8) La cena

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G:"Arrivo"

Risposi.
Mi alzai dal divano sentendo il battito del cuore nelle orecchie, gli sarebbe piaciuto il mio outfit?
Avevo paura di aver dimenticato qualcosa, ricontrollai almeno tre volte prima di andare a salutare mia mamma.

<<Portafoglio, soldi, deodorante, ok messo, telefono... profumo, lucidalabbra... messi... ho tutto>> Riflettevo ad alta voce.
Tappettavo su ogni parte del corpo per capire se davvero avessi tutto, sembrava che stessi facendo un qualche trend su tiktok, mancava solo la musica.

<<Mamma vado>> Soffiai affacciandomi alla cucina.
Lei stava preparando della pasta al pomodoro, l'odore squisito si sentiva dalla porta.

<<Va bene, li hai presi i soldi?>> Chiese senza nemmeno girarsi.
<<Sì, ciao>> Salutai.
Anche lei fece lo stesso.

Corsi fuori di casa.
Sul vialetto c'era parcheggiata in modo sbadato una macchina nera con tutti i finestrini davanti spalancati.
Da uno di questi usciva un braccio, la pelle era liscia ma ormai consumata, al polso portava un orologio di buon gusto d'oro rosato.
Le unghie erano curate e di un color carne neutro.
Erana la mano di sua mamma.
Per qualche strana ragione provai ad immaginarmi l'odore di quella donna, la mia mente pensava a fiori delicati ma con qualche tono di sensualità.

Dall'altra parte, uno sportello si aprì.
Come prima cosa, vidi i capelli corvini ed acconciati nel più stravagante modo di Bill.
Immaginai anche l'odore di quelli: Lacca.
Non mi veniva altro se non questa.
Però non di quelle lacche che ti fanno venire il mal di testa, ma di quelle con un odore stranamente buono.

I suoi occhi curiosi mi stavano già sorridendo anche se in volto la sua espressione era ancora vaga.

Feci una piccola corsetta da lui.

<<Ciaooo>> Dissi rivolgendomi a lui quasi come se volessi abbracciarlo.
Mi trattenni.
Le uniche persone che ho abbracciato anche se non eravamo legate tantissimo erano delle ragazze amiche delle mie migliori amiche.
Loro erano persone apposto, tranquille, gentili.
Non gli importava chi avevano davanti, un abbraccio per salutarsi lo volevano comunque.
Mi sono sentita a mio agio con loro, se vogliamo aggiungere dettagli.
Capivano la mia ironia, cosa da pochi.

<<Heyy, come va?>> Bill aprì lo sportello dei sedili di dietro e mi fece cenno di andare per prima.
<<Grazie>> Dissi entrando in macchina.
<<Tutto bene, Te?>>continuai
<<Come te>> Si sedette vicino a me, le nostre gambe si sfioravano, sentivo lo stomaco vuoto.
Un ondata di freschezza mi travolse, era un odore floreale e travolgente.
Come avevo indovinato, era il profumo di sua mamma.
Dalla direzione opposta sentivo invece un odore maschile ma allo stesso tempo dolce, uno di quei profumi che indossano le rockstar.
Il suo non era fresco, era pesantuccio.
Mi piaceva questa cosa, voleva dire che mi sarebbe rimasto impresso addosso se ci fossimo abbracciati.
Io invece sapevo di sensualità, poteva sembrare una di quelle colonie che costano un occhio della testa, ma in realtà lo presi da Zara.
Faceva la sua figura però.
Ricevevo sempre complimenti quando lo spruzzavo sui miei abiti per uscire, dicevano che lasciava la scia.

<<Ciao, piacere, Ginevra>> mi presentai alla sua mamma.
Anche lei sorrideva.
Era uguale a suo figlio.
Quella famiglia era di una bellezza indescrivibile.
Stessi occhi, stessi lineamenti, stesso sorriso.
Lei aveva uno stile basic ma pur sempre elegante, con capelli legati in una coda e abiti chiari con dettagli a fiorellini.
Aveva colori più caldi di Bill, la pelle era più scura, i capelli erano castani con riflessi di miele.

<<Piacere mio, Simone.
Bill mi ha parlato molto di te, non è vero?>> Fece l'occhiolino a suo figlio.
Lui divenne rosso come dei petali di rosa appena colta.
Un colorito vivo e caloroso.

human connect to human // Bill Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora