Il mattino dopo, quando la sveglia inizia a suonare alle sette e venti, salto in aria e mi rotolo nel letto prima di precipitarmi a spegnerla, che mai come stamattina il volume pare così alto.
Che idee del cazzo, Arià.
Mi alzo controvoglia, sbuffando ad ogni passo che compio, accorgendomi poi di essere completamente bagnato di sudore, e che molto probabilmente puzzo anche.
Le lenzuola dovrò sicuramente cambiarle e già sono le sette e mezza, che ho passato dieci minuti a guardare il soffitto mentre mi convincevo ad alzarmi.
Vado in bagno e mi faccio un'altra doccia ghiacciata nel silenzio più totale, siccome i miei dormono ancora e Arek giace ai piedi del mio letto.
Mi asciugo i capelli alla meglio maniera e indosso i boxer, andando poi in camera per vestirmi.
Quasi andrei in mutande, infischiandomene di tutto e tutti, ma vorrei davvero chiedere a quel ragazzo se vuole venire con noi, sembrerei soltanto un coglione se mi presentassi da lui in questo stato.
Ma poi come dovrei chiederglielo? Senz'altro dorme ancora.
Indosso una canotta bianca abbastanza larga, in modo da non incollarsi sulla mia pelle altrimenti rischierei davvero di strapparla via. Metto un paio di pantaloncini rossi, ovvero i primi che ho trovato nella valigia -che ancora devo sistemare- e che non mi ricordavo nemmeno di avere.
Metto i calzini e le scarpe, saluto Arek con una carezza sulla testa e poi sposto lo sguardo sul display del mio telefono, che segna le otto meno cinque.
Oh merda.
Mi precipito giù per le scale con qualche spiccio in tasca e la voglia di annegare in una tazza di caffè, che poi rischio pure di buttarmi addosso per andare di fretta.
Arianna:
Tutti svegli?Ginevra:
Purtroppo.Prendo le chiavi del motorino ed esco di casa, consapevole di aver lanciato la tazzina sporca nel lavandino con un po' troppa forza, quindi non mi stupirò se mia madre mi chiamerà per urlarmi contro, accusandomi di averla rotta per fare il coglione.
Vado sul retro della casa, dove si trova il garage, e tiro fuori il motorino, accostandolo poi all'ombra di un sole già troppo alto in cielo.
Ma come dovrei chiamarlo?
Ma perché sto facendo una stronzata del genere?Raccolgo qualche sassolino da terra, sperando poi di trovare la camera del ragazzo, in modo da poter colpire la finestra.
Faccio il giro intorno alla recinzione della casa, provando a scorgere una camera vagamente simile a quella di un ragazzo della mia età.
Quasi mi vergogno di quello che sto facendo, siccome sembro uno psicopatico oppure un ladro.
Non mi stupirò se mi punteranno contro un fucile.
In alto, quasi parallelamente alla finestra di camera mia ed illuminata appena dal sole, scorgo le pareti dipinte di un verde chiaro, qualche poster incollato in giro e una libreria stracolma di libri.
Arrivo a pensare che forse la sua camera l'ho trovata, così prendo la mira e tiro un sassolino contro il vetro lucido della finestra, nella speranza di non ricevere qualcosa in testa.
Ho le palpitazioni a causa di ciò che sto facendo e sto già sudando, segno che molto probabilmente conveniva davvero rimanere in mutande.
Ma poi che figura ci facevo?
Passano due minuti e tiro un altro sassolino, sperando sia l'ultimo.
Passano altri due minuti e i sassolini lanciati diventano tre, poi quattro.