17) Un pomeriggio da dimenticare

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-Bill's POV-

I giorni in Germania passavano più veloci che mai.
Sbattevi le ciglia ed eri già giunto a fine vacanza.
Io e Ginevra ci sentivamo regolarmente, una sera mi aveva fatto pure conoscere quella sua amica dell'America.
Era simpatica, su questo non c'eran dubbi.
Io il mio gruppo non lo avevo ancora fatto vedere a lei, non sapevano una parola in inglese, sarebbe stato scomodo per tutti.
Però loro sapevano chi fosse, oh se lo sapevano.
Parlavo sempre di lei, fastidioso eh?
Erano felici per me, che avessi trovato qualcuno a cui volevo bene, e non quel bene in amicizia, ma qualcosa di più.

Mi piaceva tanto lei.

Mi mancava sentire il suo profumo forte quando mi abbracciava, toccarle quei capelli soffici come cotone, ascoltare una delle sue storie tutte incasinate.
La sua vocina era debole e leggera, non le piaceva, a me faceva impazzire.

Non eravamo fidanzati, i miei amici dicevano che non era importante chiederle di diventarli, per me si invece.
Dovevo sentirmi sicuro.

Lo avrei fatto una volta tornato da lei, non sapevo ancora come ma in qualche modo dovevo pure fare.

Quel pomeriggio stavo per uscire con due miei "amici": Leni e Elias.

Erano un tipo e una tipa non apposto.
Leni aveva i capelli rossi ciliegia corti, arrivavano appena sotto alle spalle.
La sua pelle era costantemente abbronzata, chissà quante lampade si faceva al mese.
I suoi occhi erano nocciola, era bassina, un corpo quasi scheletrico.
Non presentava alcuna forma, non un filo di pancia.
Qualche volta ci aveva mostrato delle sue foto da piccola ed era ancor più magra di come fosse ora, quindi credo che era costituzione, niente disturbi alimentari.
Il suo stile era qualcosa che ricordava gli anni 90, certe volte metteva i top leopardati, altre volte minigonne, altre addirittura i tacchi.

Elias era alto, cadaverico, nè magro nè super palestrato e fuori di testa.
Aveva due occhiaie che gli arrivano ai piedi, i suoi occhi erano di ghiaccio, i suoi capelli erano corti, col gel si creava delle specie di puntine.
Lui si vestiva con un mix tra Tom e me.
Le magliette che indossava erano sempre strette e nere, i jeans erano baggy, legati in vita da cinture con le borchie.

Come mai non erano dei tipi apposto?
Erano sempre sfasciati.
O si bucavano o fumavano erba.
Non mi piaceva questa cosa, mi dava fastidio.
Quando uscivamo in città, tutti erano a guardarli male dati i loro comportamenti da veri coglioni.
Definirli amici era troppo.
Però era tanto che non ci vedevamo, quindi per toglierceli di torno io e Tom abbiamo deciso di vederci.

<<Che palle>> Sussurrai a mio fratello mentre camminavano sul marciapiede davanti a casa dei miei nonni (era lì che stavamo).
<<Spera che non ci facciano fare una figura di merda anche oggi al posto di lamentarti>> Sbuffò lui.

Eravamo appena usciti per andare al parco, il luogo del nostro appuntamento.
Il sole stava piano piano sparendo tra i tetti delle case, era il tramonto.

Il duo dei drogati si faceva vedere raramente a giro di giorno, le loro pupille erano troppo dilatate per passare inosservate.
Dato che di notte non uscivo neanche morto con gente come loro avevamo trovato un accordo: al tramontar del sole.
Perfetto.

<<A chi gli è venuta quest'idea del cazzo?>> Domandai incrociando le braccia.
<<Oh non guardare me, sono Leni e Elias i responsabili>> Mise le mani in avanti come per farsi scivolare il problema di dosso.
<<Sono dei veri stronzi, li odio. Leni è solo una gallinella, Elias non riesco nemmeno a descriverlo>> Presi un respiro profondo.

Tom cercò di non continuare il discorso per evitare di arrivare già alterati da loro.
<<Qual'è la prima cosa che farai quando torniamo in Italia?>> Chiese.
<<Bo, rivedo la Gine e poi Georg e Gustav>> Pensai liberandomi dallo stress.
<<Pure io, c'è non vedrò la tua piccola vampiretta ovviamente, la lascio tutta a te>> Ridacchiò facendomi il verso.
<<Simpatico guarda, e comunque che nomignolo di merda>> Gli tirai i capelli (non forte).
<<Perché non la inviti a casa nostra? Io potrei andare a farmi un giro in centro con qualcuno>> Propose facendo l'occhiolino.
<<Ehm no, cioè a me andrebbe bene, è lei che è timida, non credo sia ancora pronta>>

human connect to human // Bill Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora