29-ho bisogno di te

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<<il tuo nome, tesoro>> mi chiede la terapista. Ho deciso di iniziare a prendermi cura della mia salute mentale. Perché quando la testa non funziona, non funziona niente.

<<Camille Evangeline Forbes>> rispondo mentre lei scrive sul suo taccuino, scorbuto il suo ufficio. È passato un po' dall'ultima volta che sono stata in uno di questi. Ricordo che quando avevo 16 anni entra in uno dopo il divorzio dei miei genitori. Ora ho quasi 19 anni e la Camille che ero è morta.

<<ho letto la cartella precedente della tua terapista per studiare la tua diagnosi>> vende una cartella del tavolo. <<voglio ricominciare da capo. Quindi quello che hai scritto qui non esiste>> sorrido leggermente. La butta nel cestino. È carina, sembra simpatica. Ha i capelli biondi e luminosi occhi azzurri. Pelle chiara come la neve è un vestito elegante. A mia madre costerà una fortuna. Porta una coda alta con un tailleur color ciliegia che mette in risalto la sua bellezza. <<vediamo, parlami di te. Qualunque cosa tu voglia. Mi dispiace, non mi sono presentata. Sono Samantha Whitmore>>

<<Whitmore? Come la scuola>> sorride annuendo.

<<si, la famiglia fa parte di chi la fondata. Ma non lasciarti intimidire. Non mi sono mai considerata parte di loro. Non mi piace il fascismo>>

<<beh, non so esattamente cosa dire. Sono scorpione. Il mio colore preferito è lo scarlatto. Sono allergica alle pesche, il sarcasmo è la mia unica arma di difesa in certe situazioni->> mi interrompe.

<<non quel genere di cose. Sai cosa intendo, Cami. Posso chiamarti così?>> annuisco, abbassando lo sguardo.

<<tutti mi chiamano così. È qualcosa di speciale. Anche se è solo uno stupido soprannome per il mio nome. Sapevi che me l'ha dato la mia madre biologica?>> alzo lo sguardo. <<ovviamente non puoi saperlo, che stupida. La mia madre adottiva mi ha chiamato Evangeline. Ha detto che voleva lasciare una parte della mia famiglia biologica, anche se non ho mai avuto a che fare con quella parte. Mi hanno detto che era pericolosa>>

<<perché sarebbe pericolosa?>> chiede confusa.

<<quando avevo due anni. Mio fratello maggiore a cercato di uccidere me e tutti i miei fratelli. Mia sorella mi ha tirata fuori da casa prima che, sai, in uccidesse>> il suo volto diventa pallido dal nulla. Come se non fosse nella stanza. L'ho lasciata traumatizzata. <<sta bene?>> chiedo confusa e lei annuisce.

<<si, si, mi dispiace>> si innervosisce dal nulla. Guardo il suo quaderno e noto un anello particolare. Uno che non è esattamente da matrimonio. <<come ti senti al riguardo? Ha influenzato il tuo sviluppo?>> scuoto la testa.

<<sono cresciuta senza saperlo. Mia madre, beh, la nonna della mia migliore amica me lo ha detto quando avevo 17 anni. Quindi non ho vissuto con le conseguenze di un trauma>> lei annuisce e scrive sul suo quaderno. C'è qualcosa di strano in lei. <<non mi sono mai sentita collegata alla mia famiglia biologica. Sapevo che era pericoloso cercarli a causa di quello che era successo. Non so se mia madre sia viva o se lo è mio padre. Non me lo chiedo da->> mi interrompo. <<non è importante>>

<<raccontami di te, Cami. Hai parlato della tua famiglia. Ma non di te>>

<<è perché non so cosa dire. Le parole non escono dalla mia bocca quando penso a me stessa. Penso e basta, penso e ripenso a tutto ciò in cui fallisco. Perché mi sento come se stessi e rovinando tutto. Sento che sto cercando di aiutare, ma faccio il contrario. Non sono abbastanza brava per risolvere i problemi. Io sono il caos. Un caos che prende tutto sul suo cammino. Come dovrei affrontare questa cosa? Come devo fare?>> abbasso lo sguardo.

𝐅𝐀𝐓𝐄-stefan salvatore⁴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora