Capitolo 22.

12.8K 819 118
                                    

JAMIE.
«Detenuta, sbrigati o riceverai un richiamo», la voce della guardia mi fa sobbalzare, mi guardo intorno per capire chi è il suo bersaglio e dalla direzione del suo sguardo capisco che ce l'ha con me. Mi affretto a finire il mio schifoso budino e mi alzo, quindi afferra il mio braccio e mi strattona fino alla mia cella. Come un animale in gabbia, chiude a chiave e sorride. Mi sdraio sul mio letto e chiudo gli occhi, non ce la faccio più. Non voglio farcela più. Non parlo con una persona da non so quanto, forse non so più nemmeno parlare. Ho perso la cognizione del tempo, non so da quanto tempo sono qui e quanto tempo devo ancora starci.
Conto le macchie che ci sono sul tetto per far passare in fretta la mia giornata. Sto diventando pazza. Forse sono già pazza. Corrugo la fronte quando la guardia apre nuovamente la mia cella, la fisso confusa.
«Hai visite». Forse Alex è volato fin qui per vedermi. Mi scappa una lacrima e la asciugo in fretta. Sono così lontana da casa mia... La guardia mi strattona fino alla sala delle visite e mi chiede di sedermi dietro il vetro e di non muovermi. Io obbedisco, sto tremando. Davanti a me una cornetta che presumo mi servirà per comunicare con il visitatore che starà dall'altro lato del vetro. Aspetto con impazienza e mi mordo il labbro così forte da sentire il gusto del mio sangue. Dopo qualche minuto la porta si apre e di scatto mi giro verso di essa. Il mio cuore si ferma e scoppio in lacrime, si sentono solo i miei singhiozzi che rimbombano e i passi sicuri di Ethan. Lui mi guarda, un'espressione seria dipinta sul volto. I suoi occhi neri diventano un po' lucidi e continuo ad osservarlo mentre si siede davanti a me. Bussa sul vetro e mi indica la cornetta, mi chiede di avvicinarla all'orecchio. Con mano tremante faccio come mi chiede, adesso sento il suo respiro e non riesco a smettere di piangere. Adesso ha un'espressione dispiaciuta, vedo una lacrima scorrere sul suo viso.
«Ti prego, pulce», sussurra, «Ti prego, non piangere».
Inutile dire che sentire la sua voce in questo momento mi provoca l'opposto. Un'altra lacrima scivola sul suo viso e non riesco a guardarlo così. Mette una mano sul vetro ed io faccio lo stesso, le nostre mani combaciano alla perfezione. Non si toccano, ma lo sento.
«Dì qualcosa», sussurra ancora, «Non piangere».
Impongo a me stessa di calmarmi e sbatto le palpebre per vedere meglio.
«Scusa», singhiozzo, «Scusa». È la prima cosa che riesco a dire. Ho pensato tanto e ho capito di averlo ferito davvero, tempo fa ormai. E lui non lo meritava.
«Ehi, è acqua passata, piccola», corruga la fronte, «Ti ho perdonata già da un pezzo»
«I-io credevo di averti perso per sempre»
«Siamo io e te, pulce», si asciuga in fretta una lacrima, «Non ci perderemo mai davvero».

ETHAN.
È distrutta. Dio, è a pezzi. Io sono a pezzi. Guardo Jamie e non riesco a trattenere le lacrime mentre la vedo singhiozzare. È pallida, troppo magra e quei suoi bellissimi occhi adesso mi sembrano così spenti. Sono passati altri due fottutissimi mesi prima di riuscire a vederla. Ho dovuto usare un buon avvocato per avere il permesso, dato che non sono un parente e adesso non voglio più andare via da qui, non voglio più lasciarla sola.
«Abbiamo poco tempo per parlare», dico, «Che non stai bene è evidente, quindi non ti chiederò come stai».
Tira su col naso e annuisce in silenzio, io continuo, «Sappi solo che presto sarai fuori di qui»
«Io no-non credo proprio»
«Te lo prometto, ci sto già pensando io, sarai presto fuori di qui».
Schiude le labbra e per un istante smette di singhiozzare, posso vederla tremare da qui, «Presto?»
«Prestissimo». Non posso dirle altro, la guardia entra ad annunciare che abbiamo gli ultimi due minuti. So già che con l'aiuto di Bob e dei suoi avvocati posso farla uscire da qui nel giro di poche settimane.
Jamie torna a piangere ed io trattengo a stento le mie di lacrime. Mi schiarisco la voce, «Fidati di me, pulce»
«Mi fido»
«Hai bisogno di qualcosa? Posso fare qualcosa per rendermi utile adesso?».
Scuote la testa e tira su col naso, «Avevo solo bisogno di te», bisbiglia, poi fissa le nostre mani sul vetro, «Sei la mia ancora»
 «Ti tirerò fuori di qui», ripeto dopo l'invito ad uscire fuori da parte della guardia. Mi alzo e fa lo stesso anche Jamie, «A presto», poso la cornetta e la guardo ancora un po'.
Lei deglutisce e mentre indietreggio verso la porta, sulle sue labbra leggo tre parole: ti amo, Et. Ti amo.

JAMIE.
«Signorina Collins», il mio avvocato si toglie gli occhiali e mi guarda dritto dentro agli occhi, «Lei sa di avere un angelo custode? Il signor William mi ha affidato il suo caso e credo che dovrà ringraziarlo per tutta la vita perché io sono in grado di tirarla fuori in men che non si dica».
Sorrido sollevata, «Lo spero proprio»
«Quel Brandon ha infangato il suo nome e quello di altre persone per avere una pena più corta», comincia a gesticolare con una mano, «Infatti lui sarà fuori tra qualche giorno, sa?»
«No, non lo sapevo»
«La sua cauzione è stata pagata, ha passato un breve periodo in carcere dove ha avuto una buona condotta e ha fatto la spia. Ecco qua, per lui è tutto finito. Potrà uscire domani, o tra due giorni, o anche oggi, chi lo sa».
Stringo i pugni e deglutisco. Non capisco per quale motivo non ha fatto il nome di Ethan, non capisco che razza di piano ha in mente.
«Io non faccio la spia», esce fuori come un ringhio.
«Nessuno le chiede questo, Collins. Non mi serve. Dobbiamo incastrare Brandon al punto da scagionare lei»
«Sono colpe-»
«Ssh», mi interrompe, «Questo lei non dovrebbe saperlo, ma Brandon è indagato per l'omicidio di un uomo. Sarà presto al fresco, me lo sento. E se ha un buon avvocato, per accorciare la pena, sarà dichiarato non in grado di intendere e di volere, mi segue?».
Rabbrividisco. Non ci capisco un cazzo, in realtà.
«No», ammetto.
«Sarà fatto passare per pazzo», sbuffa, come se io fossi un idiota, «E di conseguenza potremo mettere in dubbio le sue parole su di te. Ma ho anche altri assi nella manica», si alza e sorride. Sembra davvero in gamba, ma vola un po' troppo con la fantasia.
«Sarà fuori di qui presto», ripete ancora. Sta per salutarmi, ma il suo cellulare comincia a squillare e risponde. Non sento quello che gli dicono, ma la sua faccia diventa pallida di colpo.
«Era già fuori?», farfuglia, «Lo hanno preso? Chi ha sparato?».
Io sento il mio cuore battere all'impazzata, forse davvero sto per uscire da qui. Forse è stato Brandon, forse parlano di lui. L'avvocato chiude la conversazione e si sforza di fare un altro sorriso, «Brandon ha sparato ad un uomo, ma acqua in bocca, questo potrebbe essere il colpo di grazia per rovinarlo».
Sta per andare via, ma lo blocco davanti alla porta, non mi importa di avere un richiamo dalla guardia.
«Posso sapere come si chiama l'uomo?»
«Ethan. Ethan Hamilton, lo conosci?».
No. No, ti prego, no.

HI GUYSSSS
Come state? Ho aggiornato il prima possibile e vi annuncio che siamo quasi alla fine della storia. Dopo due anni di tira e molla mi sono decisa a concluderla come si deve 😂
Spero vi sia piaciuto il capitolo, grazie per averlo letto. Un bacio.

L'amore ci farà a pezzi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora