Capitolo 12.

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ETHAN.
Con una mano tappo la bocca di Jamie e deglutisco. Cazzo. Lei sbatte le palpebre velocemente, è nervosa.
«Tranquilla», sussurro, «Non ti muovere».
Mi allontano dal suo corpo e mi metto in piedi, lei rimane immobile sulla coperta. Mi avvicino lentamente al buco che c'è sul pavimento e guardo da lì il piano di sotto. Noto con orrore che Brandon e sua sorella Sammie hanno già posizionato delle bombe e hanno in mano un bidoncino di benzina.
Cazzo. Rimango ancora a guardare, indeciso su cosa fare. Sussulto appena sento la mano di Jamie sulla mia spalla. La guardo, sta tremando.
«Calma», cerco di tranquillizzarla, ma non credo di esserci riuscito.
Entrambi cerchiamo di sentire quello che dicono Brandon e Sammie, ma adesso stanno sussurrando qualcosa, non riesco a sentire. So solo che dobbiamo andare via da qui. Jamie fa un cenno col capo verso la scala di emergenza e annuisco. Ci muoviamo piano, senza fare rumore. Mette un piede sulla scala, ma si blocca immediatamente non appena sente il suono di una sirena. La polizia?
«Ma che cazzo?», sussurra.
Scrollo le spalle, sto cercando di apparire tranquillo quando in realtà non lo sono per niente. O esplodiamo o ci arrestano. Bello. Proprio fantastico. Il suono della sirena si fa sempre più lontano e finalmente sospiro di sollievo. Scendiamo dalla scala di emergenza e ci attacchiamo al muro. Brandon e Sammie stanno andando via.
«Passiamo domani», dice lei, «Questa sera mi sembra rischioso. È la terza volante in un'ora». Sale in macchina e Brandon annuisce, dunque la segue e sfrecciano via.
Mi rilasso immediatamente, adesso mi viene da ridere e anche Jamie scoppia in una risata liberatoria.
«Te la stavi facendo addosso», mi prende in giro.
Le do una spinta, non smetto di ridere, «Io? Sei tu quella che si è lanciata sulla scala di emergenza»
«Tu mi hai seguito»
«Ma sta zitta», inumidisco le mie labbra e comincio a camminare verso la finestra rotta che ci permette di entrare nell'ospedale.
«Dove stai andando?», chiede Jamie dietro di me. Mi volto a guardarla e sorrido, «Hanno lasciato tutto pronto, pensi che mi faccio scappare questa occasione?»
«Ethan... Hai sentito quello che ha detto Sammie»
«Non importa». Mi infilo dalla finestra ed entro. Jamie mi segue, ovviamente.
«Sei un deficiente, andiamo via»
«No». Afferro il bidoncino con la benzina e la spargo sul pavimento, ignorando le proteste di Jamie. Quando arriverà la polizia noi saremo già a casa a dormire beati.
«Esci da qui», le dico, «Io finisco e ti raggiungo»
«Sei una testa di cazzo», borbotta. Dunque esce dalla finestra e si allontana. Quando finisco le corro incontro e le ordino di seguirmi in fretta. Mentre ci dirigiamo verso la macchina l'ospedale esplode alle nostre spalle. Ho odiato quell'ospedale per anni. E adesso sta esplodendo a causa mia. Rivedo per qualche istante tutti i pomeriggi passati accanto al letto di mio padre e deglutisco. Odiavo quell'ospedale. Salgo in macchina e sfreccio via in fretta. Jamie non dice niente.
Accosto davanti casa sua e sospiro, mi sento giù di morale nonostante abbia vinto quella fottuta gara.
«Dovevi essere per forza tu a farlo esplodere,vero?». Lo ha capito, era ovvio.
La guardo negli occhi e deglutisco, «Sì».
Mi afferra la mano e sorride, un sorriso triste, «Ti senti meglio adesso?»
«Non proprio», ammetto.
Fa una smorfia e si sposta sul sedile per avvicinarsi più a me, poi mi abbraccia. Chiudo gli occhi e respiro il suo profumo.
«A volte mi manca», sussurro.
«Lo so». Si stacca dall'abbraccio e asciuga in fretta una lacrima.
«Non piangere», borbotto.
Scoppia a ridere e le scappa un'altra lacrima, «Sei tu quello che soffre e io sono la scema che piange».
Trattengo un sorriso e le accarezzo una guancia, «Sei così dolce, Jamie»
«Dormi con me?», propone.
«Dormo con te».

JAMIE.
Indosso il pigiama e sospiro guardandomi allo specchio. Sono orribile, davvero. I miei capelli sembrano un nido di uccelli e ho delle profonde occhiaie. Sexy. Davvero sexy. Ruoto gli occhi al cielo e raggiungo Ethan in cucina. Indossa il pantalone di una tuta che aveva lasciato qui ed è appoggiato al tavolo. Non si accorge della mia presenza, è troppo concentrato a leggere il biglietto d'invito del matrimonio della sorella di Chris. Mi schiarisco la voce e finalmente mi degna di uno sguardo. So che sta per fare un commento su quel matrimonio.
«Già il biglietto fa cagare», commenta infatti, «Tutte queste scritte color oro fanno pizzicare gli occhi, non credi?».
«Non è vero, è elegante».
Inarca un sopracciglio, «Elegante? Ho perso la vista per leggerlo».
Scoppio a ridere e glielo strappo dalle mani. Lo poso in un cassetto, «Andiamo a dormire? Domani lavoro»
«Anch'io», mi fa l'occhiolino, «Poi passo a trovare Bob»
«Con la tua collega», gli ricordo, «Come hai detto che si chiama?».
Saliamo le scale ed entriamo in camera mia.
«Kate»
«Non ha un bel nome», commento. Mi metto a letto e lui mi segue.
«Perché no?»
«Perché no».
Sbuffa e si mette seduto. Rimaniamo in silenzio per un po'. Io chiudo gli occhi, ma sento il suo sguardo addosso e non riesco a dormire.
«Ci pensi mai?»
Apro un solo occhio, «A cosa?»
«A quel bacio»
Oh.
«Quel...»
«Se si può considerare bacio», mi interrompe.
Mi metto seduta e mi schiarisco la voce, ho le guance che vanno a fuoco. Perché deve parlarne adesso? Insomma, perché deve parlarne?
«Eri sconvolto per quello che è successo a Bob e quindi...», borbotto, non so nemmeno che sto dicendo.
Ride, «E quindi?», mi prende in giro.
«Dai», mi allontano da lui e mi metto in piedi. Lui rimane sul letto, ha le gambe incrociate e mi guarda con un sopracciglio inarcato. Che faccia da schiaffi.
«Cosa?»
«Non è stato niente», dico in fretta, «O no?»
«Tu che hai provato?».
«Niente», rido nervosamente, «E tu?»
«Pensi che io possa provare qualcosa per quel bacio veloce? Dato per sbaglio, tra l'altro», è arrogante mentre parla. Per sbaglio. «Sei stato tu a parlarne per primo», ringhio, mi sento infastidita, «Adesso dormiamo».
Mi metto a letto e gli do le spalle. Per sbaglio.
Lo sento muoversi sotto le coperte e mi irrigidisco non appena mi circonda lo stomaco con un suo braccio. Mi allontano istintivamente.
«Che c'è?», chiede.
«Niente». Taglio corto. Sbuffa e si volta dall'altro lato, le nostre schiene si sfiorano.
Rimango a fissare il vuoto per non so quanto tempo. Mi ha baciata per sbaglio.
«Cristo», sbotto, «Come si fa a baciare qualcuno per sbaglio?».
Si volta in fretta verso di me e sgrana gli occhi. Non riesco a credere di averlo detto davvero.
«Pensavo dormissi», cambia argomento.
«Beh, no»
«Perché sei così acida?».
Torno a dargli le spalle, «Lascia stare. Buonanotte».
Non risponde. Chiudo gli occhi e cerco di darmi una calmata. Non mi è mai successo di arrabbiarmi così tanto per niente.
Sono quasi calma e mi sto quasi addormentando quando Ethan mi afferra i fianchi e si posiziona su di me.
Avvicina il suo viso al mio e fa sfiorare i nostri nasi, «Se ti bacio adesso», sussurra, «È solo perché lo voglio io. Nessuno sbaglio, sono stato chiaro?»
«Cos-», preme le sue labbra sulle mie e immediatamente sento il viso andare a fuoco. Non si allontana, afferra le mie mani e se le mette dietro il collo. Che stiamo facendo?
Schiudo le labbra e lo sento sorridere, quel bacio casto diventa più passionale. Con una mano mi accarezza la coscia mentre con l'altra solleva un po' la mia maglietta. Mi morde il labbro, bacia il mio collo e poi torna sulle mie labbra.
«Ethan», ansimo, ho il fiatone. Finge di non sentirmi e torna a baciarmi. Le sue mani non stanno ferme nemmeno per un secondo. Mi solleva sempre di più la maglietta e con una mano cerca il gancio del mio reggiseno. Mi ritrovo ad assecondarlo, non riesco a staccarmi da lui e capisco di non saper rifiutare i suoi baci. Si dedica al mio collo e trattengo il fiato, sto andando a fuoco. Si posiziona meglio tra le mie gambe e si china per mordermi le labbra.
«Fermami», sussurra, «Fermami o stanotte succede un casino».
Deglutisco e appoggio una mano sul suo petto per allontanarlo. Ha gli occhi lucidi e i capelli scompigliati. Mi guarda senza dire niente ed io mi sento tremendamente in imbarazzo. Che cosa abbiamo appena fatto?
Abbasso lo sguardo e fingo di tossire mentre lui si allontana da me e si mette seduto. Si passa una mano tra i capelli, poi si alza.
«Dove vai?», chiedo in fretta.
Si volta a guardarmi e sorride, «Ho sete, ti porto un bicchiere d'acqua?».
Pensavo volesse andare via. Invece no.
«Sì, grazie».

ETHAN.
Chiudo l'acqua ed esco dalla doccia, dunque afferro un asciugamano e lo allaccio alla mia vita. Jamie mi aspetta fuori dal bagno, dobbiamo sbrigarci per andare a lavoro e decido di uscire e lasciare il bagno libero. Quando esco i suoi occhi percorrono tutto il mio corpo, poi con lo sguardo rivolto verso il basso entra e si chiude dentro a chiave.
Faccio una smorfia. Non dice una parola da questa notte. Quel bacio é stato un errore, ne sono sicuro, ma rifarei quell'errore ogni giorno. Sbuffo e mi vesto, poi scendo in cucina e decido di preparare la colazione. Magari dice qualcosa. Magari.
Metto un po' di musica per distrarmi e canticchio mentre apparecchio la tavola.
Jamie ci mette un po' prima di arrivare. Indossa una gonna a vita alta nera con una camicia rosa e ha legato i capelli in una coda. Le direi che é bellissima, ma meglio evitare in questo momento.
«Ho preparato la colazione», dico, la voce un po' tesa.
«E hai messo la musica», sorride, «Balliamo?».
Corrugo la fronte. Ho capito bene?
«Come?»
«Balliamo? Non dirmi che non sai ballare, ballavamo sempre da piccoli». Afferra la mia mano e sorride ancora.
«Ho perso il mio talento con gli anni», scherzo. La faccio girare su se stessa e ride.
Appoggio la mia mano sul suo fianco e mi avvicino a lei. Rimaniamo a ballare per qualche minuto, sembra essersi dimenticata del bacio di ieri sera.
«Dobbiamo andare a lavoro», sussurro al suo orecchio.
«Hai ragione», dice, ma non si allontana. Io rimango fermo lì, vicino al suo collo. Ho voglia di baciarlo, quel collo. Chiudo gli occhi e mi allontano, le do le spalle. Afferro le chiavi della macchina e borbotto un "andiamo", senza degnarla di uno sguardo. Se torno a fissarla giuro che la bacio. E non posso.
«Ethan»
«Sì?», apro la porta e mi blocco. Davanti a me c'è uno con la faccia da scemo. Sono dei fiori quelli che ha tra le mani?
Inarco un sopracciglio e lo guardo dal basso verso l'alto.
Lui fa lo stesso.
«E tu saresti?», diciamo insieme.
Jamie ride nervosamente, «Ethan, lui è Chris», ci presenta, «Chris, lui è Ethan».
Ah. Bene.
Chris mi porge la mano e la stringo forte, vedo una smorfia di dolore sulle sue labbra. Pivello. Guarda Jamie e sorride. Deficiente. Le mette i fiori tra le mani e le schiocca un bacio sulla guancia.
Stringo i pugni e ruoto gli occhi al cielo.
«Li ho visti e ho pensato a te», dice, facendo un cenno col capo verso i fiori.
Rido ed entrambi mi guardano confusi. A Jamie non piacciono i fiori. E poi, li ha visti e ha pensato a lei? Ma per favore.
«Grazie», sussurra Jamie, «Come mai qui?»
«Volevo accompagnarti a lavoro», spiega, «Mi fa piacere vederti anche per poco».
Sospiro, «Ci sono già io»
«Non posso accompagnarla io?».
Gli appoggio la mano sul petto e lo spingo un po', in modo da poter passare. Prendo la mano di Jamie e sorrido, «Mettiti in coda», gli faccio l'occhiolino e andiamo via. Jamie cerca di liberarsi, ma le stringo la mano più forte. Saluta da lontano Chris ed entra in macchina. Appena partiamo mi colpisce il braccio, «Ma che ti è preso?», sbraita.
«E quello sarebbe Chris?», rido, «Ma lo hai visto? Sembra un coglione»
«Non è vero», lo difende, «È gentile, educato e anche bello».
Stringo le dita attorno al volante, «Beh, mettiti insieme a lui se ti piace tanto»
«Ci stiamo lavorando», sputa acida.
Stringo gli occhi e deglutisco, «Hai baciato me ieri sera, cominci proprio bene. Bella relazione»
Gonfia le guance, «Non succederà più». Fermo la macchina davanti al locale in cui lavora e rido, «Non succederà più?», chiedo.
«Mai più».
Mi sporgo in fretta verso di lei, le afferro il mento e con prepotenza le stampo un bacio sulle labbra, «Come no».

Salve :)
Spero vi piaccia, commentateee :)
Voglio sapere cosa ne pensate, un bacio

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