Capitolo 28

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LAUREN POV

Quell'idiota ha osato toccare Camila in un modo innapropriato, per poi usare la scusa che fosse uno scherzo, certo uno scherzo di cattivo, anzi cattivissimo gusto. Appena mi disse cosa era successo il primo impulso è stato quello di picchiarlo, ma la mia ragazza mi ha detto di lasciare stare, però non posso, nemmeno volendo, ogni volta che mi tornano in mente le immagini di quello che mi ha raccontato sento le mani iniziare a formicolare e rabbia crescere dentro il petto, non riesco a controllarmi quando si tratta di lei. Non credo riuscirò a mantenere la mia parole e lasciare stare quel tizio.

Ieri sera sono quasi andata alla reception per farmi dire il numero della sua stanza per andare a fargli una visita, ma mi sono trattenuta. Mi sono fumata due canne per calmarmi e distrarmi dal pensiero e sembra aver funzionato, anche se sono stata male successivamente.

Tuttavia oggi non penso proprio di tenermi, anzi ho già immaginato a cosa potrei fargli per insegnargli le buone maniere.

Uscii dalla mia stanza e mi diressi verso il campo di atletica. Oggi Camila non era andata perché aveva un dolore alla schiena e il dottore le ha detto che era meglio restare a riposo, nonostante ciò spero e credo di trovare Austin.

Appena arrivai vidi vari ragazzi correre per il campo sotto lo sguardo attento dell'allenatore. Mi appoggiai al muro e aspettai che la lezione finì.

Dopo un'ora di attesa dove pensai a tutto quello che potevo fare a quello stronzo lo vidi uscire dallo spogliatoio con le cuffiette addosso e lo sguardo puntato sul telefono. Mi misi davanti di lui fino a quando non si scontrò con me e alzò gli occhi.

"guarda chi si vede" disse con un sorriso furbo togliendosi le cuffiette

"non sono venuta qui per chiaccherare o scherzare, quindi evita di fare il gradasso" il tono della mia voce era duro e tagliente, sentivo già l'istinto di scattare in avanti e sferrargli un destro ma cercai di trattenermi, almeno per adesso

"e per cosa sei venuta sentiamo, vuoi un servizio come quello che ho riservato alla tua ragazza?" ridacchiò

"sono venuta per darti una lezione brutto coglione" risposi a denti stretti mentre lui alzava le sopracciglia

"ah sì, e perché? Camila ha avuto dei ripensamenti sulla vostra relazione dopo il nostro 'incontro'" sospirai pesantemente sentendo di essere al limite
"sembrava così spaventata, pensava che le facessi qualcosa, ma ehi, glielo avrei fatto eccome, per tutto l'allenamento non ho fatto altro che fissare il suo culo sodo e immaginare il mio cazzo infilato dentro" mi appoggiò una mano sulla spalla mentre io stringevo la lingua tra i denti per sfogare la mia rabbia
"non puoi immaginare tutte le cose che le avrei fatto, mamma mia quelle tette le succhierei fino a sfinirla, dai Jauregui non prendertela si può condividere, sento già la sua figa bagnata sulla mia lingua" chiuse gli occhi alzando la testa verso l'alto, come per concentrarsi a immaginare la scena nella sua testa.

In quell'istante ho potuto comprendere le parole che il medico mi disse quasi un anno fa.

"perdita di controllo con la realtà"
"incapacità di gestire emozioni forti"
"attacchi di rabbia incontrollata"

Ho percepito tutto il mio istinto animale prendere il sopravvento e prima che se ne potesse accorgere gli sferrai un destro, colpendolo appena sotto l'occhio, barcollo all'indietro e senza dargli la possibilità di reagire iniziai a sferrargli una raffica di pugni sul volto e sullo stomaco, con il solo scopo di infliggergli più dolore possibile.

Nella mia testa c'era solo il voler punirlo per tutto quello che ha detto e fatto a Camila, nient'altro, volevo proteggerla da un essere schifoso come questo.

Nel frattempo Austin cominciò a reagire e incassai vari colpi alla faccia, in particolare uno andò dritto dritto verso il mio naso. Sentii del liquido iniziare a scorrere sulla mia pelle e passare per la mia bocca, era ferrico, sangue.

Sentii dei passi dietro di me, quattro professori vennero a dividerci.

"ragazzi, fermi, smettetela subito!" gridò uno di loro

"vaffanculo Lauren" urlò il ragazzo lanciandomi un occhiata truce

"vai all'inferno pezzo di merda" gli lanciai un'occhiata fulminante

"zitti, tutti e due!".

Entrambi vennemmo portati in presidenza, prima entrò lui e in seguito io. Il rettore mi ha fatto un lungo e noioso discorso sulla violenza fisica e dopo mi permise di uscire.

La mia punizione era fare un corso extra il pomeriggio con un gruppo di persone che partecipano spesso a risse. Ottimo direi.

Appena aprii la porta della mia camera trovai Camila seduta sul letto che faceva i compiti. Appena mi vide spalancò gli occhi e mi corse in contro posando le mani sulle mie guance.

"Oh mio dio! Stai bene? Cos'è successo?" mi allontanai entrando in bagno
"Lauren. Chi è stato?" domandò di nuovo, mi voltai a guardarla e dopo aver rilasciato un sospiro risposi

"ho fatto una rissa. Sto bene non preoccuparti" sembrava confusa e preoccupata allo stesso tempo

"con chi? E perché?" si avvicinò controllando il taglio al sopracciglio da cui usciva sangue

"lascia stare" cercai di scappare di nuovo ma mi tenne ferma

"chi è stato?" aveva un tono serio adesso e guardandola negli occhi non riuscii a mentire

"Ho litigato con Austin e ci siamo picchiati" abbassai la testa

"Tu e Austin? Non dirmi che sei andata da lui per picchiarlo" la guardai negli

"se lo meritava, e in ogni caso ho cercato di trattenermi più che potevo poi ha iniziato a sparare cazzate e non ci ho più visto"

"non dovevi! Me lo avevi detto!"

"lo so, ma non riuscivo a trattenermi" lasciò uscire un profondo sospiro poi mi accarezzò la guancia
"se lo meritava, si è comportato malissimo con te, ti ha toccato in un modo in cui non doveva e ti ha fatto del male" dissi prendendo delicatamente il polso su cui era ancora presente il livido
"nessuno deve farti del male" mi guardò dolcemente e io feci un piccolo sorriso che lei ricambiò

"sei un'idiota" mi tirò giù e fece combaciare le nostre labbra, cercò di trasformare il bacio in qualcosa di focoso ma quando iniziò a succhiare la parte inferiore mi staccai gemendo dal dolore

"scusami" disse innocentemente

"tranquilla" la abbracciai, inspirando il suo odore dalla pelle del collo dove lasciai un tenero bacio e poi ripresi a sistemarmi quando mi prese il cotone e il disinfettante dalle mani.

"Lascia faccio io" mi fece sedere sulla tavolozza del water e si mise in piedi fra le mie gambe, mendicandomi il sopracciglio e un piccolo taglio sotto allo zigomo destro.

"ti ha conciato male"

"dovresti vedere lui" scoppiò a ridere e scosse la testa.

Dopo avermi disinfettato le ferite ci stendemmo a letto e guardammo un film. Io finì per addormentarmi verso metà grazie alle carezze delle sue mani sulla mia schiena.

È Bastato uno Sguardo - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora