10 Capitolo

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Ero di nuovo lì con Robert, ero di nuovo al Summer, volevo vederlo e volevo parlargli, andai a cercarlo dove l'avevo visto l'ultima volta, infatti era lì, sorrisi e mi avvicinai, la mia espressione, però, cambiò totalmente non appena lo vidi parlare con una ragazza, il mio cuore si fermò, dovevo andare via, di sicuro lui non pensava a me, e ora ne avevo la certezza, era già la seconda volta, cominciai a camminare guardandolo ancora con le lacrime agli occhi, lui si grattò la testa sorridendo a lei, quando si voltò, il mio cuore si fermò di nuovo appena i suoi occhi incrociarono i miei, si alzò di scatto da dove era seduto lasciando sbalordita la ragazza, stava venendo verso di me, ricacciai indietro le lacrime quando mi sorrise, stava pensando a me, stava venendo da me. «Ehi.» Mi salutò sorridendomi. «Lacey.» Disse il mio nome e il mio cuore cominciò a battere più forte di prima. «Non siamo stati abbastanza insieme la scorsa volta, non trovi? E tu... adesso sei di nuovo qui.» Mi chiese con gli occhi che gli scintillavano, io arrossii abbassando lo sguardo.
«È lui!» Sentimmo gridare a un tratto e la magia svanì, ci voltammo e vedemmo due poliziotti venirci incontro. «Merda.» Sussurrò Damon prendendomi la mano e guardandomi negli occhi. «Corri.» Disse soltanto cominciando a farlo verso una porta, feci come mi aveva detto, ero spaventata, cosa stava succedendo? Il resto delle persone nel locale cominciò a scappare mentre altre rimanevano immobili e confuse, appena la raggiungemmo Damon l'aprì ritrovandoci fuori. «Damon cosa...» Non finii di parlare che lui cominciò a correre di nuovo tenendo stretta la mia mano, ci fermammo davanti una moto scura. «Metti questo.» Disse in fretta passandomi un casco, lui salì mise in moto e mi allungò la sua mano. «Sali.» Disse agitato, cosa dovevo fare? Sentii le voci dei poliziotti sempre più vicini. «Presto!» Gridò Damon, così l'afferrai e scappammo via, insieme, con i cuori impazziti nel petto.
Durante tutto il tragitto mille domande cominciarono a farsi strada nella mia mente, perché cercavano Damon? Dove stavamo andando? Mi avrebbe portata a casa?
Lo guardai, mi aveva lasciato il suo casco, così, i suoi capelli erano liberi, scompigliati dal vento, volevo tanto toccarli, a quel pensiero arrossii notando anche quanto eravamo vicini.
Si fermò davanti un motel sperduto nel nulla facendomi scendere. «Cosa...» Lui mi fermò di nuovo. «Resteremo qui questa notte.» Disse spegnendo la moto, ma io non potevo, cosa avrei detto ai miei genitori? «I-io non posso restare.» Balbettai spaventata. «Io non posso tornare indietro, la polizia mi sta cercando.» Disse serio guardandomi negli occhi. «Perché mi hai portata con te?» Chiesi, poteva benissimo lasciarmi lì. «Perché ti avrebbero presa, stavi parlando con me.» Spiegò cominciando a camminare verso il motel. «Cosa dirò ai miei?» Chiesi sconvolta, lui si voltò con aria confusa. «Chiedi a qualcuno di coprirti.» Disse come se fosse la cosa più facile del mondo, cercai di calmarmi realizzando in che casino mi stavo cacciando cominciando a camminare verso il motel insieme a lui, quando entrammo notai quanto fosse vecchio e malandato quel posto, le pareti erano sudicie e la moquette era piena di macchie. «So che non è quello a cui voi siete abituati.» Disse Damon prendendomi in giro. «Per me va bene, io non sono come loro.» Sottolineai perché era la verità.
Damon parlò con una signora alla reception e quando finì mi chiamò, salimmo delle scale e poi ci fermammo davanti una porta. «Questa è la camera.» Disse sospirando, l'aprì ed entrammo, anche quella era piuttosto malandata, mi guardai attorno notando che non c'erano due letti ma un unico matrimoniale, spalancai la bocca voltandomi verso di lui. «Non ne avevano una con due letti separati.» Disse con tono sfacciato, dovevo credergli? «Ora devo fare delle telefonate.» Aggiunse uscendo sul piccolo balcone mentre io continuavo a rimanere sconvolta, avevo capivo quanto Damon fosse un tipo poco raccomandabile ma non credevo che dopo non esserci nemmeno parlati per bene avremmo dormito insieme, a quel pensiero arrossii guardando quel vecchio letto, sospirai dovevo avvertire Isabella e chiederle di coprimi, mi sedetti sul letto e tirai fuori il cellulare digitando il suo numero. «Rispondi, ti prego.» Continuavo a bisbigliare, guardai l'ora sul mio orologio, erano le due di notte, mi poggiai una mano sulla fronte, cosa stavo facendo? «Pronto?» Rispose la voce assonnata di mia sorella. «Isabella, sono Lacey.» Dissi agitata. «Lacey? Dove sei?» Mi chiese confusa, evidentemente aveva notato il mio letto vuoto. «Io...sono in un motel ma ti prego, ti spiegherò tutto domani, voglio solo che mi copri con mamma e papà se dovessero cercarmi questa mattina.» Dissi in fretta socchiudendo gli occhi aspettandomi le sue urla. «Cosa diamine è successo? Torna subito a casa Lacey, dimmi cosa hai combinato!» Alzò la voce. «Io... non posso. Ti prego, fallo per me, Isabella ti prometto che ti spiegherò tutto, solo, non adesso.» Dissi abbassando la voce mentre Damon rientrava dal balcone. «Lacey ti giuro che...» Non la lasciai finire. «Grazie mille, ti adoro.» Bisbigliai riattaccando e mettendo il silenzioso al cellulare. «Sono in un casino.» Sbuffò lanciandosi sul grande letto. «Anche io...» Sussurrai senza farmi sentire. «Ora voglio solo dormire, tu che ne dici?» Mi chiese sorridendomi, io annuii arrossendo al pensiero di me e lui insieme, non avevo mai dormito con un ragazzo.
Lui si alzò in piedi sfilandosi la maglietta e facendomi arrossire di colpo, mi voltai dall'altra parte sentendo la sua risata. «Non mordo Lacey, puoi voltarti se vuoi.» Le mie guance stavano andando a fuoco dopo le sue parole, alzai le lenzuola e mi coricai vestita, quando Damon spense la luce si coricò anche lui avvicinandosi a me e sfiorandomi con una mano provocandomi brividi ovunque, la ritirò presto sentendomi quasi tremare. «Sei così innocente.» Bisbigliò per poi addormentarsi lasciandomi con il cuore che mi martellava nel petto.

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