Incontri

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HELEN

Quando mi svegliai, quella mattina, le ciocche dei miei capelli sparse sul cuscino chiazzavano d'oro le federe immacolate.
Mi srofinai leggermente gli occhi con le nocche delle mani e mi misi a sedere lentamente. Tirai la cordicella che pendeva accanto al letto, avvisando così la mia cameriera Genna che ero sveglia.
Rimasi seduta a guardare i raggi del sole che giocavano con le tende ricamate, fino a quando lei bussò non alla porta.
- Avanti- dissi.
- Buon giorno, principessa. Come sta oggi? Dormito bene?- chiese Genna entrando.
- Tutto bene, grazie- risposi - Da quanto sono partiti i miei genitori?-. Sapevo che quella mattina si sarebbe tenuta la Cerimonia per la pricipessa di Serid e loro erano partiti presto per partecipavi. I nostri due regni, Serid ed Hellader, erano sempre stati alleati, anche in tempi difficili come durante la nota Guerra di qualche anni prima.
Io non vi avrei partecipato. Era raro che potessi uscire dal castello, e quella volta non fece eccezione: il giorno della mia Cerimonia mi era stato affidato un compito, e io lo avevo accettato, con tutte le consaguenze.
- Circa un ora e mezza fa, principessa- mi rispose, preparando un catino con dell'acqua fresca.
Mi lavai la faccia e accettai che Genna mi aiutasse a vestirmi.
Poi mi sedetti di fronte allo specchio. Quel giorno ero un po' più pallida del solito, notai, mentre la ragazza dal completino chiaro cercava di domare i miei enormi boccoli biondi.
Quasi automaticamente accarezzai con le dita il ciondolo d'argento che portavo al collo.
- Siete davvero bella, sta mattina...- commentò la cameriera, sorridendomi.
- Ti prego, Genna, lo dici ogni mattina- dissi io. Quella ragazza era come una sorella per me e detestavo quando mi trattava come la sua padrona.
- Ma è vero!- insistette. Ricambiai il suo sorriso.
- Ore venite: la colazione vi aspetta...
***
Era ormai sera quando Genna entrò nella biblioteca:
- Principessa, i vostri genitori sono appena tornati e vorrebbero che voi li raggiungeste nella sala principale- disse.
- Come mai?- chiesi.
- Ci sono degli ospiti, principessa, ed i vostri genitori vorrebbero farveli incontrare- rispose lei.
- Ospiti?-. La presenza di nuova gente nella reggia era alquanto rara, ed il fatto che i miei genitori volessero presentarmi a loro era davvero insolito.
- Vi ho portato qualcosa per coprire il ciondolo...- disse la cameriera porgendomi uno scialle color porpora.
- Grazie-. Mi alzai, lasciando il libro che avevo letto fino a quel momento su di un tavolino. Afferrai lo scialle e me lo avvolsi intorno al collo, sistemandolo al meglio.
Infine mi avviai verso la sala dove di solito si usava intrattenere gli ospiti con feste e banchetti. Io la consideravo una delle più belle dell'intero castello: il pavimento di marmo, le spesse tende colorate, le portafinestre che davano sui curati giardini, gli affreschi sul soffitto, gli arazzi incorniciati d'oro...
Ma forse la cosa che mi affascinava di quella sal era la conseguenza di trovarsi lì: incontrare nuova gente.
Quando arrivai alla fine del corridoio e iniziai a scendere la scalinata che portava alla sala, mi concessi di osservare gli ospiti. Riconobbi un signore dalla corta barba, che già altre volte era venuto in visita. Ricordavo che papà mi aveva detto che c'era un legame tra nostre le due famiglie, ma sul momento non ricordai quale.
Mia madre stava parlando con un'altra donna, forse un po' meno giovane di lei. I suoi capelli erano biondo-platino. Pensai a quanto avrei desiderato che anche i miei fossero così lisci...
Accanto a lei c'era un ragazzo, probabilmente di pochi anni più grande di me. Aveva anche lui i capelli biondi, però erano più dorati di quelli della madre. Alzò gli occhi, cerulei, e fu il primo a notarmi. Nel suo sguardo aveva qualcosa di strano, ma non sapevo cosa.
Ci fissammo per qualche secondo, negli occhi, prima che anche mio padre notasse il mio arrivo: - Oh, Helen! Su vieni! Ti ricordi del Signor Beller? È il cugino del Re di Loder ed il figlio di uno dei più cari amici di tuo nonno. Loro sono sua moglie Alexandra e suo figlio Admond. Ti ricordi di loro? Sono stati qui per qualche mese, circa sei anni fa-.
Le sue parole mi fecero ricordare dove aveva già visto quelle persone. Era stato tanto tempo prima, ma non avrei mai dimenticato quel ragazzo che mi aveva convinta ad introfularmi nelle cucine per rubare del cioccolato...
- Sì, certamente- risposi.
- Bene, bene- riprese mio padre
- Vedi, ci siamo rincontrati durante la Cerimonia della ormai principessa Hibyscus e abbiamo deciso che passeranno almeno un mese qui. Sarà divertente non trovi?
Mi fermai paralizzata all'ultimo gradino. Che gli era venuto in mente? In un mese ci sarebbe stato tutto il tempo di scoprire il segreto, e questo poteva essere molto pericoloso...
- Oh, beh... sì, naturalmente. Perfetto, sì...- risposi cercando di sembrare sincera. In realtà ero piuttosto confusa e preoccupata.
- Ottimo, ottimo. Perchè allora non mostri tu le stanze dove dormiranno ai nostri amici? Direi che quelle che si affacciano sul lago andranno bene... Saranno di sicuro stanchi dopo un viaggio così lungo!- propose mia madre.
- Certamente- risposi.
- Allora noi ci vediamo a cena fra mezz'ora. A dopo!- disse papà. Come promesso accompagnai i tre ospiti nelle stanze decise dalla mamma. Poi andai anch'io a prepararmi per la cena.
Un mese... era così strano... e pericoloso. Non lo sapevano anche meglio di me?
Andando verso la sala da pranzo, sbucai in uno dei tanti corridoi... solo che quello non era vuoto.
Admond si stava guardando intorno, come cercando qualcosa.
Non potei fare a meno di notare le differenze con il ragazzino conosciuto sei anni prima. Se prima era solo un vivace bambino mingherlino, adesso potevo guardare un giovane uomo, serio e maturo. I capelli sbarazzini e gli occhi chiari erano rimasti quelli di sempre, ma i lineamenti del viso erano più netti, decisi. Sotto i vestiti si poteva immaginare un corpo forte, bello... anche il viso lo era: bello.
Il suo sguardo cadde finalmente su di me e gli si accese un sorriso. I suoi occhi esprimevano una gentilezza che prima non avevo notato...
- Ciao- mi disse.
- Ciao- risposi io.
- Ho paura di essermi perso, sai? Credevo di ricordare bene questo posto... ma evidentemente mi sono sopravvalutato. Potresti accompagnarmi nella sala da pranzo, per favore? Potrei rischiare di vagare per il castello per parecchio tempo prima di trovarla... ammettendo che ci riesca-.
Risi leggermente. Ricordavo bene come quel ragazzo fosse sempre riuscito a farmi ridere... sei anni fa come adesso.
- Non potrei mai perdonarmi se succedesse- risposi con un sorriso.
- Lo prendo per un sì- replicò Admond.
- Andiamo.
Riprendemmo a camminare.
- Allora...- ripresi - Come sono andati questi anni, Admond?
- Bene, direi. Ma ti prego, chiamami Ad.
-È così che ti chiamano gli amici?
- No. Di solito mi chiamano così quelli a cui non va di perdere tempo col nome completo.
Risi di nuovo. Non mi ricordavo male, allora...
-

E a te, invece?- mi chiese - Come è andata?
- Bene, direi.
- Come mai non eri alla Cerimonia?
- Negli ultimi tempi non esco molto...
- Perchè?
Il terrore mi assalì... che potevo dirgli? Non di certo la verità.
- Emm... non mi sento molto bene in questo periodo...- dissi.
- Oh, mi dispiace molto...- dal suo tono capii che era veramente dispiaciuto - Posso fare qualcosa?- mi chiese.
Se conoscievo già la parte divertente e spititosa di quel ragazzo, la sua voce mi fece conoscere quella disponibile e gentile.
- No, ma grazie, grazie lo stesso-risposi.
Lui mi guardò e sorrise: voleva davvero fare qualcosa per farmi star bene...
- Beh, eccoci qui- dissi dopo qualche minuto di silenzio. Eravamo arrivati davanti alla sala da pranzo, dove i nostri genitori erano già seduti a chiacchierare allegramente.
- Grazie mille per le indicazioni-mi disse lui.
- È stato un piacere, Ad.

LA CORTE DI SERID  La stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora