36 - sleepover

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Nicole

Marlene bussò alla camerata dei ragazzi, riuscendo a non far cadere le bottiglie di Burrobirra strette nell'altra mano.

«Ciao» ci salutò Peter aprendo la porta in legno scuro.

«Ragazzi, sono arrivate!» urlò il ragazzo e ci fece entrare in camerata.

Lene posò le bottiglie sulla scrivania, mentre dal bagno uscì James, e notai solo dopo Sirius davanti allo specchio a sistemarsi i capelli.

«Ciao, ragazze» ci salutò James e lo guardai male.

«Dov'è Remus?» domandai istintivamente, girovagando con lo sguardo nella camera in cui mancava la presenza dell'ultimo ragazzo.

«Nelle cucine a prendere qualcosa per la nottata» rispose Sirius staccando gli occhi dal suo riflesso.

«Ok.»

Mi sedetti sul letto del diretto interessato, sperando che non gli desse fastidio.
Ma non credevo, Remus che si infastidiva per qualcosa si vedeva raramente e sicuramente non mi avrebbe ripreso per essermi seduta sul suo letto.

Dio, profumava di dolce...

Ma perché dovevo farmi i complessi per una cosa così stupida? Anche Marlene si era letteralmente buttata sul letto di mio fratello e lui non aveva proferito parola.
Mi poggiai con le spalle e la testa sui cuscini, semisdraiandomi. Non avevo ben capito le intenzioni dei ragazzi, forse volevano che stessimo svegli tutta la nottata per addormentarci verso la prima mattinata.

L'attenzione generale venne rapita dalla porta del dormitorio che venne spalancata da Remus con delle buste di Mielandia in mano.
Andavano pur sempre riutilizzate, no?

«Ho preso il cibo» esclamò il ragazzo alzando le mani con cui reggeva le buste, innalzando commenti positivi dai ragazzi.

«Reggi, Sir» continuò lui porgendole al ragazzo.

«Lene, butta dei cuscini, passameli» urlò James dal lato opposto e la bionda gliene lanciò tre o quattro. Mio fratello li afferrò e li sistemò per terra insieme ad una coperta, affinché si potessero sdraiare sul pavimento.

Neanche mi accorsi della presenza che si era seduta accanto a me, finché non ne sentii il profumo inconfondibile.

«Ehi» mormorai a Remus vicinissimo a me.

«Com'è il mio letto? Comodo?» sorrise lui, mettendomi un braccio intorno alle mie spalle.

Sorrisi mordendomi il labbro, mentre uno sciame di farfalle mi divorava lo stomaco.

«Comodissimo» risposi dopo essermi poggiata sul suo cuscino, beandomi del suo profumo.

«Menomale. Hai fame?» chiese stendendosi accanto a me, e sospirai impercettibilmente.

«No, perché tu si?» mormorai guardando il soffitto mentre sentivo i suoi occhi fissarmi il profilo.

«Un po'» disse e ridacchiai.

«Scommetto che ti mangeresti delle cioccolata, vero?» lo presi in giro voltandomi a guardarlo.

Mi persi a fissare i suoi occhi verdi con delle striature scure, scendendo poi lentamente verso le sue labbra carnose.

Born To Die - Remus LupinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora