Capitolo 17 - E quando iniziò a parlare, il dolore svanì.

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Mi abbasso per afferrare la rosa rossa davanti a me. 

La prendo e rigirandomela tra le mani noto che non ha spine, oppure sono state tolte. Per puro caso sposto lo sguardo sul pavimentoe vedo che è stato appoggiato lì anche un bigliettino. 

Lo afferro, lo apro e poi ne leggo il contenuto.

"Così non ti bucherai di nuovo. Buon compleanno, Giulietta"

Sgrano gli occhi stupita, Giulietta?

Quando però mi ricordo chi fosse stato a chiamarmi così quella volta, sorrisi. 

Elia mi aveva regalato una rosa? Come faceva mia madre! 

Oggi mi sono confidata con lui riguardo lei e al mio tatuaggio. Riguardo al fatto che a ogni mio compleanno mi regalava una rosa rossa.

Mi guardo intorno cercandolo, ma non c'è nessuno. Così mi richiudo la porta alle spalle e torno sul letto. 

Osservo il fiore tra le mie mani.

Aspetta un attimo... Nel regno di Draldoria non sono presenti rose rosse! Sono il simbolo di Zaphyria e si trovano solo lì... 

Ma allora come ha fatto a portarmela?  

Pov: Elia 

Prende il fiore da terra, quando si accorge del biglietto e sorride il mio cuore fa una capriola. 

Entra in camera e si chiude la porta alle spalle, solo in quel momento mi rendo conto di essere nascosto dietro ad una colonna a guardarla e a sorridere come uno stupido ragazzino.

Che cosa mi stava succedendo?

Mi appoggio al muro e scivolo fino al pavimento. Solo lì ripenso al sorriso di quando mi ha visto con una torta e un regalo in mano. Alla sua risata non appena un cervo ha iniziato a leccarle il viso, alle occhiatacce che mi manda e persino quando mi risponde male. 

Scaccio via quei pensieri quando sento la mano pulsare, lì noto che il colpo di spada che mi sono preso poco prima per cogliere quella rosa nel suo regno, forse era più profondo di quanto pensassi. 

Mi alzo e mi avvio verso camera mia per medicarmelo, quando qualcosa, o qualcuno, mi blocca.

<<Elia!>> Frida sta correndo nella mia direzione e d'istinto porto la mano sanguinante dietro la schiena per evitare che la veda. 

<<Volevo chiederti una cosa... Cosa nascondi dietro la schiena?>> Beccato, in pieno.

<<Niente, perchè?>> Ma lei non mi crede così con qualche sua agile mossa riesce a prendermi il braccio.

<<Cavolo, stai sanguinando!>> Dice allarmata e io non posso non ridere. <<Ed è anche parecchio profondo... Perchè stai ridendo?>> Mi chiese confusa.

<<Sei ancora più buffa e carina quando ti preoccupi>> Ecco, giuro che dentro di me mi sono tappato la bocca e dato due schiaffi da solo. Non posso dare a vedere di essermi pentito di ciò che ho detto, ma cavolo... Avevo davvero pensato ad alta voce? 

La vedo arrossire e portarsi le mani alle guance ormai sicuramente bollenti.

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Sposta lo guardo sulla mia mano e poi mi guida in una direzione precisa.

<<Che cosa vuoi fare?>> Okay, adesso sono parecchio confuso anche io.

<<Medicartelo, in camera mia ho qualche benda>> Dice con una tranquillità tipica del suo carattere.

Schiudo le labbra per risponderle co e faccio sempre e allontanarla, poi però mi rendo conto che non è ciò che voglio. 

Questa sarà la prima e l'ultima volta che mi lascio andare con lei.

Entriamo in camera e mi fa sedere sul letto, poi si avvicina all'armadio e torna verso di me con una scatola in mano. 

La apre e si siede accanto a me, tirando fuori ago, filo e qualche benda.

<<Adesso te lo cucio>> Dice guardando l'ago che tiene fermo tra le dita, solo alla visione di quell'aggeggio mi viene da svenire.

Annuisco con la testa e giro la testa dall'altra parte per non vedere.

<<Hai paura dell'ago?>> Disse, e posso scorgere nel suo tono di voce anche un filo di divertimento.

<<Ma no, che dici...>> Provo a non mostrarmi vulnerabile, ma tanto so che lei sa. 

Incredibile come non le sfugga niente.

Mi aspettavo una delle sue solite battutine per prendermi in giro ma, stranamente, non dice nulla, rispettandomi.

Avvicina l'ago alla mia mano e quando sussulto al contatto del metallo sulla mia pelle lei inizia a parlare.

<<Quando ero piccola mia madre mi medicava sempre in questo modo, può sembrare strano perchè si tratta di un ago conficcato nella pelle ma, quando mi parlava lei, non sentivo alcun dolore.>> Si lasciò andare ad una leggera e dolce risata. 

<<E' da lei che hai imparato?>> Riesco a chiederle quando finalmente giro la testa e sposto lo sguardo su di lei.

<<Sì, quando...>> Sospira. <<Quando me l'hanno portata via ho iniziato riprendere e imparare tutte le sue abitudini, persino il suo stile, per ricordarmi sempre di lei>> Sorride e io mi sciolgo. 

Quando ride i suoi occhi si chiudono leggermente e il suo naso si arriccia. E' una cosa che noto spesso perchè non succede solo quando è felice.

Quando è arrabbiata, irritata, divertita o confusa, arriccia il naso. 

E io lo trovo dolcissimo.

<<Io credo che tu riesca a ricordarla ugualmente>> Azzardo e lei sembra essere d'accordo.

<<Siamo molto simili>> No, siete uguali spiccicate. <<Ecco, ho fatto>>

Cosa? Già fatto? 

<<Cosa... Ah beh... Grazie>> Guardo il taglio cucito alla perfezione. Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, la principessina è veramente precisa.

<<Aspetta, te la devo fasciare>> Si alza per afferrare le bende che poco prima aveva riposto sulla sedia un po' più distante da noi. 

Quando torna accanto a me prende con delicatezza la mia mano nella sua e a quel contatto sento una strana sensazione all'altezza dello stomaco. 

Così inizia a fasciarla. 

Non so che strana magia le sue mani riescano a fare, ma da quando ha iniziato a parlare, io non ho più sentito dolore. 



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