24 Capitolo

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La sera stessa andai al Summer di nascosto in compagnia di Robert.
Appena arrivammo notai che si respirava un'aria carica di tensione. «Che succede?» Chiesi a bassa voce a Robert. «Non ne ho la più pallida idea ma so che non accadrà niente di buono, non restiamo fuori, entriamo.» Disse spingendomi leggermente verso l'entrata, feci come mi disse. «Ragazzi.» Ci chiamò Happy venendoci in contro. «Sean è qui.» Disse a bassa voce, mio cugino impallidì e di conseguenza anche io mi spaventai. «Dove è Damon?» Rispose in fretta con un'altra domanda. «Cosa c'entra Damon? Chi è Sean?» Loro mi guardarono sconvolti e poi si rivolsero un'occhiata che non riuscii a decifrare. «Lacey...» Sussurrò Happy. «Ditemelo.» Insistetti, Robert si passò una mano mano fra i capelli per poi grugnire qualcosa che non capii. «Sean gestisce la droga in un'altra zona della città.» Continuavo a non capire. «E allora?» Chiesi spazientita. «Non dovrebbe stare qua, Damon lo odia e questa è la sua zona.» Aprii la bocca leggermente immaginando la furia di Damon. «Rimaniamo dentro, vado a chiamare gli altri fuori il locale.» Aggiunse Happy, Robert annuì per poi circondarmi le spalle con un braccio. «Vieni, andiamo a sederci.» Disse con la voce più calma crede di avere. «Cosa succederà adesso?» Chiesi con la voce che mi tremava. «Credo che Damon se ne sia già accorto e credo che lo manderà via.» Io lo guardai spalancando gli occhi. «Come lo manderà via?» Lui abbassò lo sguardo alla mia domanda, un gesto abbastanza chiaro per farmi capire che non sarebbe finita bene, mi alzai e senza pensarci due volte cominciai a correre verso l'uscita: dovevo fermarlo. «Lacey!» Gridò Robert mentre continuavo a correre, aprii la porta proprio mentre Happy stava entrando con altri ragazzi. «Cosa stai facendo?» Mi chiese spaventata, io non ascoltai uscendo fuori con il cuore impazzito nel petto, mi fermai di colpo, era tutto silenzioso, sembrava tutto tranquillo quando a un tratto sentii bisbigliare nella piccola via accanto al locale, pensai subito a Damon e, con una paura inimmaginabile, camminai per andare a vedere, sentivo i miei passi pesanti, non appena mi fermai davanti la via non riuscii a vedere molto a causa del buio, ma riconobbi due sagome, dovevano essere loro. «Come io non intralcio il tuo lavoro tu non devi intralciare il mio.» Sentii dire da Damon e brividi di terrore mi attraversarono il corpo, l'altro si mise a ridere, doveva essere Sean, si avvicinò a Damon che non indietreggiò nemmeno un po' e poi gli sussurrò qualcosa all'orecchio, lui rimase qualche secondo a guardarlo per poi sferrargli un pugno sulle costole, mi portai le mani alla bocca spaventata e cominciai ad indietreggiare mentre continuava a colpirlo, lacrime cominciarono a scivolarmi giù per le guance, dovevo fermarlo, dovevo portarlo via ma non riuscivo a parlare, la paura mi paralizzava, quando a un tratto un singhiozzo uscì dalle mie labbra, abbastanza forte per far voltare Damon, si accorse di me e subito lasciò Sean, che non dava segni di vita, io indietreggiai scuotendo la testa e lui cominciò a correre verso di me. «Lacey!» Gridò mentre correvo via cominciando a piangere, aveva di nuovo picchiato qualcuno e questo mi faceva stare male, troppo male. «Lacey!» Gridò di nuovo, sta volta più vicino, stava per raggiungermi, le mie gambe a un certo punto si fecero stanche e lui riuscì a prendermi un braccio, mi attirò a lui per poi abbracciarmi. «Lasciami stare.» Sussurrai tra i singhiozzi mentre cercavo di liberarmi dalle sue braccia. «Piccola, ti prego.» Non lo ascoltai. «Lasciami.» Dissi un po' più forte, e lui lo fece con aria distrutta. «Dovevo farlo.» Disse riferendosi al fatto di aver picchiato Sean. «Perché Robert non ti ha tenuta dentro?» Ignorai la sua domanda. «Dovevi farlo per la droga! È vero?» Lui scosse la testa. «Dovevo farlo per il mio lavoro, io non mi faccio di quello schifo.» Ammise facendo una smorfia, questo un po' mi rassicurava, sapere che non si drogava mi faceva stare meglio ma poi mi ricordavo di come aveva ridotto Sean e la mia mente si offuscava di nuovo dalla rabbia. «E tu picchi per questo?» Chiesi cercando di smettere di piangere. «Tu non puoi capire.» Disse stanco. «Tu non dovresti fare questo, sei sprecato per...» Si avvicinò a me senza lasciarmi finire. «Tu non devi dirmi cosa devo e non devo fare, lo capirai mai un giorno?» Chiese arrabbiato, quelle parole mi ferirono, lui non sarebbe mai cambiato? Abbassai lo sguardo e ricominciai a correre verso casa stanca di quella serata, senza sapere se Damon mi stesse guardando o no.

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