Capitolo 7.

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ETHAN.
Bob William, comunemente chiamato "capo" da tutti i miei colleghi, è l'uomo più matto che io abbia mai conosciuto. Mi ha chiesto di cancellare tutti i suoi appuntamenti, ordinandomi di avere fantasia nell'inventare delle scuse. Io lo faccio senza troppi problemi, è sempre stato un gioco da ragazzi mentire. Almeno per me. Lo osservo mentre si mette la giacca e metto giù il telefono, ormai il mio turno è finito.
«Hai da fare questa sera?», borbotta, puntando i suoi occhi azzurri nei miei.
Voglio stare con Jamie questa sera, non la vedo da una settimana e abbiamo un vecchio ospedale da far saltare in aria.
«Sì, perché?».
Sbuffa, poi tossisce, «Dovresti andare ad una cena al posto mio per ritirare un premio. Odio quelle cene»
«Non se ne parla»
«Andiamo, sono il tuo capo, dovresti obbedirmi», cerca di avere un tono autoritario, ma sorride immediatamente.
«Davvero, Bob, ho da fare»
«Per favore»
«No»
«È importante», mi mette un invito tra le mani, «Porta la tua ragazza». Detto questo, mi fa un cenno con la mano e va via. Quel vecchio mi ha fregato.
Prendo la mia giacca e invio un messaggio a Jamie, dicendole di non prendere impegni per la sera e di cercare qualcosa di elegante da indossare. Spero non sia con quel deficiente. So che si sono visti qualche altra volta, ma lei sostiene che non c'è stato nessun altro bacio. Lo spero davvero.
Esco dall'ufficio e sorrido alla segretaria, non ricordo il suo nome, ma il suo sedere certamente. Gran bella ragazza. Arrivo alla mia macchina e sento il cellulare vibrare, dunque lo afferro e rispondo alla chiamata: é Jamie.
«Perché un vestito elegante?», chiede subito, incuriosita.
«Dobbiamo andare ad una cena importante», ridacchio, «Sai, quel tipo di feste piene di ricconi snob»
«Una pizza sul mio divano non ti andava?», scoppia a ridere.
«Bob mi ha chiesto di andare al posto suo», spiego e accendo la macchina.
«Okay, cercherò qualcosa»
«Non qualcosa di corto, mi raccomando»
«Idiota», dice, poi termina la chiamata.
Sto per partire quando una ragazza bussa al mio finestrino, inarco un sopracciglio e lo abbasso. Non credo di averla mai vista in vita mia.
«Ethan?», sorride, «Scusami tanto se ti disturbo, lavoro al primo piano e ti ho visto in giro per l'azienda ultimamente».
Mi limito ad annuire, lei continua, «Ecco... Ho avuto un problema con la macchina, potresti darmi un passaggio?».
Le faccio un cenno col capo e sorrido, «Certo, sali pure».
I suoi occhi marroni si illuminano e si passa una mano tra i capelli biondi, «Sei un tesoro, Ethan. Oh, io sono Kate». Sale in macchina e si volta a guardarmi, «È un piacere, Kate».

JAMIE.
Guardo il mio riflesso allo specchio e sbuffo. Indosso un abito nero, è lungo ed ha uno spacco che lascia intravedere gran parte della coscia e della gamba. La scollatura a cuore mi innervosisce e gli orecchini mi pizzicano le orecchie. Odio vestirmi in questo modo. Per non parlare dei tacchi. Sento Ethan che suona con il clacson e decido di uscire. Raggiungo la macchina e sento il suo sguardo addosso quando mi siedo.
«Sono elegante abbastanza?».
I suoi occhi scuri studiano tutto il mio corpo, poi sbuffa e parte.
«Potevi mettere qualcos'altro»
«Non ti piace?».
Si morde il labbro e ignora la mia domanda. Oggi è più simpatico del solito, oserei dire. Indossa uno smoking nero che gli fascia perfettamente il corpo.
«Smetti di farmi la radiografia».
Sgrano gli occhi e mi giro di scatto, «Stavo solo guardando il tuo smoking»
«Sì, certo», ride. Per il resto del viaggio mi racconta della sua giornata e di Bob, quel signore gli sta particolarmente a cuore. Poi mi dice di aver dato un passaggio ad una ragazza e di aver pranzato da lei. Inarco un sopracciglio e mi muovo nervosamente sul sedile.
«Scommetto che era una sorta di modella», borbotto. Ferma la macchina davanti ad un'enorme villa, quindi mi ignora e scende dall'auto. Io faccio lo stesso. Ci dirigiamo verso l'entrata e schiudo le labbra per lo stupore quando entriamo. È meraviglioso. Un'orchestra suona dal vivo e noto un'enorme scultura di ghiaccio al centro della sala. Un cameriere ci accompagna al nostro tavolo ed Ethan borbotta qualcosa di incomprensibile quando vede che dobbiamo condividere il tavolo con altre persone. Sono quasi tutti più grandi di noi, tranne due ragazzi che hanno circa la nostra stessa età. Noi ci sediamo davanti a loro, sembrano due con la puzza sotto il naso. Non é per niente il mio ambiente, né quello di Ethan.
«Scappiamo», sussurra al mio orecchio.
Scuoto la testa e sorrido, «Dai, è carino qui»
«Sarà», sbuffa, «Ma io preferivo rimanere a casa». Annuisco, incrociando lo sguardo del ragazzo che sta davanti a me. Mi sorride e inumidisce le sue labbra prima di porgermi la mano, «Francisco», si presenta.
Ethan accanto a me s'irrigidisce all'istante, io sussurro appena il mio nome.
«Sono incantato dalla tua bellezza», aggiunge lui, cordiale. Sento le guance avvampare.
«Gra-grazie»
«Che faccia tosta», ringhia Ethan, Francisco non lo sente.
«Non ti ho mai vista qui, è la prima volta che vieni?»
«Sì».
Noto con la coda dell'occhio che Ethan ha cominciato a giocherellare con un coltello e deglutisco. Francisco sembra non accorgersi della sua presenza.
«Spero che mi concederai un ballo, dopo».
Schiudo le labbra per rispondere, ma Ethan lascia cadere il coltello sul tavolo e provoca un tonfo, «Non so se ti sei accorto che la ragazza è impegnata», grugnisce, passa un braccio attorno alle mie spalle e mi lascia un bacio sulla fronte. Impegnata, certo. Francisco sorride, malefico, «Beh, io non sono geloso».
Ethan si lascia sfuggire una risatina, scuotendo la testa. Afferra nuovamente il coltello e glielo punta contro, «Io sì», dice, con un tono di voce che non ammette repliche.

ETHAN.
Sono nervoso. Ho voglia di andare via immediatamente e questo deficiente che continua a guardare la scollatura di Jamie non è d'aiuto. Francisco. Che nome del cazzo. Per tutta la cena si limita a guardare Jamie, senza rivolgerle più la parola. Meglio così. Jamie non dice nulla, mangia in silenzio e sorride di tanto in tanto a qualche vecchia signora che siede al nostro stesso tavolo. Un cameriere viene a dirmi di seguirlo per ritirare il premio di Bob e mi alzo.
«Sta ferma qui, arrivo subito», sussurro all'orecchio di Jamie, poi uccido con lo sguardo Francisco, sicuro che ci proverà con lei non appena io mi sarò girato. Soffio fuori dalle labbra l'aria e cerco di calmarmi. Andiamo, perché sono così nervoso? Il cameriere mi dice di entrare in una stanza al piano di sopra, ad aspettarmi ci sono due uomini seduti su un divano. Mi sorridono cordiali.
«Bob William?», chiede uno di loro, sembra confuso. Non faccio in tempo a rispondere che qualcuno mi colpisce alle spalle, facendomi cadere sul pavimento.
Cerco di rialzarmi, ma mi colpisce ancora una volta. Cazzo. Sgrano gli occhi e afferro la gamba di uno degli uomini, costringendolo a raggiungermi per terra. Rotolo di lato e mi alzo, dunque impugno una lampada che si trovava su un tavolino. Uno di loro cerca di saltarmi addosso, ma gliela spacco sulla testa e precipita sul pavimento. Rimane solo un uomo in piedi, lo guardo minaccioso, afferro un'altra lampada e gliela punto contro: «Spiegatemi che succede», sibilo, «O vi ammazzo tutti».

Saaaalve.
Eccomi qui, ho problemi con internet per ora, quindi posterò un altro capitolo appena possibile. (Ad esempio adesso sto sgamando il wifi della mia amica). Spero vi piaccia, un bacio.
Ps. Dal prossimo capitolo la situazione comincerà a farsi più interessante. Eh, eh, eh. Adesso vado, Adios. Fatemi sapere o lasciate una stellina ♡

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