ETHAN.
Raggiungo la stanza di Bob con una strana sensazione addosso. Ho baciato Jamie. Così, senza pensarci tanto. Mi è piaciuto. Deglutisco ed entro nella stanza, Bob dorme e mi siedo accanto al letto. Chiudo gli occhi e rivedo l'espressione confusa di Jamie dopo quel veloce bacio. Cos'ha provato lei? Cristo, non dovevo baciarla. Sono un coglione. Mi muovo nervosamente sulla sedia e sbuffo.
Sicuramente adesso lei ha un casino in testa, come me del resto. Sento il cellulare vibrare e apro in fretta il suo messaggio in cui mi dice che è arrivata.
"Okay", rispondo. Dobbiamo fingere che niente sia successo e tutto andrà bene, mi dico. Poso il cellulare, ma un istante dopo sta vibrando nuovamente.
"Non stare in ansia, Bob si riprenderà, tranquillo".
Se solo sapesse...
"Tranquillo", scrivo in fretta.
"Domattina va a casa a riposarti, ti ho visto stanco"
"Sì, mamma"
"Idiota", risponde. Sorrido davanti allo schermo. Voglio baciarla ancora. E ancora.
"Va a dormire, pulce. È tardi".
La sua risposta mi fa sgranare gli occhi: "Potresti venire qua ed augurarmi ancora la buonanotte, dormirei sicuramente molto meglio". Ripenso al bacio e deglutisco. Sta flirtando con me? Davvero? Cristo. Mi passo una mano tra i capelli e rispondo: "Sì?"
"Sì"
"Se passi di qui domani mattina posso augurarti il buongiorno, pulce". Passa un po' di tempo, poi risponde: "Passerò".
E non vedo l'ora di rivederla domani. Bob tossisce e mi fa sussultare, controllo che stia bene e chiudo gli occhi ancora una volta. Su quella sedia scomoda mi addormento con il sapore di Jamie sulle labbra e con un sorriso da idiota. Forse la amo.
A svegliarmi è uno strano rumore e le spinte insistenti di un medico. Borbotta qualcosa e mi spinge fuori dalla stanza. Prima di uscire riesco a vedere con la coda dell'occhio tre dottori attorno al letto di Bob. Che succede? Non morire, Bob, non morire. Non so per quanto tempo rimango nel corridoio a fare avanti e indietro, so solo che era notte e adesso dalla finestra riesco a vedere le prime luci del sole. La dottoressa della sera prima mi sorride cordiale e si avvicina, ha in mano una tazza di caffè.
«Caffè?», chiede, gentile.
«No, grazie. Bo-ehm- Mio padre come sta?»
«Ha passato un brutto momento, ma adesso sembra essersi ripreso. Non è la prima volta che gli succede». Mi guarda con sospetto.
Starà pensando che sono un figlio di merda. Ed effettivamente ha ragione.
Annuisco e mi gratto il mento. Mi dice che non posso ancora vederlo e sbuffo.
«Da quanto tempo segue mio padre?», le chiedo. Mi studia a fondo con i suoi occhi neri e scrolla le spalle, «Circa quattro mesi»
«Ah»
«È forte», sorride, «Potrebbe mangiarsi il mondo».
Sorrido anch'io, ha ragione. Alle spalle della dottoressa intravedo Jamie che si avvicina a noi lentamente. È venuta davvero. Devo baciarla? O no? Merda, non me lo aspettavo. Indossa un paio di jeans e una felpa nera e ha tra le mani un sacchetto. Non mi guarda. Sorride timidamente alla dottoressa e poi finalmente posa il suo sguardo su di me. Le metto una mano sul fianco e lei mi circonda lo stomaco con le braccia. Mi sorride e arriccia il naso. Meraviglia. Le lascio un bacio tra i capelli e mi avvicino al suo orecchio,
«Buongiorno», sussurro.
Arrossisce, «Buongiorno». Si volta a guardare la dottoressa. Avevo dimenticato la sua esistenza.
«Dunque quando posso vederlo?», chiedo.
Guarda l'orologio, «Torna alle dodici», borbotta seccata, era più gentile poco fa, «Inutile stare qui ad occupare il corridoio». Detto questo mi lancia un'occhiataccia e se ne va.
«Che acida», commenta Jamie.
«Poco fa non era così, giuro».
Inarca un sopracciglio e scuote la testa, «Ci credo».JAMIE.
Passo lo strofinaccio sui tavoli e sospiro. Finalmente il mio turno è finito. Sono stanca e muoio di sonno, ho faticato ad addormentarmi stanotte e so anche il perché. Pensavo a Ethan, a quel bacio, ai suoi occhi. Che mi prende? E perché mi ha baciata? Sento una strana sensazione allo stomaco e deglutisco. Devo smettere di pensarci. Afferro il cellulare e rispondo in fretta ad un messaggio di Chris in cui mi dice se può passare a prendermi questa sera. Dico che ho un impegno, mento. Solo vorrei passare del tempo con Ethan. Se mi chiede di stare con lui, ovviamente. Perché mi sento così in imbarazzo adesso? Mi tolgo il grembiule e afferro la mia giacca, saluto tutti e mi dirigo verso la mia macchina, poi vedo Ethan affacciato alla finestra e sorrido. Amo il fatto che abiti di fronte al luogo in cui lavoro. Gli faccio segno di aprire la porta e obbedisce. Salgo in fretta le scale, dunque scoppio a ridere quando viene ad aprire la porta del suo appartamento. I suoi pantaloni del pigiama sono più ridicoli del solito.
«Sono orsacchiotti quelli?», lo prendo in giro.
«Non cominciare», ride e mi attira a sè con un gesto veloce.
«Hai da fare questa sera?», chiede, ed io festeggio interiormente. Volevo questo.
«No, tu?».
Si allontana da me e si lancia sul divano, «No. Ti va di dare un'occhiata a quel vecchio ospedale? Voglio farlo esplodere e finire la gara».
Ah. Sento un po' di delusione. Cosa desideravo? Devo smetterla.
«Andata», concordo.
«Passo a prenderti alle nove. Ceniamo insieme, quindi non mangiare prima».
Alle nove e cinque minuti Ethan è davanti casa mia. Mi sistemo in fretta i capelli e lo raggiungo. Salgo in macchina e vedo che si sporge verso di me per lasciarmi un bacio veloce sulla guancia.
«Ho preso le pizze», dice.
«Perfetto», sorrido, «Dove andiamo a mangiare?».
Scrolla le spalle e schiocca la lingua sotto il palato senza rispondere. Guida in silenzio e noto il sorriso che ha stampato sulle labbra.
Cos'ha in mente? Posteggia in un posto buio ed isolato. Lo guardo male.
«Dove siamo?»
«Taci», ridacchia. Apre il cruscotto e afferra una benda.
«Ti fidi di me?», chiede.
«Non metterò quella cosa».
Scoppia a ridere e contro la mia volontà riesce a bendarmi. Lo aspetto in macchina e dopo pochi istanti viene ad aprire il mio sportello. Mi prende la mano e fa intrecciare le nostre dita.
«Ethan, se mi fai cadere giuro che ti ammazzo»
«Tu seguimi»
«Dove andiamo?»
«Dai, fidati di me»
«Non mi fido»
«Potrei incazzarmi», borbotta.
«Sei sempre incazzato ultimamente»
«Non cominciamo e godiamoci questa sera in pace, va bene?»
«Okay», bisbiglio. Si ferma e mi dice di rimanere immobile. Mi lascia da sola e la paura mi assale. Sono una fifona, lo ammetto.
«Ethan?», lo chiamo non appena sento il rumore di un ramoscello che si spezza.
Lui non risponde.
«Ethan, non scherzare», borbotto. Non parla ancora. Deglutisco. «Non è divert-»
«SBAM!», mi pizzica i fianchi e urlo spontaneamente. Mi tolgo la benda e gli colpisco la spalla con un pugno mentre lui si piega in due per le risate.
«Sei un cretino!».
Ride e non riesce nemmeno a rispondermi. Trattengo un sorriso e gli do le spalle. Corrugo la fronte, davanti a me c'è una finestra rotta.
«Ma dove siamo?»
«Non dovevi togliere la benda»
«Dove siamo?».
Sbuffa e fa un cenno col capo in direzione della finestra, «Te la senti di entrare?»
«Non c'è la porta?»
«Non è accessibile», sorride.
Ruoto gli occhi al cielo e sotto il suo sguardo attento entro dalla finestra, trovandomi in un grande atrio vuoto. Lui mi segue, dunque indica una scala e mi dice di seguirlo. Saliamo uno, due, tre piani. Poi afferra una scala di legno e la posiziona in un punto della stanza.
«C'è un buco nel tetto», spiega, «Dai, sali».
È completamente pazzo. Trattengo un sorriso e salgo la scala. Lui mi guarda dal basso.
«C'è una bella vista da qui», commenta.
«Sei un cretino. Chiudi gli occhi»
«Non ci penso proprio».
Attraverso il buco nel tetto e raggiungo un'enorme terrazzo, la vista è mozzafiato. Al centro c'è un tavolo con sopra le pizze, ed è illuminato da piccole candeline colorate di blu. Il mio colore preferito. Una sensazione di calore invade tutto il mio corpo e sorrido. Nessuno mi conosce meglio di Ethan. Lui si ferma accanto a me e guarda il suo lavoro, soddisfatto.
«Non dici nulla?»
Gli sorrido, «È meraviglioso»
«Vieni, mangiamo». Afferra la mia mano e deglutisco mentre raggiungiamo il tavolo. Perché ultimamente finiamo sempre mano nella mano? Ci sediamo e mi rivolge una strana occhiata, come se cercasse di leggermi dentro.
«Hai capito dove siamo?», mi chiede.
«No», ammetto.
«Il vecchio ospedale», schiocca la lingua sotto il palato, «Da piccolo venivo sempre qui sopra. Sai, quando mio padre era...».
Annuisco. Il padre di Ethan è morto quando lui aveva solo quattordici anni. Aveva una brutta malattia, sono sicura che Ethan pensa a lui almeno una volta al giorno. Erano così legati.
Afferro un pezzo di pizza e parliamo del più e del meno. Poi il suo cellulare squilla. Risponde e sorride. Sta parlando con una ragazza. Mordo la mia pizza e fingo di non ascoltare la conversazione.
«Va bene», dice lui, «Domattina passo a prenderti io, tranquilla». Guarda me ed io fingo un sorriso. Ci sono anch'io qui. Posa il cellulare e torna a mangiare.
«Chi era?», le parole mi sfuggono spontanee dalle labbra.
«Kate. Una mia collega»
«Uscite insieme domani?»
«Viene con me a trovare Bob», spiega.
«E non può andare sola?»
«Problemi con la macchina», gioca con il suo pearcing e sorride, «Sei gelosa, pulce?»
«Io?», rido, «Puoi uscire con chi ti pare».
Si passa una mano sotto il mento, «Beh, Kate non sarebbe male. Come fidanzata, intendo»
«Bene»
«Te la farò conoscere un giorno, piacerà anche a te». Sicuramente. Kate. La immagino, una tettona senza cervello.
«Ti piace?»
«Può darsi», mi fa l'occhiolino ed io ruoto gli occhi al cielo. Basta parlare di lei.
«Chris mi ha invitata al matrimonio di sua sorella», butto lì, studiando la sua espressione. Posa sul piatto il pezzo di pizza che aveva in mano e mi fissa senza dire una parola. Ha lo stesso sguardo di quando eravamo ancora due bambini ed io gli rubavo i giocattoli, sembra dire: "corri o ti ammazzo".
«Al matrimonio di sua sorella?»
«Già»
«Ci andrai?»
«Sì».
Fa una smorfia, «Se non state insieme non capisco perché ti ha invitata»
«I suoi vogliono che sia accompagnato da qualcuno», spiego.
«Non è in grado di trovarsi una ragazza?»
«Vuole che sia io ad accompagnarlo», mantengo un tono di voce calmo, però il modo in cui mi guarda mi rende nervosa. Sembra voglia uccidermi.
«E quando avrò l'occasione di conoscere questo deficiente?»
«Perché vuoi conoscerlo?», rido nervosamente.
«Così», scrolla le spalle.
«Quando vuoi»
«Okay», schiocca la lingua sotto il palato, «Non nominarlo più per il resto della serata, se non ti dispiace. Mi rovina la digestione»
«Scemo», rido e mordo la mia pizza. Lui sembra rilassarsi e mi lancia una patatina.
Quando finiamo di mangiare Ethan prende una coperta da un cesto che stava sotto il tavolo e la mette a terra. Si corica e mi invita a raggiungerlo. Titubante mi sdraio accanto a lui e sorrido quando mi circonda le spalle con il suo braccio e mi lascia un bacio tra i capelli. «Odori di zucchero a velo», sussurra. Non lo guardo, ma so che sta sorridendo.
«Tu puzzi», lo prendo in giro. In realtà la sua pelle ha un odore piacevole che riconoscerei tra mille odori.
«Io puzzo?», ride, «Io?», mi pizzica il fianco e scoppio a ridere, urlandogli di smettere. Ovviamente lui continua a farmi il solletico.
Si ferma sopra di me e soffia per togliermi una ciocca di capelli che stava sui miei occhi.
Ha il fiatone. Ed è così vicino.
Mi accarezza il viso, improvvisamente serio, si avvicina di più a me e fa sfiorare i nostri nasi.
«Ethan», bisbiglio. Non riesco a parlare. Che mi prende?
«Ssh», mi accarezza la guancia e fa scorrere la sua mano fino alla mia coscia. Si posiziona meglio su di me e mi accorgo del fatto che sto tremando. È Ethan, diamine. Che sta facendo? È mio fratello! O forse non lo vedo più come tale? Chiudo gli occhi e aspetto. Aspetto un bacio, una carezza, non lo so. So solo che non arriva niente. Allora apro gli occhi. Ethan corruga la fronte e anch'io quando sento delle risate provenire dal piano di sotto.
«Togliamo di mezzo questo ammasso di ragnatele», dice uno. Riconosco la voce.
«Cazzo», sussurra Ethan, «È Brandon». E solo noi sappiamo che è meglio scappare via da qui in tempo se non vogliamo saltare in aria.Salve :)
Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto, ma sono stata abbastanza impegnata per tutti questi giorni. Questo è un capitolo di passaggio, ma spero vi piaccia comunque, fatemi sapere eh, ci tengo. Spero di aggiornare il prima possibile, nel prossimo capitolo avremo belle cose *fa la misteriosa* ahaha. Un bacio.
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L'amore ci farà a pezzi.
RomantizmCOMPLETA. «Aspettavi qualcuno?» «No, tu?» «É casa tua, idiota», si avvicina alla porta e guarda attraverso l'occhiello. Quando torna a guardare nella mia direzione ha un'espressione di terrore dipinta sul volto. «Chi c'è?», domando. «La polizia»...