19 Capitolo

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Damon aprì la porta facendomi entrare in casa sua, per poi lanciarsi sul divano. «Cosa hai detto ai tuoi?» Mi chiese alzando un sopracciglio. «Di essere con Robert.» Risposi guardandomi attorno, il salotto era piccolo e pieno di sporcizia, chissà da quanto non puliva. «E se scoprono che non è così?» Mi chiese ancora. «Mi chiuderebbero in casa.» Ammisi, mio padre non lo avrebbe mai accettato, naturalmente, sua figlia a casa di un ragazzaccio, mai. «Perché non vieni qui a sederti?» Mi lanciò un'occhiata divertita e io risi. «Veramente adesso vorrei un po' d'acqua.» Lui mi guardò sorpreso ma alla fine si alzò dal divano camminando verso una stanza, lo seguii notando che anche lì era piuttosto sporco, scatoloni di pizza erano sul tavolo da chissà quante settimane. «Vivi da solo?» Chiesi e lui annuì aprendo il piccolo frigo, il mio cuore cominciò a battere più velocemente, eravamo completamente soli. «Ecco.» Disse versandomi dell'acqua dentro un bicchiere, lo ringraziai bevendolo tutto, lo poggiai sul tavolo e lui si avvicinò a me. «Sei così bella.» Sussurrò sul mio collo mentre brividi attraversarono il mio corpo.
I suoi baci si spostarono sulle mie labbra facendo accelerare il mio battito cardiaco mentre le sue mani cominciavano a spostarsi sui miei fianchi, mi lascia scappare un gemito quando mi morse leggermente il labbro inferiore, alzò la mia maglietta e io spalancai gli occhi. «Damon...» Sussurrai smettendo di baciarlo. «Tranquilla, so cosa fare.» Bisbigliò sorridendo, io non ero ancora pronta, lui sapeva che non ero mai stata toccata e ora dovevo dirgli che non me la sentivo. «Non... non posso.» Dissi allontanandomi, lui aveva uno sguardo confuso.«Perché? Divertiamoci.» Rispose avvicinandosi di nuovo. «No, Damon io... non sono ancora pronta.» Abbassai lo sguardo e lui non parlò, forse non lo aveva mai rifiutato nessuno. «Lasciati andare.» Disse a un certo punto, io scossi la testa. «Damon, ti prego, non...» Lui non mi lasciò finire che mi baciò di nuovo ma io lo spinsi prontamente. «Mi ascolti?!» Gridai arrabbiata. «Io sono solo un gioco per te?!» Gridai ancora sentendo le lacrime minacciare di scendere, lui mi guardò storto per poi percorrere il corridoio e chiudersi in una stanza, ma cosa voleva dire? Le lacrime cominciarono a scendere quando mi precipitai fuori da quella casa, allora era così? Lui mi stava usando? Robert aveva ragione?
Camminai svelta verso casa piangendo.

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