Le nostre debolezze

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LEILA

Lasciami... LASCIAMI!

La testa mi girava, come se non ci fosse un senso, una direzione.
Poi, d'improvviso, tutto divenne chiaro, semplice. Tutto tornò al suo posto.
Aprii gli occhi.
Ero stesa sulla roccia. Sulla Scogliera.
Mi misi lentamente in piedi.
La Corte di Petras era lì davanti a me. Era bellissima, come sempre, eppure mi sembrava stranamente immobile.
Mi voltai. Non c'era un motivo: lo feci e basta.
Admond era lì, in piedi. C'era qualcosa di diverso, in lui. Forse nella postura, o nell'espressione. Ma sul momento non vi prestai attenzione. Ero solo felice che lui fosse lì.
- Ad...- lo chiamai andandogli incontro.
Ma quando gli arrivai vicino lui si ritrasse, con uno sguardo di disgusto stampato in faccia.
Mi immobilizzai, il sorriso radioso di prima scomparso, e qualcosa di strano che sentivo crescermi nel petto.
- Ad, che è successo? Perché fai così?- gli chiesi preoccupata.
- E perchè non dovrei comportarmi così?- rispose secco.
Io rimasi senza parole. - Perchè... tu... tu non ti eri mai comportato in questo modo con me...- sussurrai, mentre sentivo le lacrime arrivare prepotenti agli occhi.
- Beh, ho capito che potevo fare di meglio che stare accanto ad una come te...- iniziò a dire, tranquillamente, come se mi stesse raccontando quello che aveva mangiato a colazione. - Perchè accontentarmi di frequentare una semplice ragazzina, quando potevo avere accanto una vera donna?-.
Da dietro la sua schiena comperve improvvisamente una ragazza bellissima, che si appoggiò affettuosa alla spalla.
Ancora adesso non saprei descrivere quella donna; so solo che era veramente stupenda ed elegante, come non avevo mai visto nessuna.
Io sentii il mio cuore comprimersi sotto le costole.
Che cosa stava succedendo?!
- Tu non vali niente.- riprese Ad. Non riuscii più a trattenere le lacrime. - Sei stata solo una palla al piede per tutto il viaggio. Non hai fatto altro che stressarci tutto il tempo con i tuoi stupidi vizi da principessina...
- NON È VERO!- gridai in preda al panico.
- E invece sì. E lo sai bene anche tu.- continuò senza pietà, soffermandosi su ogni singola parola, come con se ognuna di queste potesse ferirmi un po' di più...- Nessuno, ti aveva mai chiesto di venire con noi. Nessuno, ti ha mai voluta vicina...
- No... no... no...- continuavo a ripetere, infilandomi le mani tra i capelli.
Io volevo solo che tutto finisse.
Solamente che tutto quanto finisse...
- Sei sempre stata una frana in ogni cosa. Non sai tirare con l'arco, devi sempre cacciarti nei guai per poi farti aiutare come si fa con una bambina. Sei patetica. Lo sei sempre stata e sempre lo sarai. E non hai più niente...-.
Una forza improvvisa mi spinse a terra, senza che potessi fare niente per restare in piedi. Caddi in una pozza di fango, che prima (ne sono sicura) non c'era, e d'un tratto mi accorsi che non indossavo più i miei soliti vestiti puliti, ma che ero vestita di luridi stracci. Sulla mia pelle, lo sporco e la terra si mischiavano con le lacrime salate...
Ancora una volta, da dietro la schiena di Admond comparve la figura di un uomo basso e severo: mio padre.
Ma lui non poteva essere veramente mio padre. Mio padre non mi avrebbe mai guardata con quello sguardo, a metà tra il disprezzo e la rabbia.
- Papà...- sussurrai in un fil di voce.
- Non chiamarmi mai più così- tuonò l'uomo, secco - Tu non puoi essere mia figlia... Mia figlia non avrebbe mai disubbedito ai miei ordini per inseguire uno stupido sogno! Non avrebbe mai disonorato la sua famiglia con così tanta ingratitudine! Ma se anche fosse stato, mia figlia non sarebbe mai tornata indietro in preda al terrore, stisciando come un serpente fino di nuovo a casa! Quindi no: io mi rifiuto, di pensare che tu sia mia figlia! Petras non merita affatto una principessa così! Tu, ci hai delusi tutti...- terminò.
Sentii il respiro mancarmi e iniziai a boccheggiare, come se non ci fosse più aria da mandare giù nei polmoni.
- Vattene.- parlò di nuovo Admond - Nessuno ti vuole più qui...
Quasi senza pensarci, mi alzai e iniziai a correre il più veloce possibile, senza fermarmi, verso il bosco.
Non riuscivo a pensare, non riuscivo a ragionare, non riuscivo a capire...
Riuscivo solo a sentire tutte quelle parole rimbombarmi nella testa.
Volevo solo annegare nelle lacrime, porre fine a quel dolore che mi straziava il petto come una montagna intera mi schiacciasse.
Mi sembrò, solo per poco, che qualcuno mi parlasse, in un sussurro lontano.
Ma non mi importava quello che diceva, ne' di chi fosse quella voce.
Io avevo fallito...
Non mi rimaneva più niente...
Ero solo riuscita a deludere tutti...
Non meritavo quello che ero. Era giusto che tutti mi odiassero...
Mi fermai.
Ero di nuovo sulla Scogliera, ma c'ero solo io. Come avevo fatto a ritornare lì?
Ma neanche quello importava.
Sentivo come se qualcosa, davanti a me, mi attirasse. Come se non potessi fare a meno di avvicinarmi al bordo di roccia frastagliata, sospeso sul mare, burrascoso come sempre.
Finchè non riuscii a vedere tutti gli scogli sotto di me e la schiuma che si lanciava tra le loro sporgense, per poi innalsarzi verso il cielo e riaccasciarsi nell'acqua.
Allora quel pensiero, quell'unica soluzione si insinuò nella mia mente, distruttivo.
E perchè no? Cosa avrebbe dovuto fermarmi? Per che cosa sarebbe ancora valsa la pena di vivere: una famiglia che non mi amava più?
In quegli istanti, lasciare che tutto finisse sembrava l'unico modo di smettere di soffrire così tanto.
Perchè non ci sarebbe più stato un "dopo" in cui soffrire.
Quasi senza neanche accorgermene, il mio piede si mosse in avanti, iniziando a penzolare nel vuoto.
- Addio...- sussurrai all'orizzonte.
Presi il mio ultimo respiro e mi lasciai andare....

In quel momento, la stessa voce di prima mi parlò ancora. E questa volta riuscii a riconoscerla e a capire ciò che mi diceva.
- Leli, svegliati.- disse solo, dolcemente...

LA CORTE DI SERID  La stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora