Con il cuore che mi martellava nel petto correvo verso la moto di Damon. «Pronta?» Mi chiese non appena salii. «Certo.» Risposi decisa mentre mi infilavo il casco e lui partiva. «Vuoi dirmi dove stiamo andando?» Gli chiesi non appena ci allontanammo abbastanza da casa dei miei zii. «Non posso dirtelo.» Rispose sorridendo, così restai in silenzio per il resto del tragitto.
Le strade erano silenziose, la gente dormiva quasi tutta a quell'ora.
Quando arrivammo spalancai la bocca. «In spiaggia?» Chiesi sorpresa, Damon annuì scendendo dalla moto. «Hai mai fatto un bagno di notte?» Io scossi la testa. «Siamo soli?» Domandai notando il silenzio che c'era. «Soli soli.» Rispose ammiccando e facendomi sorridere cominciando a levarsi la maglietta rimanendo solo in costume, mentre io rimanevo lì a fissarlo rossa in volto. «Vuoi che ti aiuti a spogliarti?» Mi chiese scherzando non appena notò che restavo immobile. «C-ci riesco da sola...» Risposi balbettando, mi sfilai la maglietta e poi i pantaloncini sotto lo sguardo attento di Damon. «Ora vieni.» Disse allungandomi la mano, io l'afferrai decisa. «E ora dove andiamo?» Chiesi curiosa, lui sorrise senza dirmelo continuando a camminare, ci avvicinammo a degli scogli. «Arrampichiamoci.» Disse spingendomi in avanti, io guardai davanti a me. «Dobbiamo arrampicarci?» Chiesi trattenendo la paura. «Non è difficile, forza.» Rispose cercando di farmi salire toccandomi il sedere, io squittii dandogli un leggero schiaffo mentre lui cominciava a ridere.
Ci arrampicammo e alla fine vidi che aveva ragione, non era stato così difficile, andai avanti notando uno strapiombo proprio accanto a me, mi affacciai leggermente guardando il mare calmo sotto di noi. «Pronta per il tuffo?» Mi chiese e io spalancai gli occhi. «Io non mi tufferò da qui.» Risposi prontamente allontanandomi da lì. «Non è pericoloso.» Disse con tono tranquillo. «È buio Damon.» Gli feci notare mentre lui alzava le spalle. «Guarda me.» Disse per poi avvicinarsi allo strapiombo e buttarsi giù, lanciai un urlo correndo a vederlo tuffarsi in mare, riemerse poco dopo facendomi respirare di nuovo. «Mi hai fatta spaventare!» Urlai mentre lo sentivo ridere. «Raggiungimi!» Urlò in risposta mentre cominciava a nuotare, era assurdo, non avevo mai fatto una cosa simile, dovevo o no? Guardai di nuovo giù e cercai di non pensare, in fondo si vive una volta sola, saltai giù sentendomi libera e non appena toccai l'acqua, Damon mi fece risalire immediatamente. «Allora? Come è stato?» Mentre chiese sorridendo. «Bellissimo!» Gridai ridendo mentre lui mi lasciava un bacio sulle labbra, restammo a nuotare un po' e poi tornammo in spiaggia per riposarci, ci distendemmo sulla sabbia e a quel punto notai quanto era meraviglioso il cielo pieno di stelle quella sera. «Questo posto è magnifico.» Ammisi guardandolo lui annuì. «Se vuoi ci ritorniamo anche domani, però di giorno.» Alle sue parole automaticamente pensai alla litigata con mio padre, non voleva che lo frequentassi e di sicuro non mi avrebbe fatta uscire senza gli amici di Mary così sospirai, dovevo dirglielo. «Mio padre ci ha visti quando mi hai riaccompagnata a casa.» Lui spalancò gli occhi. «Avete litigato?» Chiese preoccupato, io annuii abbassando lo sguardo. «Non vuole che io ti veda.» Damon si alzò su un gomito. «Perché non me lo hai detto ieri?» Chiese scocciato, io sbuffai. «Perché ha già scelto per la Harvard, non voglio che scelga anche chi posso e chi non posso frequentare.» Risposi arrabbiata. «Vuole mandarti alla Harvard?» Annuì alla sua domanda. «E tu vuoi andarci?» Chiese ancora mentre sospiravo. «No, ma ci andrò, non voglio deluderlo ancora.» Lui tornò a distendersi pensieroso. «Ma devi scegliere tu.» Aveva ragione ma non conosceva i miei. «Non capirebbero, almeno, mia madre forse si, mio padre non credo proprio.» Ammisi alzando un sopracciglio. «Almeno i tuoi tengono al tuo futuro.» Disse tristemente mentre tornavo a guardarlo. «Che intendi?» Chiesi curiosa. «Che io non ho avuto dei veri e propri genitori.» Aprii leggermente la bocca alla sua risposta cominciando ad accarezzargli i capelli e non sapendo cosa dire. «Mio padre non so chi sia e mia madre si è sempre drogata, è morta per questo.» Aggiunse cercando di restare calmo mentre lo abbracciavo. «Oh Damon.» Sussurrai tenendolo stretto. «Quando mi sono mostrato debole davanti a te al parco è stato il giorno della morte di mia madre.» Ora capivo tante cose, capivo tutto, continuai ad abbracciarlo cercando di assorbire tutto il suo dolore mentre lui provava a sorridere. «Sta tranquilla piccola, è tutto ok.» Disse baciandomi la fronte. «Anzi potresti prendermi la maglietta, fa un po' freddo.» Cambiò argomento, forse per lui era ancora dura parlarne, ma il fatto che si fosse confidato con me era un grande passo, annuii cercando di sembrare tranquilla, mi alzai prendendo, oltre la sua maglietta, anche i miei vestiti e la mia borsa, tornai verso di lui quando a un tratto mi afferrò le gambe facendomi cadere tutte le cose che avevo in mano. «Damon!» Lo sgridai chinandomi per sistemare le cose rovesciate fuori dalla borsa mentre lui cercava di aiutarmi. «E questo cosa è?» Chiese prendendo il mio taccuino dei disegni. «Niente, dammelo.» Risposi allungandomi verso di lui mentre si alzava in piedi, lui scosse la testa. «Voglio vedere.» Disse aprendolo e cominciandolo a sfogliare. «Tu disegni?» Chiese stupito guardando il tramonto che avevo fatto con mia madre, saltai più in alto provando a strapparglielo dalle mani. «Dammelo!» Gridai frustrata mentre lui rimaneva a bocca aperta continuando a sfogliarlo. «Questo sono io?» Chiese serio guardando i disegni che avevo fatto su di lui, io arrossii terribilmente riuscendo finalmente a prenderlo e a rimetterlo al sicuro nella borsa. «Mi hai disegnato? È bellissimo, sei davvero brava, hai studiato per diventare così?» Scossi la testa cominciando a rivestirmi ancora imbarazzata. «Allora perché non fai una scuola?» Chiese ancora stupito. «Mio padre crede che io debba concentrarmi solo sullo studio e sulla Harvard.» Ammisi legandomi i capelli ancora bagnati, Damon alzò le braccia. «Hai un vero talento.» Disse avvicinandosi a me e alzandomi il mento. «E poi mi hai disegnato, Lacey, sei una vera stalker.» Spalancai la bocca alle sue parole. «Una vera stalker?» Chiesi fingendomi offesa. «Certo, solo dei pazzi maniaci stalker fanno queste cose.» Mi prese in giro ridendo, io sgranai gli occhi. «Non è vero!» Gridai cercando di non ridere, lui finse di non sentirmi cominciando a farmi il solletico, risi fino a cadere a terra chiedendo pietà, lui smise continuando a tenermi stretta mentre io facevo calmare i miei polmoni, lo guardai e capii che lui aveva proprio il mio stesso spirito e, forse, non eravamo proprio così diversi.
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Fatti per amare
Romance"Noi lo sappiamo cosa ci manca. Lo sappiamo anche quando non lo vogliamo sapere.„ - Massimo Bisotti Lacey e Damon hanno due anime diverse ma due spiriti uguali. Come può un ragazzo così tenebroso innamorarsi di una ragazza così innocente? Un'estate...