Banditi

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LEILA

Sotto ai miei piedi il mare brillava alla luce del sole.
Le sue onde si lanciavano impetuose contro la Scogliera, infrangendosi sulla roccia.
Quel suono... il suono della risacca ed il crepitio della schiuma.
Avevo imparato a conoscerlo, ad amarlo e portarlo sempre nel mio cuore.
Quel luogo mi aveva portato i ricordi più felici: le corse con i miei fratelli, le risate di mio padre, le dolci parole di mia madre, dopo che uno di noi era caduto e si era sbucciato un ginocchio. Lì ero sempre riuscita a essere felice, a credere in un domani migliore.
Niente mi faceva sentire a casa come il mare...
Il caldo vento che veniva da Sud sferzava le fronde degli alberi e si insinuava fra i miei capelli sciolti.
Che strano: non ricordavo di essermeli slegati...
Sentii dei passi e mi voltai. Admond stava venendo verso di me, i capelli dorati mossi dal vento. Mi sorrideva, quel bel sorriso che mi faceva sempre sentire al sicuro: la promessa che lui ci sarebbe sempre stato per me...
- Sei bellissima.- mi disse, guardandomi con quegli occhi color del cielo.
Mi sentii arrossire, ma sapevo che con lui potevo sempre essere me stessa e che non dovevo vergognarmi di ciò che provavo...
- Grazie- gli dissi.
Lui si avvicinò di più, lo sguardo fisso su di me, come se io fossi l'unica cosa che importava.
Io riuscivo solo a guardarlo, desiderando che stesse sempre con me. Sempre...
Lui mi baciò, le sue labbra posate delicatamente sulle mie, le braccia che mi avvolgevano e mi attiravano a lui. Feci scivolare le mie mani sul suo petto, la nuca, i capelli...
Il mio cuore rimbombava all'impazzata, pregando perchè quel bacio non finisse mai.
Sentivo l'odore della sua pelle e della salsedine, il sapore delle sue labbra, il suo respiro. Il suono delle onde ora arrivava più smorzato e lontano, come se non fosse più importante. Sentivo i brividi percorrermi tutto il corpo quando lui faceva scivolare le dita sulla mia schiena, come per rassicurarmi.
Avrei voluto che quel momento non finisse mai...
Sentii uno schiocco, come di qualcosa che si rompe e cade a terra. Quello non era il rumore del mare.

Aprii gli occhi... e vidi le radici si un veccio albero.
Ero stesa per terra, la testa appoggiata ad un mantello appallottolato come cuscino. I miei capelli erano di nuovo legati... Mi sollevai sui gomiti: Ad dormiva a poca distanza, e anche Kaly era stesa accanto ad una radice.
In un angolo, il fuoco scoppiettava ancora. Un ramo si spezzò, ormai carbonizzato.
Lo stesso rumore che avevo sentito prima...
Allora era stato tutto solo un sogno. Solo questo...
Guardai Admond, disteso sulla schiena poco più in là. Sembrava così calmo, spensierato... e bellissimo.
Mi avvicinai a lui, stando attenta a non fare rumore.
Perchè? Perchè doveva essere stato tutto solo un magnifico sogno? Perchè non poteva essere reale?
Ma non doveva per forza restare così.
Mi chinai di più su di lui.
Lui... lui era sempre stato gentile con me, ma non perchè ero una principessa o perchè doveva. Ma semplicemente perchè era così, dolce e altruista. Era semplicemente così: speciale. Non avevo mai conosciuto nessuno come lui.
Non riuscii più a resistere. Mi chinai di più, le nostre labbra che si avvicinavano...
- Ti sembra giusto?-. La voce di Kaly mi fece sobbalzare. La guardai, distesa per terra con gli occhi chiusi e le braccia incrociate sul petto. Ma io ero certa che avesse parlato...
Admond mugugnò, strofinandosi gli occhi. Io mi affrettai ad allontanarmi, appoggiandomi al tronco di un albero. Ad aprì gli occhi e si alzò sui gomiti. Si guardò in torno, un po' confuso.
- C'è qualcosa che non va, Leli?- mi chiese.
- No, no...- risposi, incerta - Io... io vado a prendere dell'altra legna-.
Mi alzai e mi diressi verso il bosco.
'Ti sembra giusto?' Sapevo che aveva parlato. Mi aveva fermata.
Ma che diritto aveva lei di intromettersi negli affari altrui? Non poteva semplicemente dormire e lasciare il resto del mondo in pace?
Perchè lei doveva sempre rovinare la giornata a qualcuno, se no non era contenta. Doveva essere sgarbata e fredda con tutti, vuoi mai di essere per caso sembrata simpatica...
I miei pensieri furono interrotti da uno strano ronzio e da un disgustoso odore. Provai a coprirmi il naso e la bocca con una mano, ma quel fetore diventava sempre più forte man mano che proseguivo.
Finché non lo vidi. Il corpo afflosciato contro un albero, la pelle giallastra, la sguardo vacuo, le mosche che gli giravano attorno.
Gridai, non potei farne a meno.
Il cadavere era stato in parte mangiato dagli animali, le ossa che comparivano sotto il sangue secco.
Sentii la lingua attorcigliarsi e vomitai quel poco che avevo mangiato per cena.
- Leli!- la voce di Admond raggiunse le mie orecchie. Subito dopo, Kaly comparve da dietro gli alberi, lo sguardo preoccupato e la spada sguainata.
Aveva forse avuto paura che mi fosse successo qualcosa?
No, figuriamoci. Forse non aveva semplicemente voglia di seppellire qualcuno...
- Leli...- mi chiamò di nuovo Ad, comparendo dietro la Strega.
- Stai bene? Cos'è successo?- mi chiese avvicinandosi. Io gli andai incontro, affondando il viso sulla sua spalla. Mi sentivo così confusa... Iniziai a piangere. Lui mi strinse in un abbraccio confortante, e io mi sentii già meglio...
- Banditi- disse seria Kaly. Si era avvicinata al cadavere, la Spada ancora in pugno: - Dobbiamo stare molto attenti, d'ora in poi. Evidentemente ci siamo avvicinati ad una strada molto di più di quanto pensassi. Credo che sia stato derubato e poi abbandonato qui...- aggiunse rivolta al cadavere.
- Che cosa facciamo?- chiese Admond, guardandosi attorno.
- Tu porta la ragazza all'accampamento. Prova a darle dell'acqua, ma niente cibo: potrebbe vomitare anche quello. Intanto io penso a lui...- ordinò la ragazza.
Admond annuì. - Vieni con me- mi disse dolcemente.
***
Il mattino dopo riprendemmo il nostro viaggio.
Io non ero riuscita a chiudere occhio per il resto della notte, e nemmeno gli altri. Admond mi era rimasto vicino e Kaly aveva fatto numerosi giri di ispezione per controllare che non ci fosse nessun'altro a parte noi. Era stata costretta a bruciare il cadavere che avevo trovato, perchè non avevamo gli attrezzi giusti per seppellirlo.
Quell'immagine ritornava in continuazione, l'odore ancora impresso a fuoco nella memoria. Sentivo un peso sul petto, doloroso: quella era la prima persona che vedevo morta dopo mia madre...
Ormai erano diverse ore che camminavamo e tutto era andato bene. Ogni tanto Kaly ci fermava per andare a controllare che la strada fosse libera. Sembrava più gentile del solito... o forse solo più preoccupata.
- Come stai?- mi chiese la Strega.
- Meglio...- mentii.
- Te la senti di continuare?- domandò ancora.
Io annuii. Lei mi guardò un attimo, pensierosa: - Allora io vado in avan scoperta. Non muovetevi. E state attenti-.
Si voltó e si insinuò tra i fitti alberi.
Io rimasi a guardare nel vuoto. I ricordi di quella notte rimbombavano dolorosi nella mia testa.
Ad mi posò delicatamente una mano sulla spalla e mi sorrise rassicurante. Io ricambiai incurvando timidamente le labbra. Almeno lui era con me...
Un fruscio ci fece entrambi girare la testa. Non veniva dalla direzione in cui era sparita Kaly...
Admond portò la mano all'elsa di Crasis. Il mio cuore prese a battere alla velocità della luce.
Un altro fruscio. Più vicino. Un altro...
Il ragazzo si avvicinò al cespuglio da dove proveniva il rumore, la spada quasi del tutto sguaiata. Trattenni involontariamente il respiro...
Uno scoiattolo sgusciò fuori dalle foglie e si arrampicò veloce su per un albero.
Io ripresi a respirare e anche Ad, che rifoderó la sua arma. Ci guardammo negli occhi... e ci mettemmo a ridere.
Uno scoiattolo... Grazie al cielo c'eravamo preoccupati per nulla...
All'improvviso sentii due enormi braccia afferrarmi da dietro e qualcosa di freddo sulla gola.
- Leli!- gridò Admond, riportando la mano su Crasis. Ma un altro uomo comparì da dietro un albero e gli puntò contro la sua spada: - Na na, amico. Provaci... e tu e la tua ragazza morite- gli disse, minaccioso. Il ragazzo lo guardò con gli occhi ridotti a fessure. Allentò la presa sull'elsa e alzò lentamenta le mani. Io non riuscivo a muovere un muscolo. Sentivo il fiato del bandito che mi immobilizzava sul collo. Mi faceva male anche respirare.
- Bene, vedo che hai capito. Ora fermo...- l'uomo si rivolse al compare dietro di me - Prendile armi e borse-. Quest'ultimo allentò la presa e sentii una mano che afferrava il mio arco e cercava goffamente di sfilarmelo dalla spalla.
In quel momento fu come se il mio corpo si riaccendesse e riacquistasse la capacità di muoversi, mentre una scarica di adrenalina mi attraversava interamente. Senza sapere quello che facevo, girai velocemente su me stessa e tirai uno schiaffo alla guancia piena di cicatrici del bandito. L'altro si mosse verso di me brandendo la spada scheggiata, ma Ad si mise in mezzo e parò il colpo, iniziando a duellare. L'uomo dal quale mi ero liberata (che mi accorsi in quel momento, era più alto di me di una testa e mostruosamente grosso) mi si lanciò contro, un pugnale ben stretto nella mano. Io mi chinai, passando sotto il suo braccio e schivando il colpo. Il bandito si girò di nuovo e ripartì all'attacco, un ringhio che gli usciva rabbioso dalla gola. Pensai di utilizzare l'arco, ma non sapevo ancora usarlo e comunque non sarei stata abbastanza veloce a prenderlo ed incoccare una freccia. Mi voltai e cercai di scappare, ma lui si mosse velocemente e mi afferrò il vestito, strattonandomi con forza all'indietro. Persi l'equilibrio e caddi rovinosamente sulla schiena, quella specie di gigante sopra di me. L'arco mi si impiantò fra le costole, lasciandomi per un attimo senza fiato. Il rumore del metallo sul metallo arrivava da oltre quella figura. In quel momento realizzai che Ad non sarebbe arrivato ad aiutarmi...
Il bandito alzò il suo pugnale su di me, il volto contratto in un ghigno crudele.
Io chiusi gli occhi.
Sperai solo che sarebbe stata una morte veloce...

LA CORTE DI SERID  La stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora