Capitolo 26- Statuette di Bronzo

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18/05/98

L'ufficio del Mayor Lord Alfred Benson, era un luogo imponente e maestoso, che rifletteva il potere e l'autorità di chi lo occupava. Situato all'interno di un antico edificio vittoriano nel cuore di Londra, l'ufficio era un esempio perfetto di grandezza e tradizione britannica. Le pareti erano rivestite con pannelli di quercia scura, decorati con ritratti dei predecessori di Benson, uomini altrettanto potenti e influenti. Un massiccio camino di marmo, spento in quella fresca mattina di settembre, dominava la parete opposta alla grande finestra, che offriva una vista mozzafiato sulla città ancora avvolta nella penombra dell'alba.

Il mobilio era austero ma raffinato, con una massiccia scrivania in mogano al centro della stanza, ricoperta da una pila ordinata di documenti e fascicoli. Alle spalle di Alfred, una libreria in mogano si estendeva da un lato all'altro della parete, colma di volumi rilegati in pelle, testimonianza di generazioni di sapere e potere accumulati. Sopra la scrivania, un antico orologio a pendolo scandiva il tempo con una precisione implacabile, mentre una piccola collezione di statuette in bronzo, raffiguranti figure storiche, era disposta con cura su un mobile accanto alla finestra.

Alle sei del mattino, l'ufficio era già in fermento. Assistenti e segretari si muovevano come api operose, con passi veloci e gesti misurati, riflettendo l'energia nervosa che permaneva l'intero edificio. Il signor Benson era un uomo che non conosceva il riposo, e coloro che lavoravano per lui si erano abituati a questo ritmo frenetico, dove la notte sembrava non esistere e il lavoro era una costante.

Alfred, ormai parte della Camera dei Lord da quasi vent'anni, era un uomo che incuteva rispetto e timore. Alto e ancora imponente nonostante i suoi settant'anni, aveva spalle larghe e un portamento che parlava di decenni trascorsi a guidare e comandare. La sua voce era profonda e tagliente, capace di far tacere una stanza con una sola parola.

Benson aveva spinto il figlio Theodor verso una carriera politica fin dalla giovinezza, determinato a mantenere viva la tradizione di famiglia. Per Alfred, il successo della famiglia Benson era una questione di orgoglio e di legacy, e non avrebbe permesso che nulla interferisse con quel percorso. Aveva investito milioni di sterline per impostare la campagna elettorale di Theodor, mirata a farlo eleggere come parlamentare alla Camera dei Comuni nelle elezioni che si sarebbero tenute a maggio dell'anno successivo. Tutto era stato pianificato nei minimi dettagli: le alleanze politiche, i discorsi pubblici, la strategia mediatica. Ma c'era una preoccupazione che gravava come un'ombra sul cuore del vecchio Benson: le pessime scelte personali che Theodor stava facendo, minacciando di far deragliare tutto.

Theodor entrò nell'ufficio di suo padre con il cuore pesante, sapendo che lo attendeva un confronto tutt'altro che piacevole. Inghiottì la saliva, cercando di prepararsi mentalmente all'incontro con l'uomo burbero e pretenzioso che lo aveva cresciuto. Alfred, seduto dietro la sua scrivania, non alzò subito lo sguardo dai fogli che stava leggendo, ma la tensione nella stanza era palpabile.

"Theo, non ti voglio più vedere in quel locale. soprattutto adesso che sta per iniziare la campagna elettorale. Non abbiamo bisogno di scandali in questo momento." esordì senza pietà, la sua voce fredda come il marmo del camino. Theodor aprì la bocca per ribattere, cercando di giustificarsi, ma fu immediatamente interrotto.

"Sei ancora un uomo sposato, per l'amor di Dio." continuò Alfred, con la voce carica di disapprovazione. "Per quanto tu e Luisa non siate vivendo i migliori dei momenti, non significa che puoi darti alla pazza gioia con donnacce di poco conto. Siamo una famiglia credente e il divorzio non è contemplato. Non voglio nessun tipo di fallimento nella mia famiglia. Sono stato chiaro?"

Finalmente Alfred alzò lo sguardo dai fogli, fissando suo figlio con occhi penetranti. Il suo viso era una maschera di rigore e aspettativa, priva di qualsiasi traccia di comprensione o affetto paterno. Theodor si sentì come se il peso del mondo intero gli fosse caduto addosso in quel momento. Non c'era spazio per la ribellione o per i sentimenti personali nella famiglia Benson; c'era solo il dovere e la necessità di mantenere un'immagine perfetta.

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