Luna Piena

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HELEN

Stesa sul letto a baldacchino guardavo fuori dalla finestra, verso le montagne. Stavo cercando di ricordare da quanto tempo fossi lì, ma ormai ero rinchiusa in quella stanza da talmente tanto che le giornate erano diventate ripetitive e perfino noiose, e si confondevano tra loro.
Avevo smesso di cercare un modo per fuggire, visto che tutti i miei tentativi erano falliti e io non avevo più idee. Giusto la mattina precedente,o forse quella ancora prima (quella confusione mi faceva sentire male) avevo tentato un agguato quando alcune ancelle erano venute per portarmi dei vestiti puliti. Inutele dirvi che non aveva avuto un gran successo...
Era tardo pomeriggio quando, ancora prigioniera in quella stanza, sentii delle voci dall'altra parte della porta e poi la serratura che scattava. Mi misi a sedere e guardai entrare due ancelle seguite dalla Strega di Fulmine.
- Che succede?- chiesi a quest'ultima.
- È ora del bagnetto, e io devo assicurarmi che non tenterai di annegare!- esclamò lei.
- Ti sto ancora così a cuore?- domandai sarcastica.
- Tranquilla: fosse per me, io sarei quella che ti porta l'acqua...- replicò con la solita freddezza.
Le altre due ragazze appoggiarono alcune cose sulla cassapanca ai piedi del letto, poi andarono dietro al separè per preparare l'acqua nella vasca. Io rimasi immobile a fissare la strega, che non si curava di me ed era concentrata sul panorama oltre la finestra. Non riuscivo a capire come una persona potesse essere affascinata da una vista così tremenda e devastatante. Io mi ero convinta di essere stata messa apposta in quella stanza affinché la visuale mi desse il voltastomaco tutte le volte che guardavo oltre le inferiate.
Dopo un po' le ancelle tornarono, mi aiutarono a svestirmi e a entrare nella vasca; l'acqua era calda e profumata. Si preoccuparono che io avessi tutto il necessario, e mi sembrarono persino più gentili e disponibili del solito...
Finito il bagno mi aiutarono ad asciugarmi e poi tornammo verso il letto; Extelle non si era mossa di un centimetro.
Le ancelle presero da sopra la cassapanca un abito che mi fecero indossare davanti allo specchio. Era lungo e bianco, con una sola spallina che copriva la cicatrice della mia ferita. Sia su di questa che in vita c'erano delle decorazione con delle foglie dorate. Era semplice ma elegante, molto più di quelli che mi facevano indossare di solito, e la cosa mi insospettì: - È molto bello quest'abito... più degli altri- feci notare alla strega, mentre le ancelle lo sistemavano.
- Ordini della Regina. Io glielo avevo detto che saresti andata bene anche come eri prima, ma lei vuole che stasera sia tutto perfetto...- rispose lei.
- Stasera?- ripetei perplessa.
- Esatto, principessina: da domani sarai di nuovo libera... anche se non ai più una casa a cui tornare, si intende-.
- Stasera...- dissi di nuovo. Poi ricordai che la sera precedente avevo guardato la luna nel cielo, prima di addormentarmi: - Stasera c'è la luna piena... questo è importante?- chiesi. All'improvviso seppi da quanto tempo ero lì: da ventotto giorni. Ricordavo chiaramente che la sera in cui ero arrivata c'era il plenilunio, e quella sera si sarebbe ripetuto. Ventotto giorni... quattro settimane. Quattro settimane: era il tempo che la Regina aveva detto di dover aspettare a causa di Extelle! Non potevano essere tutte coincidenze.
- A quanto pare...- disse lei vaga.
- E come?- insistetti, mentre le ancelle mi facevano indossare dei sandali.
- Ehi, i particolari chiedili a Lei, sempre che voglia dirteli. Io di certo non ci tengo: non sono la tua maestrina.- mi disse fredda.
Cadde il silenzio. Le ancelle iniziarono a pettinarmi e a raccogliermi i capelli all'indietro.
- Perchè l'aiuti?- chiesi ad Extelle.
- Non sono affari tuoi.- fu la sua risposta.
Io ripresi a guardare fuori, lo sguardo perso fra le montagne e la mente affollata di pensieri. Ero preoccupata per quello che sarebbe successo quella sera, ma non avevo paura. O almeno, non ancora...
I miei pensieri si formavano e cambiavano in fretta nella mia mente, tanto che ci misi un po' a notare una sfera di fuoco che si avvicinava veloce. La luce bassa del sole mi arrivava negli occhi e la nascondeva, ma ormai era troppo vicina per non notarla...
Scattai in piedi e mi avvicinai alle finestra, guardando lo strano oggetto in fiamme abbassarsi sulla Città Morta.
- Che fai?- mi chiese la Strega di Fulmini avvicinandosi. Poi lo vide anche lei e sul suo viso intuii rabbia e preoccupazione.
- Che cos'è?- le chiesi - Un meteorite?-.
- No. Quello è un grosso, grosso problema...- rispose per poi voltarsi e tornare verso la porta. Bussò gridando il proprio nome e le guardie al di fuori aprirono; lei si sporse verso di loro e iniziò a parlare a bassa voce. Colsi solo alcuni pezzi del discorso: - … nei guai... avvertite la Regina… sfera di fuoco… mandate l'esercito… uccidetela!-. Tornò all'interno e la porta si richiuse; sembrava molto nervosa e quando notò che la stavo guardando mi gridò contro: - Tu torna a farti fare i boccoli e smettila di fissarmi!-.
Le due ancelle mi presero delicatamente per le braccia e mi fecero sedere di nuovo sul letto, riprendendo il loro lavoro.
Dalla finestra vidi la sfera atterrare sulla città e sparire.
Un grosso problema, così lo aveva definito Extelle.
Forse era qualcosa che avrebbe impedito quello che sarebbe successo quella sera... o addirittura che mi avrebbe portata via di lì, al sicuro. Inconsiamente pensai ad Admond...
Sentii la speranza che era morta da tempo riaffiorarmi sotto la pelle e mi sentii più forte.
Quando ebbero finito con i miei capelli, le ancelle e la strega uscirono, lasciandomi da sola ad andare avanti e indietro di fronte alla finestra. Guardando in basso vedevo che nella Città Morta c'era del movimento, a volte scorgevo qualche persona piccola come una formica comparire e scomparire di nuovo. In precedenza di rado avevo visto tanto via vai in quelle stradine.
Non riuscivo a stare calma o ferma. Qualcosa stava per cambiare, ne ero certa...
Il tempo passava e il sole si avvicinava alle montagne, mentre sotto di me quel fermento non si era ancora fermato, né era mutato. Iniziavo ad essere preoccupata e quasi impaziente. Volevo a tutti i costi sapere cosa stesse accadendo.
Ad un tratto sentii di nuovo dei rumori all'esterno, e la mia speranza si riaccese all'improvviso. Ma quando la porta si aprì rivelando la Strega di Fumine di spense ancora più velocemente di quanto fosse comparsa.
- Vieni: è ora.- mi disse decisa.
Io non mi mossi, preoccupata, e allora Extelle entrò sbuffando e afferrandomi per un braccio mi trascinò fuori dalla stanza.
Mi ritrovai  in un corridoio buio; oltre a me e alla strega c'erano anche le due guardie e le ancelle.
Extelle mi posizionò davanti a queste ultime: - Adesso seguimi. Se provi a scappare, ti uccido!-disse con sguardo minaccioso. Io annuii appena.
Lei raddrizzò al centro del mio petto il ciondolo d'argento, poi si voltò incamminandosi lungo il corridoio e io la seguii incerta, mentre alle mie spalle si muovevano anche le due ragazze e le guardie. Lentamente ripercorremmo a ritroso il percorso che avevo fatto mezza svenuta al mio arrivo. Cercavo di guardarmi intorno per trovare una via di fuga, ma non ne vidi nessuna.
Alla fine di un'altro corridoio una porta si apriva sul ballatoio che si sporgeva sulla sala del trono. Extelle girò a destra e seguendola lo percorremmo fino alla scala a chiocciola che ci portò sul pavimento di pietra liscia che rifletteva la luce rossa del tramonto e delle torce.
La sala era illuminata dalla grande finestra che dava sulle montagne. Nella penombra vidi delle guardie, e in piedi accanto al trono la Regina mi guardava da dietro la sua maschera. Sul fondo della sala vidi la sagoma di una grande spada, e allora fui sicura che in realtà Lei era la Strega di Acqua.
In teoria sapere chi era avrebbe dovuto darmi coraggio, ma in realtà non faceva che accrescere la mia paura. Le gambe iniziarono a tremarmi e rallentai, finché le due ancelle dietro di me furono costrette a spingermi avanti. Si fermarono solo quando Le fui davanti...
Avrei voluto gridare, chiedere aiuto, volevo che qualcuno fermasse quello che stava per accadere.
Lei guardò fuori dalla finestra il sole, che ormai sfiorava la cima delle montagne, poi tornò a concentrarsi su di me: - Iniziamo.- disse. Il panico mi assalì e l'unica cosa che volevo era trovarmi il più lontano possibile da lì.
Altre due ancelle comparvero da un angolo della sala e si avvicinarono: una portava uno scrigno chiuso, l'altra un cuscinetto.
- Togliti la collana.- mi ordinò la Regina.
Io rimasi immobile, fissandola con paura. Lei fece un cenno a Extelle, in disparte in un angolo, che venendo verso di me estrasse la sua Spada e me le puntò fra le scapole. Io sussultai al tocco gelido della sua punta: - Fa' coma ti dice, o ti riduco a uno spiedino!- disse la Strega di Fulmine.
Le mie braccia si mossero tremando e feci scattare la chiusura della catenina. La ragazza con il cuscinetto si avvicinò e io vi posai sopra il ciondolo; era la prima volta che me lo toglievo da quando mio padre me lo aveva affidato... Sentii che qualcosa si era spezzato, che era giunto a termine, ed ebbi la fastidiosa sensazione che non avrei mai più indossato quel gioiello.
Poi la ragazza si allontanò, mentre quella con lo scrigno si avvicinava alla Regina e lo apriva. La Strega di Acqua allungò la mano e sotto la manica color avorio intravidi della stoffa blu che le avvolgeva l'avambraccio. Pensai che fosse uno strono abbinamento di colori, ma quando dallo scrigno estrasse un pugnale le mie preoccupazioni divennero altre. Mi girai e provai a scappare, ma le due ancelle dietro di me mi afferrarono e mi tennero stretta. Io mi divincolai cercando di liberarmi; presa dal panico non riuscivo a ragionare: - No, ti prego! Lasciatemi…!- implorai continuando a dimenarmi.
- Stai ferma!- gridò la Regina, ma non riuscivo a calmarmi.
Sentii qualcuno colpirmi con forza alla spalla, facendo riaffiorare un dolore che speravo di non provare più: - Fa' come ti dice, o giuro che desidererai di non essere mai nata!- sibilò la voce di Extelle nel mio orecchio.
Mi immobilizzai; le due ancelle mi fecero raddrizzare e mi riportarono ancora più vicina alla Strega di Acqua. Extelle invece si mise accanto a me e, afferratomi il braccio, mi costrinse ad allungarlo verso la Regina e aprì con la forza il palmo della mia mano sinistra. Tremavo come una foglia e stavo cercando un modo per evitare tutto quello talmente disperatamente che nessun pensiero riusciva a fermarsi nella mia mente per più di qualche secondo.
La Regina prese delicatamente la mia mano e vi posò sopra la lama affilata. Sentii il bruciore aumentare man mano che il pugnale tracciava una linea di sangue lungo tutto il palmo, che iniziò poi a gocciolare sul pavimento lucido e nero.
Quando ebbe finito l'ancella che aveva preso il ciondolo lo rimise sulla mia mano, macchiandolo di rosso, mentre Lei voltava il coltello e faceva la stessa cosa su di se'. Poi guardò fuori dalla finestra, e da oltre la maschera sentii la sua voce sussurrare: - Tutto sta andando come è stato stabilito:
Finchè l'Amore non verrà dimostrato
il grande potere potrà essere riscattato.
Quando l'ultimo raggio di sole morrà
e nel plenilunio si specchierà
il sangue della Custode e dell'Esiliata unito,
allora il limpido potere sarà restituito.
E quando la Spada rasà riaccesa,
sappiate che mai più potrà essere ripresa!-.
Quelle parole risuonarono familiari, eppure terribili, come se le avessi già sentite e sapessi che avrei dovuto impedire che si avverassero in ogni modo possibile.
Guardai anch'io fuori e vidi l'ultimo spicchio di sole rosso iniziare a scomparire dietro delle montagne dello stesso colore. Il momento che Lei aveva aspettato a lungo era ormai arrivato, e dovevo tentare di impedirlo.
- Ti prego non farlo...- dissi alla Regina, cercando di scorgere i suoi occhi oltre la maschera bianca - Non commettere lo stesso errore due volte!- la supplicai.
Lei ricambiò il mio sguardo, tetra: - L'unico errore che ho commesso è stato quello di permettere che mi privassero di qualcosa che mi appartiene di diritto. Questa sera mi riprenderò ciò che mi spetta, e tranquilla: farò in modo che non me lo portino più via...-.
In quel momento l'ultimo raggio di sole tramontò ad Ovest, e sentii l'aria raffreddarsi improvvisamente. La luna piena iniziò a risplendere nel cielo, mentre le chiare sfumature del giorno si scambiavano con quelle oscure della notte. Sentii un vuoto nel mio petto e la chiara sensazione che ormai non ci fosse più nulla da fare tranne arrendersi all'inevitabile...
- È il momento!- esclamò la Regina con la voce che tremava per l'entusiasmo - Il sangue della Custode e dell'Esiliata unito...- disse avvicinando la sua mano sanguinante alla mia - Il limpido potere sarà restituito...-.
Provai ad arretrare ma le ancelle mi tennero stretta.
I nostri palmi erano talmente vicini che ormai tenetti che fosse finita, non c'erano più vie di scampo... quando all'improvviso la porta della sala del trono si spalancò e tutto sembrò bloccarsi come sotto l'effetto di un incantesimo.

LA CORTE DI SERID  La stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora