Capitolo 13.

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JAMIE.
Odio la sveglia la mattina. Odio la mattina in generale, a dirla tutta. Ma soprattutto, odio il suono del campanello seguito dalla sveglia. Di mattina. Mi alzo dal letto mugugnando parole senza senso. Inciampo sul tappeto e quasi rotolo giù dalle scale prima di arrivare alla porta. Quando apro c'è Chris che mi sorride. Perché viene qui quasi ogni mattina?
«Buongiorno», dice, «Ti ho svegliata?».
Sono in pigiama, ho un occhio chiuso e i capelli in aria. Non si nota?
«Sì», bisbiglio, dunque mi schiarisco la voce.
«Scusa, posso entrare?», sembra agitato, dunque mi faccio da parte e annuisco. Lui entra e sto per chiudere la porta, ma un piede la blocca. Corrugo la fronte e fisso il piede.
«Ma cosa?», bisbiglio, tentando di chiudere la porta, ma il piede é ancora lì.
«Mi stai massacrando il piede, deficiente», riconosco la voce di Ethan. Alzo lo sguardo e noto che sta cercando di entrare.
«Va via», borbotto, quindi cerco di chiudere la porta con la forza. Lui spinge da fuori, «Spostati o finirai con il sedere attaccato al pavimento», mi avvisa.
Noto con la coda dell'occhio che Chris ci guarda confuso. Non voglio Ethan e Chris nella stessa stanza, casa, o città. Inoltre, sono convinta del fatto che il mio caro amico voglia confondermi le idee con i suoi baci per farmi allontanare da Chris solo perché a lui non piace. Non ci riuscirà.
Assottiglio gli occhi e spingo la porta con la schiena, «Vattene», ripeto, ma lui ride.
«Io ti avevo avvisata», dunque dà una spallata alla porta e rotolo sul pavimento.
Alzo lo sguardo, lo osservo mentre entra e mi guarda soddisfatto.
Si abbassa, porgendomi la mano, «Ti sei fatta male, pulce?», alza di poco l'angolo della bocca e mi guarda con aria di sfida.
«Vaffanculo», sbotto, ignoro la sua mano e mi alzo da sola.
«Buongiorno anche a te», risponde. È più stronzo del solito o sbaglio? Lancia un'occhiata a Chris e inarca un sopracciglio, sembra essersi accorto solo adesso della sua presenza.
«Ci si rivede», dice Chris.
Lui finge un sorriso, «Purtroppo. Non hai nient'altro da fare la mattina?»
«Nemmeno tu?»
«Che idiota», ruota gli occhi al cielo e guarda me, «Dobbiamo parlare»
«C'ero prima io», ribatte Chris. Chiudo gli occhi e mi massaggio le tempie. Gran bel risveglio, davvero.
«Okay, uno alla volta», cammino verso la cucina e i due mi seguono, uccidendosi con lo sguardo a vicenda. Mi siedo su uno sgabello e sbuffo, «Chris, cos'hai da dire?»
«Non possiamo parlare da soli?»
«No, non potete», Ethan risponde per me.
«Ma che vuole questo da te?», sbraita lui.
Ethan lo guarda, scioccato, «Questo?», si indica il viso, «Cosa vuoi TU da lei? QUESTO», continua ad indicarsi, «Non ti spacca la faccia solo per pietà»
«Basta», li interrompo, prima che finiscano col picchiarsi sul tavolo.
Ethan sospira e stringe i pugni.
«Mia sorella si sposa su un' isola», dice Chris di getto, «Non ne sapevo nulla. Dobbiamo essere lì tre giorni prima del matrimonio»
«Cosa?», diciamo io ed Ethan contemporaneamente. Chris continua ad avere un espressione confusa.
«Credevo che la cerimonia si sarebbe svolta qui in città e invece... Per te non va bene? Sono solo tre giorni»
«Beh», sussurro, ci sto pensando su.
«No che non va bene», ancora Ethan parla al posto mio. Si arrotola le maniche della camicia e si avvicina più a me, sedendosi sul tavolo. Si sta innervosendo.
«Punto primo», comincia, «Perderà tre giorni di lavoro»
«Sarà nel week end», ribatte Chris.
Ethan lo ignora, «Punto secondo, Dovrebbe andare su un isola? Con te?», ridacchia, «Scordalo»
«Sei il suo ragazzo o cosa?», adesso anche Chris sembra piuttosto nervoso. Ethan scende dal tavolo con uno scatto.
«Ethan», lo chiamo, inutilmente.
«Senti», sibila, avvicinandosi a Chris più del dovuto, «Conosco questi trucchetti meglio di chiunque altro. La inviti al matrimonio di tua cugina-»
«Sorella»
«Non mi interrompere», sbraita. Mi scappa una risata. Ethan è più alto di Chris e si abbassa un po' per guardarlo dritto negli occhi.
«La inviti a questo matrimonio, lei accetta e dopo casualmente scopri che è su un'isola e casualmente dovete rimanere lì tre giorni», si avvicina ancora, «Casualmente sarete poi nello stesso hotel e casualmente la vostra stanza sarà vicina».
Scuoto la testa. Ethan sta diventando matto.
«E quindi?», Chris lo incoraggia.
«E quindi una notte avrai casualmente voglia di andarla a trovare»
«E quindi?», continua l'altro.
Questa conversazione non ha senso.
«E quindi ti spacco la faccia», ed eccolo pronto a saltargli addosso. Afferra Chris per la maglietta e lo sbatte contro il muro, sollevandolo dal pavimento.
«ETHAN!», urlo, afferrandogli le spalle. Lo allontano da Chris e mi metto in mezzo.
«Chris», dico, ho il fiatone, «Torna a casa. Verrò al matrimonio senza nessun problema».
Sorride soddisfatto.
«E tu», mi rivolgo ad Ethan, «Dobbiamo parlare».

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