Capitolo 4.

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JAMIE.
Sotto il getto della doccia, non riesco a pensare ad altro se non a Ethan. Non sono pensieri positivi e ho voglia di spaccargli qualcosa in testa.
Sa essere stronzo quando vuole, e questa volta ha esagerato. Mi copro con l'accappatoio e afferro il cellulare per vedere se almeno mi ha chiamata per chiedermi scusa. Niente, neanche un messaggio. Bene, meglio per me!

Giro per casa senza fare niente in particolare fino alle sette. Ho deciso di andare a quella festa con Chris e non sará Ethan a rovinarmi la serata. Mi impongo di non pensarci e comincio a prepararmi.
Tiro fuori dall'armadio dei jeans, ma l'occhio mi cade su una maglietta nera. É bella e abbastanza lunga da coprirmi il sedere. Ci penso un po' su, poi metto da parte i jeans e la indosso. Sembra un vestitino corto e stretto, mi piace l'effetto che ha con i miei anfibi neri.

Sorrido soddisfatta e vado a truccarmi, quindi mi lancio sul divano mentre aspetto che Chris venga a prendermi.
Arriva con venti minuti di ritardo, peró arriva.
Attraverso il giardino e sorrido lusingata quando mi apre lo sportello della macchina.
Nel buio i suoi occhi blu sembrano brillare.
«Madame» mi dice, richiudendo lo sportello.
Fa il giro della macchina e sorride mettendo in moto.
«Si allacci la cintura di sicurezza, signorina».

Corrugo la fronte e scoppio a ridere facendo come mi ha detto.
Io e Ethan corriamo come dei pazzi sulla macchina senza nemmeno degnarci di utilizzarla, quella cosa lì.
«Sei molto bello oggi», non posso credere di averlo detto davvero e quando si gira a guardarmi mi sento avvampare, quindi abbasso lo sguardo.
«Stavo per dirtelo io», ride, «Sei davvero bellissima».

«Grazie». Deglutisco e sento il disperato bisogno di abbassare il finestrino per prendere aria. Ho ancora i suoi occhi addosso e mi sento tremendamente a disagio.
«Scusa per il ritardo», si schiarisce la voce, concentrandosi sulla strada, «Ho avuto un imprevisto all'ultimo minuto. Mi dispiace averti fatto aspettare».
«Oh, tranquillo. Non ho aspettato molto».
Solo venti minuti, che saranno mai?

La conversazione fila liscia per il resto del viaggio.
Posteggia davanti ad una villa e sorride: «Vuoi davvero andare a quella festa?».
Inarco un sopracciglio e mi muovo nervosamente sul sedile, «Tu no?».
Si morde il labbro e scende dalla macchina senza aggiungere una parola.
Non capisco le sue intenzioni e mi sto agitando inutilmente. Perché sono cosí nervosa?
«Seguimi», mormora, quindi mi afferra la mano e comincia a camminare.
Le parole di Ethan mi vorticano in testa senza sosta.

"Da quanto lo conosci? Due? Tre ore?" deglutisco e cerco di pensare ad altro. Peró la voce di Ethan torna potente nella mia testa. "Puoi fidarti di lui, allora! Siete praticamente fratelli!".
Mi fermo con uno scatto e Chris si volta a fissarmi «Qualcosa non va?».
«Dove stiamo andando? La festa è di lá». Non volevo essere sgarbata, ma la paura ha avuto il sopravvento.
Scoppia a ridere e mi accarezza il dorso della mano con il pollice «Non volevo spaventarti»
«Non sono spaventata»
«I tuoi occhi dicono il contrario», mi lascia la mano e fa un passo indietro, «Volevo portarti a cena in un ristorante vicino alla spiaggia prima di andare alla festa. Speravo anche in una passeggiata in riva al mare ma possiamo anche evitare, se non ti va».

Che umiliazione.
Sono una completa idiota, ho fatto una figuraccia e questo perché Ethan mi manda sempre in paranoia.
«Oh, no no!» sono sicura di avere le guancie rossissime «Possiamo fare tutto quello che vuoi. Scusa, non volevo... Dubitare di te».
Torna a prendermi la mano e scrolla le spalle, come se avesse giá dimenticato tutto. «Fai bene, ci sono troppe persone con brutte intenzioni in giro».
«Non ho pensato questo di te».
Si morde il labbro e sorride «Lo spero».

ETHAN.
Ci sono solo tre cose che odio della vita: il post-sbornia, le belle ragazze con il ciclo e l'influenza. Io sono vittima dell'ultima elencata.
È sabato sera ed io sono a letto, il naso rosso e un mal di testa che mi sta uccidendo.
Mi soffio il naso e tossisco, poi allungo la mano verso il comodino per afferrare il telecomando. Non ci arrivo, quindi prendo il cellulare.
Non sento Jamie da tre giorni. Io non l'ho chiamata e lei lo stesso. So di aver sbagliato ma non riesco a chiedere scusa, e lo sa.

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