-Ginevra's POV-
Il vapore della doccia mi cullava.
Dai miei occhi scivolavano lacrime amare.
Sangue scuro e consistente colava dalla mia gamba.
Un taglio.
Non faceva male, nè bruciava.
Non era nemmeno profondo, la cosa più fastidiosa era passare la lametta sulla pelle.
Non era un disturbo fisico ma mentale.
Quello che mi provocava dolore era il fatto di non essere riuscita a mantenere la promessa.
Se mi avessero scoperto sarebbe finita per me.Era sempre così: glielo promettevo ma passato del tempo ritornavo al punto di partenza.
Quando mai ci ero riuscita? A mantenere una promessa?
Quella sera le avrei viste (le mie amiche) a casa di Rachele (stranamente).
Casa sua era anche Casa nostra.
O uscivamo in centro o ci vedevamo da lei praticamente ogni giorno.
Nonostante vivesse in un palazzo, l'ambiente era spazioso, ma soprattutto accogliente.
Ci piaceva stare da lei.Cosa mi aveva spinto a farmi del male di nuovo?
I ricordi, le parole malvagie che mi venivano sputate addosso con amarezza.
Quando i maschi in classe si divertivano a chiamarmi vacca con il professore.
Lui rideva un po' ma vedendo che ci rimanevo male li brontolava.
Non ero mai stata tanto bene con me stessa, in prima media ero davvero obesa ma col passare degli anni ero cambiata.
Per loro ero sempre uguale però.
La stessa bambinetta paffuta e cocciuta.
Brutta, orribile, ripugnante.Se fai una brutta prima impressione tutti ti ricordano in quel modo.
Il primo giorno di scuola delle medie indossavo un paio di jeans attillati con una maglietta di Harry Potter e delle scarpe nere sotto marca.
Sembrava che nessuno vedesse la nuova me.
Erano tutti rimasti bloccati a quel giorno.
Chi non era strano in prima media? Chi non era imbarazzante?
Io però ero forse il loro bersaglio migliore.Entrai talmente in crisi che in terza media mi vennero quattro capelli bianchi.
Ogni tanto tornavano in mente le loro parole e mi sentivo di nuovo quella bambina definita strana da sola al suo banco.
Ad ogni ricreazione leggevo un libro al banco con gli occhi colmi di lacrime ed una cingomma in bocca.
Le gambe pizzicavano, i jeans ruvidi sfregavano sui tagli freschi e vecchi fino a farmi perdere la testa.Data la mia carnagione cadaverica le cicatrici non si vedevano, non appena però iniziavo a prendere il sole via di pantaloni lunghi.
Sulla gamba destra avevo anche una grande voglia, altra mia insicurezza.
Mi chiedevano sempre cosa avessi fatto alla coscia ed io dovevo rispondere "ci sono nata, è una voglia".
Così si che sembravo una mucca: Fisico da mangiatrice del Mcdonalds con corpo a chiazze.Mi mancava essere piccola e mingherlina, mi emozionionavo per le più piccole cose, zero problemi, solo divertimento.
Nostalgia.
Ecco cosa sentivo nel cuore ogni volta che rivedevo uno dei miei video di quando avevo 3 anni.
La qualità dei telefoni era scarsa, i colori spenti, l'audio era robotico ma ero felice.
Tanti erano di me che ballavo, altri li faceva mia mamma ogni volta che provavo qualcosa di nuovo.
I miei urletti di gioia, la voce bianca e stridula, come avevo fatto a diventare un mostro quando prima ero letteralmente una principessa?Che noia.
In certi momenti della giornata volevo morire così tanto.
Stavo avendo un bel periodo negli ultimi tempi.
Bill mi aveva tirata su di morale, non pensavo quasi più a niente.Quando meno me lo aspettavo i ricordi mi avevano colpito.
Ed ecco che mi aprivo la pelle.Stavo tremando là dentro.
Pestavo il sangue con il piede, odiavo quella sensazione di umidiccio caldo.
Orribile.
Come l'odore.
Nauseabondo.
STAI LEGGENDO
human connect to human // Bill Kaulitz
FanfictionBill, un ragazzo di 17 anni tedesco che vive in Italia, rimane bloccato con una ragazza in ascensore. Il suo nome è Ginevra. Lei ha avuto un brutto passato che non riesce a dimenticare. Dopo quell'incontro capiscono che si devono rivedere. Fu come a...