Capitolo 18.

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Capitolo 18.
ETHAN.
Avevo detto niente baci e niente carezze e ho mandato a fanculo tutte le mie regole nel giro di due secondi. Sollevo Jamie e la faccio sedere sul tavolo, mi posiziono tra le sue gambe e continuo a baciarla. Lei ricambia il bacio e stringe le sue gambe attorno alla mia vita. Scendo a baciarle il collo e strozza un gemito quando appoggio la mia mano sul suo petto.
«Ethan...», ha il fiatone. Accetterei mille torture per risentire la sua voce chiamarmi in quel modo. Mordo le sue labbra e poi la bacio ancora.
«Dobbiamo... Parlare...», dice tra un bacio e l'altro.
«Dopo», sussurro, è l'unica cosa che riesco a dire prima di entrare in trance, o qualcosa di simile comunque, visto che non riesco a controllare le mie azioni. Mi fa perdere il controllo e non è una buona cosa. Quando sento la sua mano che si posiziona sul mio petto e cerca di allontanarmi ritorno alla realtà. Sbatto le palpebre, come per riprendermi da un sogno e mi accorgo che ha le labbra gonfie e i capelli scompigliati.
Mi aspetto un discorso serio, pieno di cose del tipo "scordiamoci tutto questo", invece chiude gli occhi e mi schiocca un altro bacio sulle labbra. Adesso non parliamo, io guardo il tetto e lei il pavimento. Sento ancora caldo e sono sicuro che se lanciassi un'occhiata al mio amico lì sotto lo troverei molto sveglio e felice. Ricordo di essere in boxer e mi schiarisco la voce, «Forse é meglio se ci cambiamo», riesco a dire.
Scende dal tavolo e annuisce, dunque sparisce dietro la porta della mia stanza. Io rimango un po' in cucina, apro il frigo e bevo un bel po' di acqua direttamente dalla bottiglia. Quando vado in camera mia lei si sta mettendo a letto, indossa una mia maglietta e i miei boxer. Distolgo lo sguardo e afferro un paio pulito anche per me, quindi mi chiudo in bagno. Maledetto istinto. È incredibilmente difficile mettermi a letto senza guardarla, mi sdraio il più lontano possibile da lei e chiudo gli occhi, però non ho sonno e questo silenzio mi sta torturando.
«Non riesco a dormire», annuncio poi.
«Perché?», lo ha solo sussurrato.
«Sono nervoso», ammetto, in fondo è Jamie e abbiamo sempre parlato di tutto, quindi perché nascondere adesso il mio stato d'animo? Lei si muove sotto le coperte e mi circonda lo stomaco con il braccio, lascia anche intrecciare le nostre gambe. Bacia delicatamente la mia fronte, il naso e poi posa dolcemente le sue labbra sulle mie. È un bacio dolce, così puro. Non smettere di baciarmi, Jamie, per favore.
«Adesso dormiamo», dice, «È stata una lunga giornata».
La guardo negli occhi e sorrido, mi sporgo verso di lei e le stampo un bacio sulle labbra, «Buonanotte, pulce»
«Dormi bene», risponde.
Chiudo gli occhi e cerco di non sorridere come un idiota senza un motivo in particolare, sono un po' meno teso e mi addormento quasi subito. Quando mi sveglio Jamie è seduta sulla scrivania, ha i capelli raccolti in una coda e indossa la tipica divisa da cameriera. Mi passo una mano sugli occhi e la fisso senza dire niente.
È lei a parlare: «Ha chiamato Bob stamattina dicendo che oggi non c'era bisogno di te a lavoro e ti ho staccato la sveglia».
Per questo la amo. No, deficiente. Non pensarlo nemmeno.
Vede che non rispondo e continua, «Sono andata a lavoro e ho già finito il mio turno, per tua informazione sono le tre del pomeriggio».
Sbuffo e mi metto seduto, «Potevi svegliarmi stamattina», la mia voce esce fuori rauca.
«Ci ho provato prima di andare via, ma eri in letargo», sorride e mi condagia subito, infatti sorrido anch'io.
«Ho portato il pranzo, ti aspetto in cucina», detto questo salta giù dalla scrivania e mi rivolge una strana occhiata prima di uscire dalla stanza. Le guardo il sedere istintivamente. Devo smetterla. Davvero.
Quando la raggiungo é già a tavola, hamburger e patatine mi aspettano sul tavolo e all'improvviso mi viene fame.
C'è un brutto silenzio mentre mangiamo e comincio a sentirmi nervoso. Non dovevo baciarla.
«È strano», dice, ed io alzo lo sguardo dal piatto per vedere cos'ha da dire, «Tutto questo»
«Cosa?», fingo di non capire, ma sto già muovendo nervosamente la gamba. Devo rilassarmi. Che mi prende?
«Noi due che ci baciamo», adesso non mi guarda, «È strano»
«Un po'». Bella risposta del cazzo.
«Sono confusa», ammette, ed io rimango in silenzio, quindi continua, «Siamo amici da una vita e questo è... Troppo strano»
«Adesso basta», taglio corto, «Smetti di ripetere che è strano, se vuoi sbarazzarti di questa situazione basta dirlo e farò in modo che non ricapiti più». Strano.
«Non ho detto questo»
«Cosa vuoi dire allora?», mi sto innervosendo e la mia voce lo fa notare.
«Che forse dovremmo comportarci un po' meno da amici per capire cosa vogliamo realmente»
«Eh?», adesso sono io quello confuso.
«Non farmelo ripetere», le sue guance si colorano di rosso e abbassa lo sguardo.
«Dovremmo frequentarci, Jamie?», inarco un sopracciglio e lei sembra essere infastidita dalla mia reazione.
«Qualcosa del genere», sbuffa, «Non lo so che si fa in queste situazioni!», urla poi, «Se non trovo una soluzione io tu non fai niente!».
Gonfia le guance e scoppio a ridere. Non so perché sto ridendo, so solo che la situazione è davvero surreale. Lei sbatte le palpebre più volte, schiude le labbra e poi si alza di scatto.
«Vaffanculo», sbotta, poi corre via.
Ma che cazzo?

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