I cavalli selvaggi

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KALY

Mi sedetti ed iniziai ad aspettare.
Avevo camminato per tutta le notte, sotto le stelle e ai piedi delle pendici scoscese di quei monti, cercando di mettere più distanza possibile tra me e la grotta in cui avevo lasciato Admond e Leila.
Ero sicura che quella era stata una buona decisione, sia per me che per loro. Ma non riuscivo a sopportare il fatto che più ci pensassi, più mi sembrasse un grave sbaglio. E nel frattempo sentivo ancora di avere fatto la cosa giusta.
Forse ero solo un po' stanca...
Mi appoggiai con la sciena contro la parete di roccia e cercando di rilassarmi.
I luminosi raggi del sole si stavano facendo strada ad Est, sopra le alte vette.
Pensai che avrei pututo coprire molta più strada e in meno tempo se avessi usato i miei poteri. Ma quella stessa sensazione di prima mi teneva ancorata a terra.
Davanti a me, le montagne si aprivano nel famoso Passo dei Selvaggi. Il suo tappeto di verde erba fresca di rugiada si estendeva verso l'interno per diversi chilometri, e io sapevo che quello era il cammino che percorreva chi voleva arrivare al Deserto del Nord. Andando avanti, i ciuffi di erba sarebbero stati sostituiti da fini granelli d'oro, caldi sotto il sole dell'estate.
Il Deserto era molto più popolato di quanto si potesse immaginare, sia da animali, che da uomini, che da streghe. Da sempre le sue dune erano state un buon nascondiglio per scappare da tutto e da tutti, e all'occorrenza anche da se stessi.
Ed io ero lì appunto per alcuni di questi abitanti: i cavalli selvaggi.
Di giorno, loro venivano in quel posto, per saziarsi con l'erba e riposarsi, mentre di notte ripercorrevano quella silenziosa strada a ritroso, per galoppare nel Deserto fresco e calmo.
Erano branchi di cavalli i quali, così dicevano le leggende nelle Isole di Berrel, non era possibile addomesticare, perchè il loro spirito era troppo libero, puro. Selvaggio.
Ma non era vero, e per questo io ero lì.
Molte volte, lungo i miei viaggi, avevo all'occorrenza cavalcato alcuni di quegli esemplari, senza mai farmi un graffio. Probabilmente aveva messo in giro questa voce qualcuno troppo orgoglioso per accettare il fatto di non essere riuscito a domarli.
Il trucco era molto più semplice di quanto si potesse credere: bastava dimostrare loro che eri tu a comandare e che eri degno di farlo.
Una volta fatto, quei cavalli diventavano più ubbidienti di un qualsiasi altro animale, senza però perdere la loro velocità e la loro potenza.
Erano molto utili per viaggiare in fretta e agilmente, e questo era proprio quello di cui avevo bisogno al momento...
In quell'attimo sentii sei sassi scivolare lungo la parete, poco sotto di me, e mi voltai per controllare. Avrei facilmente potuto pensare che fosse dovuto solo alla friabilità di quella roccia, se non avessi scorto un ciuffo biondo sbucare da dietro un masso: - Non ci posso credere: mi hai seguita!- esclamai indignata.
A quel punto Ad uscì dal suo nascondiglio, con un sorrisino colpevole fra le guancie, seguito da un'altra persona: - Avete.- mi corresse Leli.
Rimasi quasi a bocca aperta: - L'hai svegliata?! Ti avevo detto che doveva riposare dopo quello che è successo!-...
- Guarda che sto benissimo!- protestò la ragazza, traballando però sulle gambe.
- E mi sembrava anche che avessimo fatto un patto, io e te!- mi rivolsi ancora ad Admond, arrabbiata.
- Sì, hai ragione. Poi però ci ho pensato su un attimo... e ho capito che avevi decisamente barato. Così ho svegliato Leila, abbiamo preso le nostre cose e ti abbiamo seguita.- disse lui molto tranquillamente.
Io ero sbalordita.
- Vogliamo venire con te- mi supplicò la ragazza dai grandi occhi marroni.
- Ti prego- aggiunse il ragazzo.
Io rimasi un attimo in silenzio a pensare.
Se avessi accettato ancora una volta di farli venire con me, avrebbero corso molti altri pericoli, ne ero certa. Ma comunque sarebbe stato lo stesso anche se avessero dovuto tornare indietro da soli.
Quindi allora non seppi proprio spiegarmi cosa mi avesse spinta a rispondere così: - Oh Fuoco Santissimo, va bene! Ma penso dovremmo mettere qualche nuova regola...-.
Forse, anzi probabilmente, dovevo avere mangiato qualcosa che mi aveva dato alla testa.
I due iniziarono a saltellare come capretti, e in qualche modo mi ritrovai le braccia di Leila intorno alla vita: - Ok, ok, ora basta.- dissi provando a sgusciare via dal suo abbraccio il più velocemente possibile, con la strana sensazione di essere attaccata da un polipo appicicaticcio.
In quel momento sentii un rumore come di pioggia e dei nitriti. Mi voltai: un branco di cavalli selvaggi si stava riversando nella pianura, veloci come mia sorella Hiby quando aveva la vescica piena.
- Wow! Sono stupendi!- commentò sognanye Leli, che si sporgeva in avanti vicino a me.
- Beh, ora potrai cavalcarli- le dissi.
Lei mi gardò come se le avessi appena proposto di buttarsi di testa dalla Scogliera: - Cosa?! Sono cavalli selvaggi: non si possono cavalcare! Sono troppo feroci...
- Leggende- ribattei io.
Il branco si era fermato non tanto lontano, sotto di noi, e aveva iniziato a brucare pacificamente l'erba fresca.
- Kaly, sei sicura di quello che fai?- mi chiese Ad con una punta di preoccupazione.
- Certo!- risposi decisa - E se non vi va bene potete anche tornare indietro...
- No no- risposero i due in coro.
Feci un piccolo sorrisino, quindi iniziai a spiegare loro il piano: - Allora, ecco cosa faremo: i cavalli ci serviranno per poter viaggiare più velocemente e forse avremo più speranze di passare inosservati. Ormai siamo nel Ragno di Noren, e quindi se ci prendono è un bel casino...-.
Non so se ve l'ho già detto e se prima mi scocciava quindi l'ho saltato, comunque non in tutti i regni le "persone come me" sono ben accette. Per alcuni siamo le ben venute, ad altri non facciamo nè caldo nè freddo, mentre ad altri non andiamo proprio a genio, e quindi siamo "bandite" da quel regno. Se ci beccano a girovagare in quei posti, potrebbero addirittura tranciarci il collo di netto. Sta di fatto che non ci riuscirebbero comunque, anche se ci prendessero.
Non chiedetemi il perchè di questa cavolata: non l'ho mai capito neanch'io.
A mio parere, un giorno alcuni sovrani si sono alzati di buon umore e hanno detto: - Oh, che bella giornata! Ma perchè non bandiamo tutte le streghe dal nostro Regno, giusto per fare gli idioti? Così, solo per complicare loro un po' di più la vita!-.
Ecco, questo è quello che penso io riguardo questo tema.
Ma adesso continiamo con la storia...
- Il trucco è tanto semplice quanto difficile: dovete guadagnare il loro rispetto, dimostrare che siete forti e degni di poterli cavalcare. A quel punto è fatta. Ma mi raccomando: non arretrate mai. Mai. O potrebbe essere l'ultima idiozia che fate. Se arretrate, farete capire che voi siete deboli, spaventati. E allora loro prenderanno il sopravvento e vi ridurranno in purè con gli zoccoli. Intesi? Dovete fargli capire chi è che comanda. Dopo di ciò, saltate in groppa e allora potrete galoppare come il vento, ve lo assicuro-. Mentre stavo spiegando, avevo tagliato in tre una delle ultime corde che ci rimanevano e ne avevo dato un pezzo ciascuno, tenendone uno per me: - Questi saranno le vostre uniche redini, quindi legateli intorno al collo del cavallo che avete scelto e cercate di non stringere troppo. Questo è tutto: avete capito?- conclusi.
Gli altri due mi guardavano con una leggera nota di paura e incredulità. Era normale, d'altronde: era la prima volta che provavano a cavalcare un cavallo selvaggio, per di più senza sella.
- Ok, andrò avanti io: voi guardate come faccio e poi provate uno alla volta, copiando i miei movimenti. Cercate di riuscirci alla prima: non so se potrete avere una seconda chance...- e così dicendo, io mi avviai lungo la pendice della montagna, fino a raggiungere il tappeto di quella conca verde. Mentre mi avvicinavo al branco, iniziai a scrutare ognuno di quei cavalli, alla ricerca della mia preda. Ce n'erano di tutti i tipi, da quelli più smilzi a quelli più grossi, da quelli più chiari a quelli più scuri. Ad un certo punto ne vidi uno chino sull'erba, e seppi che era lui che volevo: aveva il manto lucide e completamente nero, con una lunga criniera che cadeva lungo il collo allungato verso il basso. Sotto la pelle si vedevano i forti muscoli fatti per correre senza sosta per lunghe distanze...
Presi un bel respiro: diamo inizio alle danze.
Mi avviai a grandi passi verso quella bestia poderosa, decisa. Quando lui mi notò, alzò la testa e mi guardò insospettito, ma quando mi fui avvicinata troppo per i suoi gusti iniziò a scalpitare e a sbuffare.
Io non mi fermai. Sentivo l'adrenalina scorrermi in corpo e non avevo nessuna intenzione di cedere. Così lui caricò e mi corse incontro, minaccioso. Ed io feci lo stesso.
Nessuno dei due era disposto a cedere...
Quando fummo uno davanti all'altra, a meno di un metro di distanza, io gridai forte e lui si impennò nitrendo. Appena riappoggiò gli zoccoli a terra, scattai al suo fianco e gli saltai in groppa. Lui iniziò a scalciare e cercò di speronarmi, mai io gli avvolsi il mio pezzo di corda attorno al collo e resistetti.
Pian piano, il cavallo si calmò e accettò la mia presenza sulla sua forte schiena. Io risi, mentre gli accarezzavo il muso e la criniera.
Poi mi voltai verso la montagna dove Leila ed Admond erano rimasti pietrificati: - Ora tocca a voi!- gridai quasi euforica.
Li vidi scambiarsi alcune parole, poi... la ragazza iniziò ad avanzare incerta.
Fui sinceramente stupita dal suo gesto, ma altrettanto curiosa di vedere come sarebbe andata.
Lei si stava avvicinando lentamente al branco, studiandolo e muovendo convulsamente la corda fra le mani. Ad un certo punto cambiò direzione e si diresse verso un cavallo dal manto castano chiaro e dalla criniera bianca.
Quando gli fu abbastanza vicino, anche quello iniziò ad agitarsi e a nitrire. Leli si immobilizzò, e io la vedevo già arretrare impaurita per poi correre via a gambe all'aria. Ma non lo fece. Invece riprese ad avvicinarsi all'animale. Gli era ormai a un metro di distanza ed io credevo già che forse ce l'avrebbe fatta, quando il cavallo si impennò proprio sopra di lei, nitrendo feroce, mentre sentivo una fitta alla bocca dello stomaco. Senza pensarci, sussurrai il nome di lei...
All'ultimo, proprio quando gli zoccoli stavano per colpirla, Leila si spostò fulminea di lato, avvolse la sua corda intorno al collo dell'animale e vi saltò sulla schiena.
Come con me, il cavallo provò in tutti i modi a speronarla, ma la ragazza si tenne stretta al corpo dell'altro con tutte le sue forze.
E... anche questo alla fine si arrese. Leli si guardò incredula sul dorso dell'animale, sana e salva. Poi alzo i pugni al cielo e gridò euforica. Io mi ritrovai a ridere di nuovo, mentre Admond gridava da lontano: - Brava! Ce l'hai fatta!-.
Adesso era il suo turno.
Lui scelse un cavallo color cioccolato, abbastanza poderoso e massiccio. Neanche lui ebbe particolari problemi, a parte il fatto che per un soffio non si ritrovò uno zoccolo in faccia.
- Bene, siete stati molto più bravi di quello che avrei creduto- mi complimentai.
- Grazie!- risposero allegri gli altri due, ognuno sul proprio cavallo.
- Siete pronti ad andare?- chiesi poi, e loro annuirono decisi.
- Perfetto, allora.- dissi voltandomi - Direzione: Est-.
***
Cavalcammo quasi ininterrottamente per due giorni, mentre le montagne scorrevano alla nostra sinistra.
È difficile stancare dei cavalli selvaggi, e noi cercavamo di dare loro acqua e cibo in abbondanza.
E galoppando e galoppando, ormai avevamo attraversato tutto il Regno di Noren. Ma c'era un'altro ostacolo da affrontare: la città di Allembert.
Quella era l'ultima grande città di quel regno e controllava tutta la frontiera ad Est con un muro che andava dalle Grandi Montagne fino al mare. Controllavano tutto quello che entrava ed usciva, senza eccezioni.
Se devo essere del tutto sincera, non avevo grandi idee su come oltrepassare quel muro: fino ad allora non ne avevo mai avuto bisogno, visto che di solito lo superavo volando. Cosa che in quel caso non potevo fare, perchè significava lasciare gli altri due indietro ad arrangiarsi da soli.
Saremmo potuti passare attraverso le montagne, ma quelle zone erano famose per la presenza di orsi non troppo socievoli.
L'unica cosa che mi veniva in mente era di arrivare al muro, se non ci lasciavano passare tirare quattro cazzotti e poi andarcene anche senza la loro benedizione. Il problema era che questo avrebbe dato nell'occhio, e io volevo far sapere alla Regina il più tardi possibile del nostro arrivo. Ma comunque era l'unica idea che mi veniva in mente.
Sta di fatto che nel pomeriggio del secondo giorno di cavalcata, la periferia della città si presentò appena sotto di noi. Da lì si vedevano le case, le persone che giravano per le strade, le botteghe aperte, i bambini che giocavano a palla e i colori del mercato.
Dovevamo fare in fretta. Le nostre scorte stavano finendo, perciò avevo pensato che quella poteva essere una buona occasione per ripristinarle. Sempre senza farci beccare. E poi c'era anche il problema dei cavalli: dovevamo per forza lascirli liberi prima di attraversare la città, perchè qualcuno avrebbe potuto fare qualche domanda di troppo.
Scesi lentamente dal mio cavallo, le gambe piuttosto doloranti, poi presi dal mio zaino i tre mantelli e li distribuii, spiegando la situazione. Decidemmo che Ad e Leila sarebbero andati al mercato per le provviste, mentre io sarei andata in avan scoperta a cercare un modo per andarcene di lì...
Lasciammo liberi i cavalli, che si voltarono e ripresero a galoppare liberi nella direzione dalla quale noi eravamo venuti.
Tutti e tre cercammo di coprire alla meglio le armi e il viso, e poi insieme scendemmo dalla collina verso la città. Molte persone non ci degnarono neppure di uno sguardo, continuando le proprie attività, e sinceramente mi andava benissimo così.
Attirai l'attenzione degli altri due: - Ok, adesso voi andrete da quella parte, mentre io proseguo dritto fino al muro. Ci vediamo da quelle parti...- dissi.
- Fai attenzione- mi ricordò Leli, forse un po' preoccupata.
- Anche voi...- aggiunsi voltandomi e prendendo la mia strada.
Stava andando tutto bene, quando alle mie spalle sentii delle grida e dei rumori di cose che si rompevano...
Ancora oggi non riesco a fare a meno di pensare che qualcuno dovesse avarci tirato addosso un qualche tipo di arcana maledizione, mirata a mandare costantemente tutti i nostri sforzi di raggiungere la Regina a rotoli.

LA CORTE DI SERID  La stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora