Capitolo 11 - Bianco scolorito

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Nulla era cambiato dall'ultima volta che Nicholas aveva messo piede in quel pianerottolo. appariva trascurato e un po' sporco. Le pareti, di un bianco scolorito, erano segnate da macchie e graffi accumulati nel tempo. Lungo il corridoio stretto, il pavimento era ricoperto da un tappeto grigio logoro, sporco di polvere e tracce di fango portate dall'esterno.

Gli spigoli delle pareti e degli angoli erano scrostati e sbrecciati, con pezzi di intonaco che si erano staccati nel corso degli anni. Qui e là, sulle ringhiere di metallo che dividevano il pianerottolo dai gradini delle scale, c'erano segni di ruggine e accumuli di sporcizia difficile da rimuovere. Alcuni foglietti e volantini, ormai sbiaditi e rovinati dall'umidità, erano attaccati con nastro adesivo sulle pareti, annunciando eventi passati e servizi comunitari.

Una luce fioca proveniente da lampadine al neon illuminava appena l'ambiente, aggiungendo un'atmosfera malinconica e poco accogliente al luogo. L'odore di umidità e di muffa aleggiava nell'aria, mescolandosi con un vago odore di cibo proveniente dalle cucine delle case circostanti.

Nick bussò alla porta con tutta la forza che aveva.

Dietro di lui Cedric e Adam erano pronti ad intervenire.

Nicholas non ricevendo risposta cominciò ad urlare tirando calci sulla porta.

"APRI QUESTA CAZZO DI PORTA!" Gridava così forte che i vicini cominciarono ad affacciarsi preoccupati.

"Aspetta Nicholas, pensiamoci un attimo..qualcuno chiamerà la polizia se continui così!" esclamò Cedric preoccupato.

Nicholas non era nelle condizioni di fermarsi, avrebbe tirato giù tutto il palazzo piuttosto.

La porta finalmente si aprì rivelando un uomo di circa quarant'anni. Era magro, con pochi denti rimasti e senza maglietta. La pancia sporgente tradiva una vita segnata dall'alcol, mentre il volto scavato e le cicatrici sul braccio raccontavano storie di una vita difficile.

L'uomo guardò il giovane Benson con occhi sbarrati, evidentemente sorpreso dall'inaspettata visita.

Nicholas con il braccio teso spalancò la porta buttando l'uomo a terra con uno spintone.
Il ragazzo si lanciò in una raffica di pugni verso l'uomo.
Nicholas sentiva come le sue nocche facevano contatto con le ossa del cranio di Samuel.
Cedric che era il più robusto provava a staccare Nicholas dal commettere una pazzia.

I vestiti di Nicholas erano completamente sporche di sangue come le sue mani. Digrignava i denti come un animale feroce

Sembrava non avere intenzione di mollare la presa.

Sentiva il corpo Dell'uomo contorcersi in cerca di ossigeno.

'NICHOLAS LASCIALO ANDARE!" urlò la voce di una donna.

Agatha guardava suo figlio mentre picchiava Samuel senza sosta.
Samuel aveva perso conoscenza e il suo corpo continuava ad essere colpito senza modo di poter reagire.
Nicholas alzò gli occhi su sua madre che lo guardava piangendo.

Agatha aveva il viso pieno di lividi che copriva con un foulard.
Piangeva sconsolata urlando al figlio di smetterla.

Nicholas lasciò andare la presa.

Guardava sua madre con disgusto ma non potè che andare ad abbracciarla.

Il silenzio in casa Collins sembrava interminabile, veniva spezzato solo dai singhiozzi soffocati di Agatha mentre nascondeva il viso sul petto del figlio.

Nicholas aveva lo sguardo vuoto, perso. Sentiva le lacrime di sua madre bagnargli la maglietta. Gli venne in mente la ragazza del treno dagli occhi verdi.

Cedric e Adam erano pietrificati cercando di pensare a come aiutare il loro amico.

Samuel aveva perso conoscenza, era sdraiato sul pavimento con gli occhi gonfi e il viso pieno di sangue.

Adam aveva chiamato un ambulanza che sarebbe arrivata da lì a poco.

"Dobbiamo andare via Nicholas!" urlò Cedric notando delle luci blu dalla finestra.

Nicholas non reagiva, la sua mente era vuota. Continuava a guardare il corpo di Samuel. Aspettando che smettesse di respirare.

"Mi spiace Nicholas, mi dispiace " diceva Agatha singhiozzando.

La polizia era finalmente arrivata.

"Un appartamento di 55 metri quadri circa..c'è un uomo disteso a terra con la faccia gonfia di lividi agonizzante,sta cercando di respirare con difficoltà dalle narici otturate dal sangue, è stata chiamata un ambulanza. all'angolo abbiamo una donna che piange con un foulard avvolto al viso e quello che sembrerebbe l'artefice di questa aggressione,un ragazzino con le mani sporche di sangue."

Nicholas sentiva il poliziotto descrivere la scena attraverso il walkietalkie ai colleghi come se fosse dentro una piscina, con il corpo immerso sotto l'acqua. Sembrava tutto così distante.

"Ragazzino come ti chiami?" Disse l'agente rivolgendosi a Nicholas.

Che non rispose.

"Si.. chiama Nicholas Collins Benson, è mio figlio. Perfavore.. non arrestatelo è stato tutto un enorme malinteso "

Spiegò Agatha in lacrime.

"Chi gli ha fatto questo signora?" Chiese il poliziotto indicando l'occhio viola di Agatha.

Lei si girò verso Samuel e prima ancora che il poliziotto potesse parlare iniziò a dare spiegazioni.

"Samuel è un uomo c-complicato.. ma le giuro c-che è un brav uomo" Balbettò Agatha cercando di coprirsi il viso con il foulard.

Dalla porta dell'appartamento entrarono due paramedici con una barella.

Un poliziotto stava prendendo la deposizione della testimonianza di Adam e Cedric mentre un altro parlava con Agatha.

Sembrava la scena di un film di Tarantino: polizia, aggressioni, donne in lacrime.

Nicholas non toglieva lo sguardo dal petto di Samuel aspettava quel maledetto ultimo respiro.

"Dobbiamo portarlo subito in ospedale, per accettarci che non ci siano lesioni neurologiche gravi. " esordì il medico trasportando Samuel verso l'ambulanza.

Nicholas sentì la sua anima rimpossessarsi del suo corpo, era finalmente riuscito a tirare fuori la testa dall'acqua.

"Io sono l'agente Tyron. vedo che sei ancora un pò sotto shock ma ti devo chiedere di seguirmi in commissariato per capire cosa sia successo." si presentò il poliziotto a Nicholas.

"Sei minorenne?" Chiese L'agente.

Nicholas annuì.

"Allora devo chiedere anche a tua madre di venire con noi." esclamò il poliziotto.

"Lei non è mia madre" esordì Nicholas freddamente.

"Non ha nessun potere giudiziale su di me"

Continuò guardando Agatha negli occhi

I COLORI CHE HAI DENTRODove le storie prendono vita. Scoprilo ora