-Paura dell'amore-

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Mi sveglio alle dieci a quarantasette a causa del vento freddo che entra d'un tratto in camera mia. Spalanco gli occhi e noto la finestra aperta, il diluvio universale al di fuori di essa ed io in una posizione fin troppo scomoda e complicata che non capisco nemmeno come dovrei alzarmi per poterla chiudere.

Jacopo si è rubato tutto il cuscino, dorme beato a pancia in giù, dandomi le spalle e tenendo in qualche strano modo una gamba tra le mie, che ho il braccio sotto alla schiena e l'altro sotto al cuscino in posizione supina.

Mi metto a sedere dolorante, con un braccio che non riceve più segnali dal cervello e un dolore allucinante al polso, il segno del cuscino sul palmo della mano e gli occhi incollati.

<< Jacopo. >> lo chiamo, scuotendolo mentre mi stropiccio un occhio

Da lui, come mi aspettavo, non ricevo nessuna risposta.

Riesco ad alzarmi e ad andare a chiudere la finestra, mi stiracchio e ritorno a letto.

Il biondo, nel mentre, ha girato il capo verso di me, gli occhi ancora chiusi e il respiro leggero.

<< Jaco. >> lo chiamo, scuotendolo ancora, perdendomi sempre di più nei dettagli del suo viso.

Le lentiggini ora chiare a ricoprirgli l'intera schiena, le spalle e le guance, i nei che gli percorrono un fianco e i capelli scompigliati.

Quanto sei bello.

<< Ma che cazzo vuoi? >> chiede brusco con ancora gli occhi chiusi.

<< Mamma mia, oh, come sei antipatico. >> mi lamento facendolo ridere.

<< Perché fa così freddo? Dammi le lenzuola. >> mi dice non intenzionato ad aprire gli occhi.

Faccio come mi ha detto, avvicinandomi un po' di più a lui.

<< Mh, ora va meglio. >> mi dice, che a guardarlo adesso mi sembra un involtino primavera.

<< Come ti senti? >> gli chiedo poggiando di nuovo la testa sul cuscino.

Sfrega il viso contro la federa del cuscino, aprendo gli occhi e iniziando a guardarmi.

Come previsto, il mio stomaco fa una capriola, e quelle due fossette che si formano sulle sue guance mi mandano il cervello in poltiglia.

<< Meglio. >> risponde. << Mi fa solo male un po' la testa. >> ammette.

<< Andiamo a mangiare qualcosa? >> domando.

<< Cinque minuti. >> dice lui, socchiudendo di nuovo gli occhi.

<< Fai così tutte le mattine? >> gli chiedo.

<< Il sonno per me non è opzionale. >> risponde riferendosi all'affermazione da me fatta quando abbiamo iniziato a parlare.

<< E va bene. >>  dico io, alzandomi in piedi per andarmi a fare una doccia, che puzzo ancora di alcol e fumo.

E forse pure di vomito.

<< Vado a lavarmi. >> lo informo.

<< Mhh. >> mugugna in risposta.

Recupero un paio di boxer da dentro il cassetto dell'armadio, butto un ultimo sguardo a Jacopo ed esco dalla mia camera, ritrovandomi mia madre davanti e prendendomi un infarto.

<< Oh mio Dio! >> esclamo, portandomi una mano sul petto per verificare che il mio cuore batta ancora.

<< Le avete usate le precauzioni, almeno? >> mi chiede alzando un sopracciglio, indicando Jacopo nel mio letto.

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