32 - dark chocolate

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Nicole

Le lezioni erano iniziate da un po', il sole era già sorto, il borbottio degli studenti della Sala Grande mi distrasse dalle conversazioni dei miei amici, l'odore del caffè e dei cornetti caldi iniziava a nausearmi, e la prospettiva della lezione di Storia della Magia alla prima ora non era del tutto entusiasmante.

«Marlene, giuro su Godric, se non la smetti di parlare di quel tipo, ti butto dal letto alle cinque del mattino per il resto dell'anno!» sbottò Lily sbattendo delicatamente una mano sul tavolo di legno.

«Come se mi svegliassi, io, a quell'ora...» mormorò la bionda mordendo il suo cornetto.
I denti perlacei affondarono nella sfoglia facendo fuoriuscire molta della crema al cioccolato.
Dovetti voltare lo sguardo da un'altra parte per non farmi venire un conato di vomito.

«Lasciala stare, poverina. Non lo vedi che è cotta di lui?» ridacchiò Alice e sorrisi debolmente.

Non volevo che nessuno sospettasse che qualcosa stesse cambiando dentro di me, soprattutto James e le mie amiche.
Era passata una sola settimana. Nemmeno.
Oggi era venerdì ed era l'ultimo giorno di lezioni, soltanto cinque giorni. Cinque giorni in cui mi sforzai di mantenere la mia apparenza, ho partecipato alle lezioni, ho riso e parlato con i miei amici, ho cercato di mantenere il controllo sulla mia vita da studentessa modello apparentemente perfetta.

Ma dentro di me, ero consapevole di non riuscire a nasconderlo a lungo.
Mi sentivo in trappola.
Ero in trappola. Imprigionata da un corpo che osservavo di sfuggita la mattina prima di vestirmi, un corpo che odiavo mettere troppo in mostra.
Ho odiato così tanto il momento in cui Remus mi ha guardato così intensamente quell'estate, quando eravamo solo noi due isolati dagli altri.
Il modo in cui ha guardato il mio corpo coperto da un misero costume bianco. E li ho sentiti, i suoi occhi scrutarmi le cosce e la pancia, il seno piccolo rispetto a quello di Marlene e Lily.
Ero tentata dal coprirmi davanti a lui, magari fingendo di portare distrattamente un braccio intorno alla pancia per non fargli vedere che non era piatta. Lui non mi disse nulla, mi guardava e basta con quei suoi occhi, così verdi illuminati dai caldi raggi del sole estivo, così... un brivido mi scosse la colonna vertebrale.

Strinsi la mascella e iniziai a mordermi il labbro inferiore, fingendo di guardare gli studenti entrare dalla porta della Sala.
Un gruppo di ragazze Corvonero, alte, snelle, le cosce sottili che si intravedevano dalla gonna e che non si toccavano fra loro, entrò ridendo e attirando istantaneamente la mia attenzione.

«Nicole, tutto bene?» mi sussurrò Mary seduta alla mia sinistra, poggiando delicatamente una sua mano sulla mia spalla. Sobbalzai per lo spavento e mi voltai velocemente a guardarla, boccheggiando.

«Io—si, certo» mormorai mettendo su un sorriso forzato.

Quella era la mia tattica, il modo di nascondermi dietro un volto che non ero. Sorridere. Anche il più falsamente, ma mai tirare fuori il dolore che provavo nel guardare le mie amiche, perfette in tutto.

Il loro fisico quest'estate, i buoni voti, una fila di ragazzi dietro e nemmeno se ne rendevano conto.
Perfette in tutto. E mi chiesi chi fossi io quella nel gruppo.

Marlene era sicuramente quella figa e casinara, che stava simpatica a tutti, a tratti "la rincoglionita" e senza il senso del pericolo e del limite. Lei aveva la fila dietro e ne era consapevole.

Lily, beh Lily era bellissima...i suoi occhi verdi poi, i capelli rossi e per nulla scontati.
Il suo corpo era decisamente più sviluppato e formato del mio, era evidente. Era perfetta a scuola e nei voti, anche lei con la fila dietro e non se ne rendeva nemmeno conto, tanto che era dedita al libri e alla sua devota biblioteca.

Born To Die - Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora