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Giulia sa di essere buona, oltre che brava.
E il non saper dire di no, fa parte della sua bontà.
Lo è sempre stato.
Per questo, si ritrova costretta a capire cosa indossare fissando l'armadio di Clara, mentre quest'ultima e Sveva continuano a truccarsi come due ossesse.
"Guardate che non stiamo andando ad un Gala"
"Giù, se tu hai deciso di protestare perché sei contro questa serata non truccandoti, fai pure. Ma io mi rifiuto di presentarmi al locale senza la mia full face migliore" Giulia alza gli occhi al cielo.
Adora Clara e Sveva, con tutto il suo cuore.
Ma quando si impuntano su qualcosa, non riesce mai a sovrastarle.
Decide di non rispondere, mentre osserva l'armadio dell'amica, alla ricerca di un top che possa abbinarsi ai suoi amati jeans leopardati.
"Bingo" afferra una semplice canottiera nera, percependo lo sguardo di dissenso delle amiche alle sue spalle.
"Sai che stiamo andando all'ottobit, si?"
"Lo so benissimo, visto che è contro la mia volontà. Almeno fatemi vestire come mi pare"
"Giù ma perché fai così? Un biondo che hai definito tu stessa un bel ragazzo ti ha proposto una birra per scusarsi di una figuraccia, mica stai andando al patibolo!".

Giulia non risponde.
Non sa neanche lei cosa dire, in realtà.
Non appena ha raccontato a Clara dell'incontro al parco con Pietro, l'amica si è esaltata come non mai, e ha organizzato, insieme a Sveva, il loro sabato sera in funzione di quell'invito.
Ha provato a ribellarsi, ma non è durata neanche cinque minuti.
È più forte di lei, il non voler deludere le aspettative delle persone che ama.
Ci vive, in funzione loro.
E si, parte di lei era fiduciosa che il biondo fosse davvero solo gentile.
Dopotutto, gli ispirava fiducia, a pelle.
Non come Andrea, sicuramente.

Non l'aveva più visto, dopo che le aveva sbattuto la porta in faccia.
Il lavoro la teneva occupata tutti i giorni, ma le piaceva.
Soprattutto perché, nella settimana appena trascorsa, aveva avuto contatti solo con la signora Locci, e non con quel maleducato di suo figlio.
E adorava Akhen, quindi si stava trovando meglio del previsto.

Non metteva piede all'Ottobit da mesi.
Complice la patente presa da Clara tempo prima, erano solite andare a fare serata a Firenze, luogo sicuramente più popolato dell'unica discoteca, se così si poteva chiamare, di Empoli.
L'aria di chiuso comincia a farsi sentire nel momento stesso in cui si chiude la porta del locale alle spalle.
Neanche si preoccupa che le altre la stiano seguendo, e si dirige verso il bancone.
"Un gin lemon, per favore".
Ne sente la necessità, per schiacciare quell'ansia immotivata che sta provando.
Non le capita quasi mai, in realtà.
Ma ha come una sensazione, un sesto senso, e la cosa non le piace affatto.

Si perde ad osservare il luogo circostante, concentrando la sua attenzione sul palco dove, dietro una console, è appeso un telo con un 44 a caratteri cubitali.
"Ti ha detto a che ora suona?"
"Ma chi?"
"Ma come chi Giù, il biondo...Pietro?"
"Si Sve, si chiama Pietro. E comunque no, mi ha solo detto che suonava qui stasera".
Neanche a dirlo, che le luci del locale si affievoliscono, facendo innalzare un coro di voci che incita a gran voce nomi che Giulia non ha mai sentito in vita sua.

Poi, un ragazzo sale sul palco, posizionandosi dietro la console, aumentando le urla dei presenti.
Si sente toccare una spalla con foga da Clara, accanto a lei.
"Cla, che c'è?" Giulia si stranisce, nel vedere gli occhi sgranati della sua amica.
"Sono i bnkr44 amo"
"Chi?"
"Giu ma dove vivi! I ragazzi di qui che sono andati a Sanremo, il collettivo del bunker dietro casa di Allegra, la mia compagna di corso" Giulia alza le spalle in risposta.
Non ha idea di chi siano.
"Lo sai che detesto Sanremo, ho visto solo le esibizioni di mamma Fiorella" Clara si butta una mano sulla faccia con fare melodrammatico, cosa che la fa ridacchiare.
"Sei un caso perso".
La loro attenzione viene catturata dal palco, dove il ragazzo riccio ha cominciato a pompare una base ritmata, scatenando l'euforia generale.

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