Capitolo 13 - Oro Gioielli

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06/11/15

L'agente Tyron si trovava seduto dietro la sua scrivania al commissariato di Bloomsbury, una piccola stazione di polizia nel cuore di Londra. Era notte fonda e il silenzio pesante era rotto solo dal ticchettio dell'orologio sulla parete e dai sussurri fioccosi della luce soffusa.

Nicholas era seduto di fronte a lui. La sua espressione era tesa, gli occhi scrutavano nervosamente la stanza semi-buia.

Il commissariato sembrava un luogo diverso di notte, meno accogliente e più misterioso. Il rumore ovattato delle città lontane si faceva udire solo debolmente attraverso le finestre chiuse. Solo tre poliziotti presenti in tutto il grande edificio sembrava quasi surreale, come se fossero gli ultimi sopravvissuti in un mondo desertico.

Da quando era entrato in contatto con Nicholas, l'agente Tyron, aveva un atteggiamento calmo e accogliente, cercava in tutti I modi di tirare fuori qualcosa dal giovane riccio con lo sguardo freddo che non sembrava collaborare.

"Vuoi un caffè, un thè?" Chiese il poliziotto.

Nicholas non rispose.

"Dov'è?" Urlò un uomo visibilmente turbato, aprendo di scatto la porta dell'ufficio.

Il signor Benson aveva ancora la vestaglia da notte e il copri occhi in testa, segni inequivocabili del fatto che fosse stato svegliato di soprassalto.

"Spero per voi che non gli abbiate fatto nemmeno una domanda senza il suo avvocato! È ancora minorenne." esclamò Theodor, avvicinandosi a Nicholas.

"L'aspettavamo signor Benson, non si preoccupi. " rispose l'agente, cercando di tranquillizzarlo.

Theodor si precipitò a sedersi sulla sedia accanto al figlio. Dietro di lui, entrò nella stanza una donna con una valigetta marrone

"Avvocato Letcheser, sono qui per difendere il signorino Benson. " si presentò con voce sicura.

L'avvocato  Rachel Letcheser entrò nella stanza con passo deciso, emanando un'aria di sicurezza e professionalità. Era una donna di mezza età dai capelli biondi corti a caschetto, eleganti e ordinati, con una frangia che incorniciava il viso. Il suo abbigliamento era impeccabile: indossava un completo scuro su misura, probabilmente firmato, che metteva in evidenza la sua figura snella e la sua presenza dominante. Dettagli di gioielli in oro, discreti ma di buon gusto, adornavano le sue mani e i suoi polsi.

Le sue scarpe erano altrettanto raffinate, eleganti e costose, completando il look sofisticato e professionale. L'avvocato aveva un modo di fare sicuro e carismatico: la sua voce era ferma e convincente, i suoi movimenti misurati e controllati. Ogni gesto, ogni parola trasmetteva una fiducia in sé stessa e nelle sue capacità legali.

Mentre si avvicinava al tavolo, il suo sguardo attraversò la stanza con una rapida valutazione dell'ambiente e delle persone presenti. Era chiaro che fosse abituata a gestire situazioni difficili e delicati, mantenendo sempre il controllo, al contrario del signor Benson che sembrava sull'orlo di una crisi.

Nicholas, nel frattempo, cercava di ricordare dove avesse già sentito quel cognome.

"Quindi quali sono i capi di accusa?" chiese Theodor, visibilmente agitato.

"Per adesso sembrerebbe aggressione, non abbiamo potuto prendere nessuna testimonianza delle persone presenti nella scena perché nessuno ha voluto collaborare. E il diretto interessato sembrerebbe ancora in uno stato comatoso per i colpi ricevuti quindi non possiamo ancora determinare con chiarezza la faccenda. " spiegò l'agente.

"Allora perché avete preso sotto custodia il mio cliente?" Chiese Rachel.

"Perché il minore si trovava a Plaistow nonostante avesse un ordine di restrizione... e so con certezza che il sangue nelle sue mani combacia con il DNA della vittima.. anche se non abbiamo ancora i risultati del test."

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