[ un anno dopo ]

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Giulia si rende perfettamente conto che, stando con Andrea, è diventata più impulsiva di quanto già non lo fosse.
Ciò nonostante, sceglie comunque di ignorare i messaggi insistenti di Duccio e Pietro che, sperando di farla rinsavire, la perseguitano da due giorni.
Ma ormai, la sua decisione l'ha presa, ed è fermamente convinta, al contrario dei suoi amici, che possa essere la soluzione al malessere del suo uomo.

Non è colpa sua, continua a ripetersi.
La colpa primaria, in realtà, è di Andrea.
Ancora meglio, di come Andrea, nonostante continui a far finta di nulla, stia male da quando è successo quello che lui stesso definisce "incontro del destino".

Stavano semplicemente passeggiando, in un giorno come un altro.
Da quando, qualche mese prima, Giulia aveva finalmente preso iniziativa, ed aveva ufficialmente chiesto ad Andrea di convivere nel suo bilocale a Firenze, avevano preso l'abitudine di recarsi al parco più vicino, sedersi sulla solita panchina, e raccontarsi la loro giornata l'un l'altro.
Andrea non aveva lasciato il collettivo, anzi.
Puntualmente, si recava ad Empoli, per registrare e comporre nuovi pezzi.
Giulia, invece, era dentro fino al collo con l'università, e i progetti che essa comportava.

Non era stato facile, soprattutto all'inizio.
La distanza, i dubbi, i vari impegni reciproci.
Ce ne hanno messo di tempo, per abituarsi al loro nuovo stato.
Ma ce l'hanno fatta, con alti e bassi, ma ce l'hanno fatta.
Ed è per questo che, anche dopo mesi, continuano a mantenere la loro abitudine di raccontarsi a vicenda, in quel parco, soprattutto dopo qualche giorno di distanza più lungo del solito.

Quel giorno però, di ormai più di una settimana prima, la loro conversazione era stata interrotta da dei guaiti che avevano allarmato entrambi. 
Andrea, in un impeto di coraggio, si era avvicinato al cespuglio dove provenivano quei lamenti, ed aveva incitato Giulia con ardore, dopo aver spostato dei rami, a raggiungerlo.
Giulia si era avvicinata preoccupata, e per poco non era scoppiata a piangere per la scena che si era ritrovata davanti.

In mezzo alle foglie, c'era un cucciolo.
Un cucciolo di cane, palesemente ferito.
Si erano guardati l'un l'altra, indecisi sul da farsi, non sapendo come comportarsi.
Poi, Giulia, decisa a prendere in mano la situazione, aveva cercato su internet lo studio veterinario più vicino, e l'aveva contattato.

Avevano aspettato più di mezz'ora l'arrivo di un volontario che, dopo aver spiegato loro che era meglio lasciare il cucciolo come l'avevano trovato, per evitare di fare ulteriori danni, aveva promesso di fare il prima possibile.
Nell'attesa, i due avevano attirato l'attenzione del resto dei passanti nel parco che, incuriositi dal baccano che Giulia, concitata, aveva fatto parlando al telefono, si erano avvicinati.
Quando poi era arrivato il volontario della clinica, Andrea si era impuntato nel volerlo seguire, per controllare le cure che avrebbero dato al cucciolo.
Giulia, con il cuore stretto in mano, aveva acconsentito.

Erano rimasti alla clinica fino alla chiusura, come due genitori preoccupati per il loro figlio, in quel caso a quattro zampe.
Erano riusciti ad andare via solo dopo essersi assicurati che il cucciolo, con una zampa rotta ma fortunatamente curata dal veterinario, era sano e salvo.
Erano tornati a casa in un silenzio di tomba, entrambi provati da quell'esperienza.

Giulia, per riuscire a far passare un magone inspiegabile che quella situazione gli aveva provocato, aveva deciso di videochiamare i suoi genitori, per poter salutare Nala.
Andrea, al contrario, si era rintanato nella loro camera, non dando cenno di voler conversare o avere a che fare con un altro essere umano.
Giulia, avendo imparato a conoscerlo, aveva deciso di lasciar perdere, per quella sera, sperando che, il giorno dopo, lui si sarebbe aperto con lei.
Ormai erano in grado di capirsi anche nei loro mutismi.

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