> chiedo, voglioso di sapere cosa frulli in quella sua testa riccioluta.

Il cuore cessa di battermi nel petto quando, con una singola falcata, Jacopo raggiunge il mio viso, lasciandomi un bacio a fior di labbra che mi fa girare la testa. Un filo di saliva collega ancora le nostre bocche, nei suoi occhi scorgo quasi il desiderio di voler continuare, poi ritorno alla triste e dura realtà.

Una realtà sotto controllo dalla mia mente.

<< No, aspetta. >> lo fermo, poggiandogli una mano sul petto per provare ad allontanarlo, ma lui non si smuove di un millimetro.

Forse usa me per dimenticare quell'altro.

Siccome lui non si smuove mi allontano io, andando a sedermi sul vecchio sedile mentre mi passo nervosamente le mani tra i capelli sporchi di salsedine. La voglia di tuffarmi di nuovo sulla sua bocca viene inondata e ricoperta dalle mie mille paure, dall'ansia e dal nervosismo che mi fanno venir voglia di strapparmi la pelle a morsi.

Respiro a fondo, Jacopo mi guarda preoccupato. << Che hai? >> chiede per l'appunto.

<< Io queste cose non le so... fare. >> provo a spiegargli mentre provo a regolare il respiro.

<< Cosa non sai fare? >> chiede posizionandosi davanti a me, non intenzionato a staccarmi gli occhi di dosso.

<< Amare. >> sputo fuori, sentendomi improvvisamente più stupido di prima.

Mi viene voglia di correre via, di far disperdere ogni mia singola traccia per non tornare ma più indietro.

<< Io... non lo so fare, non l'ho mai fatto e ho paura di tutto quello che sto provando per te. Quando mi sfiori mi fai accapponare la pelle, quando mi tieni per mano mi fai sentire al sicuro e quando mi baci mi fai stare così tremendamente bene e in pace, ma io queste cose credo di non meritarmele, capisci? Vorrei tanto dirti quello che provo per te ma ho paura che tu possa iniziare a vedermi come una persona dalla quale stare alla larga, come un errore, come mi vedo io. >> inizio a dire, ormai il filtro bocca-cervello ha smesso di funzionare.

Perché credi di non valere niente, Mattia?

<< Perché dovrei iniziare a starti alla larga? Perché credi di non meritartelo, l'amore? >> chiede inginocchiandosi davanti a me, il mio stomaco fa una capriola, forse due o tre.

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