Capitolo 27- Gabbia dorata

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Sei mesi erano trascorsi dal fatidico incontro in quel palazzo abbandonato, un periodo in cui Theodor aveva tentato di riprendere il controllo della sua vita. La mattina dopo quella notte turbolenta, si era svegliato completamente stordito, con la testa pesante e i ricordi della sera prima che affioravano a fatica. La stanza in cui si trovava era spoglia e squallida, ben lontana dal lusso e dalla comodità a cui era abituato. Le pareti erano sporche, l'odore di muffa era penetrante, e le lenzuola stropicciate accanto a lui testimoniavano la passione che aveva condiviso con Agatha.

Confuso, si alzò dal letto con difficoltà, cercando di capire dove fosse. Ogni angolo della stanza sembrava ricordargli il suo errore, la sua debolezza. Quando prese in mano il portafoglio, la realtà lo colpì con una forza devastante: tutte le banconote erano sparite. Il panico si insinuò in lui mentre realizzava di essere stato derubato. La consapevolezza di essere caduto in una trappola lo fece sentire ancora più sciocco, tradito non solo da Agatha e Carlo, ma soprattutto da se stesso.

Senza altra scelta, uscì dalla stanza e si avventurò per le strade sconosciute. Dopo aver vagato per qualche minuto, trovò un piccolo bar lungo la strada. Entrò, cercando di mantenere un basso profilo, il terrore di essere riconosciuto in un luogo tanto squallido si faceva strada nella sua mente. I vestiti sgualciti, l'aria disorientata e il portafoglio vuoto: tutto contribuiva a un senso di disperazione crescente.

Theodor entrò nel bar con lo sguardo spento e i passi incerti, ancora provato dalla sbornia e dalla profonda tristezza di essere stato derubato. Si avvicinò al bancone e, con un filo di voce, chiese al barista: " Avete mica un Telefono fisso?''

Il barista lo scrutò con uno sguardo sospettoso, valutando l'uomo che aveva di fronte. Dopo un momento di esitazione, sospirò e, senza dire una parola, gli passò la cornetta.

Theodor si rese conto che c'era solo una persona a cui poteva rivolgersi: Luisa. Nonostante tutto, sapeva che lei avrebbe capito, o almeno avrebbe ascoltato. Quando rispose, la sua voce familiare fu per lui un'ancora di salvezza. Un'ora dopo, la macchina di Luisa si fermò sul marciapiede fuori dal bar, pronta a recuperarlo.

Theodor salì in macchina, completamente disconnesso, incapace di guardarla negli occhi per la vergogna. Luisa lo osservò per un momento, il suo volto era una maschera di preoccupazione. Senza fare domande, accese il motore e iniziò a guidare.

Durante il tragitto, Theodor decise di essere sincero.

"Luisa, ti devo raccontare ciò che è successo. Non riesco a mentirti... La disperazione mi ha spinto tra le braccia di un altra donna."

Luisa rimase in silenzio, ascoltando, con il viso teso ma gli occhi fissi su di lui mentre guidava.

'"Ero perso, Luisa... Completamente perso. Ogni giorno mi allontanavo sempre di più da te, dalla nostra famiglia, da tutto ciò che mi importava. E in quel vuoto, ho commesso l'errore più grande della mia vita."

Le raccontò tutto, dalla disperazione che l'aveva spinto tra le braccia di Agatha, alla solitudine che lo aveva consumato fino a renderlo così vulnerabile. Confessò quanto si fosse sentito perso, così distante dalla vita che aveva immaginato per sé. Luisa ascoltò in silenzio, il cuore pesante per il dolore che percepiva in Theodor. Nonostante il tradimento, la rabbia e la delusione, c'era una parte di lei che non riusciva a non provare compassione per lui.

Quando finalmente si fermarono davanti a casa, Luisa si girò verso di lui, i suoi occhi riflettevano una decisione difficile.

Con un respiro profondo, gli disse : "Abbiamo attraversato tanto insieme, Theodor. La nostra storia è fatta di amore, di lotte, di errori. Non posso cancellare tutto questo in un attimo. Ma devi sapere una cosa... Ti perdonerò, perché non posso negare ciò che siamo stati. Ma sarà la prima e ultima volta. Non ci sarà spazio per altri errori."

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