Yuki:Atto 2

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Aveva smesso nevicare già da un po', ma purtroppo l'aria rimase gelida come sempre.

Il freddo non era mica qualcosa che odiavo, arriverei perfino a dire che lo amavo, ma in quel periodo avrei preferito stare un po' più al calduccio.

Fortunatamente, coprirmi bene e rimanere in posti chiusi bastava per non farmi diventare un ghiacciolo con le gambe.

Anche se le mie dita sembravano due stalattiti per quanto fredde erano diventate...

<Ripeto... Scusa per ieri pomeriggio... Forse sono stata troppo diretta con te...>

Olivia era davanti a me, seduta alla parte opposta del tavolino circolare, col suo di frullato davanti.

In pubblico avevo la tendenza a camuffarmi per evitare attenzioni indesiderate, ma in sua presenza potevo state più sicura.

Inoltre il locale era quasi del tutto vuoto e i pochi presenti erano tutti quanti adulti, perciò potei togliere sia la mascherina che gli occhiali.

Ma tenni il cappello, principalmente per una scelta stilistica e valore affettivo.

D'altronde mi donava tantissimo!

<No, qua sono io nel torto... T'ho pure graffiata, devo chiederti io scusa>

<Va bene, cerchiamo di non litigare di nuovo o Marcus finirà per sgridarci... Di nuovo...>

<Manco avessimo cinque anni...>

Iniziai a prendere qualche sorso del mio frullato

<Anche se, Yuki...>

Ma le sue parole, accompagnate da un tono un po' esitante, mi fecero alzare lo sguardo. La cannuccia ancora nella mia bocca

<Come mai sei così affiatata per l'idea di essere una madre? Non ti ho mai vista con tutta questa passione prima d'ora...>

Sembravo davvero così tanto ossessionata?

Prima che lo menzionasse, non ci avevo mai fatto caso.

Avevo esagerato con quello schiaffo, ciò non si negava. Ma oltre quello, davo davvero l'impressione di una pazza?

Sentirmelo dire mi fece quasi strozzare col mio frullato, ma riuscii a evitare di affogare e lo mandai giù normalmente

<Il motivo per cui sono così affiatata... Forse...>

Quella domanda mi fece tornare indietro alla mia nascita, tutti i momenti avvenuti nel mezzo, fino a quel momento.

La mi foga, che alcuni potrebbero anche definire speranza, derivava da qualcosa che avevo sempre desiderato e che mai mi era stato davvero concesso.

Forse mi stavo comportando da bambina, oppure in fondo lo ero per davvero, ma quello che desiderava era così banale che chiunque mi avrebbe insultata.

Solace in the snowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora