Clara e Sveva conoscono Giulia da una vita.
Compagne di classe fin dai tempi dell'asilo, non si sono mai separate.
A modo loro, si completano.
Clara non è una persona facile da prendere.
All'inizio, a causa della sua timidezza, spiccicava si e no dieci parole al giorno.
Ma le altre due, non hanno mai mollato con lei, e Clara ha iniziato a fidarsi, facendo scoprire la sua vera natura, e dimostrandosi un'ottima amica.
Sveva poi, era anche peggio.
Non era timida Sveva, solo schiva.
Di indole solitaria, ci ha messo tempo per accettare di avere altre persone oltre la sua famiglia con cui condividere le giornate.
Ci ha messo anni, a fare coming out con le due.
Non che avesse paura, sapeva l'avrebbero appoggiata sempre e per sempre.
Semplicemente, non le è mai sembrato necessario dirlo ad alta voce.
Si è presentata un giorno mano per la mano con Rebecca, sua prima ragazza, per poi baciarla davanti alle sue amiche.
Piano piano, ha poi cominciato ad aprirsi di sua spontanea volontà, stringendo ancora di più il loro rapporto.
E Giulia.
Beh, Giulia è sempre stata il loro ago della bilancia.
Tanto peperina quanto sensibile, rappresenta l'equilibrio in un trio che, all'occhio esterno, tutto sembra tranne che funzionale.
Ma loro funzionano.
E cosa più importante, si conoscono.Per questo, Sveva e Clara sono profondamente preoccupate da come Giulia si sta comportando quel giorno.
Niente battute, niente insulti verso il mondo, neanche un sorriso.
Fisicamente è li, davanti a loro, nel loro bar che le ha viste crescere fin dai tempi delle elementari.
Ma mentalmente, è del tutto assente.
Li vedono, i suoi occhi persi nel vuoto, mentre continua a girare col cucchiaino un caffè che ormai sarà diventato gelido.Ci hanno provato, a fare finta di niente, continuando a parlare della cena di Clara con Pietro della sera prima.
Ma non riescono, non ce la fanno a vederla così. Non Giulia.
"Ok Giu, ora basta" Giulia alza lo sguardo, confusa.
"Che c'è? Guarda che ti sto ascoltando eh"
"Ma fammi il piacere. Sembri uno zombie. Si può sapere che succede?".E le due si preoccupano ancora di più quando Giulia, invece di rispondere, scoppia in lacrime.
Giulia piange spesso, è vero.
Per le commedie romantiche che tanto adora in particolar modo.
Ma che pianga a dirotto dal nulla, quello no.
Questo ruolo è affidato a Clara, solita commuoversi per un nonnulla."Ho litigato con i miei a morte, ieri sera. Non...devo andarmene da qui. Non ce la faccio più a vivere così, mi sento oppressa dalla mia stessa casa, sento di aver perso completamente il loro appoggio".
E Giulia lo sa, che ne hanno parlato mille volte, di questa cosa.
Lo sa, che non sempre la famiglia è rose e fiori, che capitano momenti, talvolta lunghi, in cui non ci si comprende più, in cui si litiga.
Ma Giulia vive di amore incondizionato, anche per la sua famiglia.
E non ci riesce, a lasciarli andare."Giu, lo sai che è difficile confrontarti con loro, lo è sempre stato. Tu...hai provato a chiedere una mano a Greta?" Giulia ride amaramente.
"Come no... presa com'è dalla sua vita perfetta figurati se ha tempo per me".
Greta.
La nemesi di Giulia, solo nella sua testa.
Sorella maggiore, figlia prediletta, terzo anno di medicina.
Tutto quello che lei non è.
Si è trasferita a Milano Greta, per studiare, torna raramente in quella "provincia dove sognare è l'unica cosa che ti manda avanti".
Giulia lo sa, che Greta ha ragione.
Vorrebbe fare lo stesso, anche lei.
Prendere, partire, inseguire il suo sogno. Ma non può.
Non ancora, per lo meno.
Ma la speranza che l'ha sempre caratterizzata, sta pian piano sparendo.La sveglia impostata sul suo telefono la ridesta dal suo pianto, facendola imprecare.
"Cazzo, devo andare a lavoro" si asciuga le lacrime, per lo meno ci prova, mentre si alza in fretta e furia dal bar.
"Giu, non puoi andarci così"
"Sto bene".
Non da loro il tempo di controbattere, non se lo può permettere, e fugge via.
Sa, che non si arrabbieranno. La conoscono, la amano, sanno che è fatta così.
E sa, che la capiscono. Almeno, ci provano.
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Fammi sentire il cuore
Fanfiction"Sai, di solito mi danno del coglione quando mi conoscono" "Il fatto che io non te l'abbia detto non significa che non l'ho pensato"