Il mare

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KALY

Lasciai cadere a terra i legnetti che avevo appena raccolto lì attorno. Presto sarebbe arrivato il tramonto, e quei due sarebbero stati troppo impegnati a farsi il bagnetto e ad asciugarsi per fare qualcosa di utile.
Mi chinai e iniziai a disporre la legna nel cerchio di pietre che avevo di sposto poco prima.
In quel momento sentii dei rumori nel bosco e con la coda dell'occhio vidi la sagoma di Admond sbucare dagli alberi. In mano aveva le tre borracce riempite; si avvicinò alle sacche e ne infilò una per ognuna.
- La principessina non ha ancora finito?- chiesi - Crede di essere l'unica a doversi lavare? E poi non vedo l'ora di dirle che, visto che oggi ho dovuto raccoglierla io la legna, domani toccherà a lei... se sono buona. Altrimenti d'ora in poi toccherà sempre a lei...-.
Silenzio. Un silenzio che mi stupii; non mi aspettavo che Ad concordasse o meno, ma quella completa assenza di reazioni suscitò la mia curiosità... e la mia preoccupazione.
Mi voltai e vidi il ragazzo che stava distrattamente mettendo a posto le cose dentro il suo zaino. Intravidi il suo volto: aveva un'espressione distratta, pensierosa... forse anche triste?
- È successo qualcosa?- chiesi allarmata, alzandomi. Admond mugugnò un no che non mi rassicurò affatto.
- Sei sicuro? Leila non ha ancora finito? Dov'è adesso?- insistetti mentre mi avvicinavo.
Admond sospirò: - Non so dove sia...- sussurrò.
- Chi ci è appena stato al fiume, allora: mio nonno? Mi spieghi come fai a non saperlo?!-.
Lui continuò a voltarmi le spalle e a non rispondermi.
Doveva essere successo qualcosa, per forza. Ma cosa?
Forse Leila stava male. No, se le fosse capitato qualcosa di brutto me lo avrebbe detto di sicuro.
Che avessero litigato? Non ce li vedevo quei due a bisticciare, erano sempre d'accordo e gentili fino alla nausea... forse troppo.
E allora capii.
Il viso dispiaciuto, il silenzio... quella possibilità spiegava tutto.
Io non l'avevo voluta con noi, avevo provato a farla arrendere.
Sapevo che sarebbe successo, prima o poi: era questione di tempo.
Sapevo cosa provavano entrambi, ma per persone diverse.
Avevo visto come lo guardava quella sera alla Corte di Petras. Avevo sentito Leila svegliasi e chinarsi su di lui, e l'avevo fermata.
Ma prima io non ero là.
- Admond, lei...
- Vado a prendere della legna.- disse secco e si allontanò, senza ascoltarmi. Io non lo seguii: non sarebbe servito a nulla.
Va bene, in parte sentivo che la colpa era mia: mi ero dimenticata che non dovevo mai lasciarli soli.
Ma ormai che potevo fare per rimediare? Poco o niente.
Andai al fiume e vidi che in effetti là non c'era più nessuno; probabilmente aveva cercato rifugio dai suoi ricordi nel bosco.
So per esperienza personale spesso che funziona.
Allora al focolare e continuai a disporre la legna.

Dopo circa un'ora Admond tornò con appena qualche bastoncino in mano, ma già lo sapevo che era solo una scusa.
Visto che ormai si stava facendo buio, Leila non era ancora tornata e noi ci stavamo iniziando a preoccupare, decidemmo che sarei andata nel bosco a cercarla, per riportarla all'accampamento.
La trovai mezz'ora dopo, raggomitolata per terra; si era addormentata e le lacrime si erano asciugate sulle sue guance. Senza svegliarla le misi un braccio dietro la schiena e l'altro sotto le ginocchia, e la riportai indietro.
***
Nei tre giorni successivi potei ricordare cosa voleva veramente dire quella magica parola che da ormai due settimane sembrava essersi persa Dio solo sa dove: il silenzio.
Né Admond né Leila si decisero ad aprire bocca se non per lo stretto indispensabile, ben che meno a guardarsi in faccia o a stare a meno di due metri di distanza.
Non fraintendetemi, quell'amata quiete era una benedizione del cielo, ma in mezzo a quei due metri di solito c'ero io e la tensione e l'imbarazzo erano tali che avrei potuto spalmarle su di un panino. E poi, lo ammetto, anch'io mi sentivo un po' a disagio e responsabile di quello che era successo: d'altronde, ero stata io a lasciarli da soli...
Nonostante tutto erano stati dei giorni tranquilli e eravamo riusciti a fare abbastanza strada per arrivare fino al nostro prossimo ostacolo: il mare.
Ma non mi preoccupavo più di troppo, perché molte cose erano già state organizzate. La sera prima, mentre gli altri dormivano, avevo lasciato l'accampamento per fare una chiacchierata con alcune persone al riguardo (lo so, li avevo lasciati di nuovo da soli, ma ormai il guaio era già fatto, no?) e sapevo di poter contare su di una nave che ci attendeva. Apparteneva ad un tizio che... diciamo che ce l'aveva prestata per pura bontà d'animo (ok, la verità è che avevo affiancato alla mia gentile richiesta di un imbarcazione una buona dose di minacce) e che l'avrebbe attraccata in una baia non lontana dal porto di Selvill, sulla costa orientale del Regno di Meah. A bordo ci sarebbero state delle provviste, ma niente equipaggio. Non ci sarebbe servito...
Mentre camminavamo verso la spiaggia, ancora avvolti nel bosco, notai un ombra muoversi alle nostre spalle: un mantello nero.
Iniziai a muovermi a zig-zag fra gli alberi, ma dopo qualche minuto notai di nuovo un movimento. Ma questa volta sentii anche una leggera corrente d'aria fresca sfiorarmi i capelli, e non riuscii a trattenere un sorriso.
- Venite, siamo quasi arrivati...- dissi agli altri due.
- Davvero? Siamo vicini a Hel...- la domanda di Ad si interruppe un attimo, giusto il tempo di lanciare di nascosto un'occhiata a Leila e di correggersi - ...cioè, al castello della Regina?-.
- No, intendevo che siamo vicini al mare- spiegai.
- Ah...
- Come faremo? Intendo ad attraversarlo- domandò Leli, la voce un po' rauca per il lungo silenzio che avevamo interrotto.
- Mentre voi due vi succhiavate il pollice nel sonno, io ho... diciamo lavorato e mi sono procurata una nave: useremo quella- risposi.
- Ok... A chi l'hai rubata?- chiese la ragazza.
- Levati quel sorrisetto scettico; io non rubo: chiedo e ottengo. So essere molto persuasiva...- dissi vaga.
- Minacciando di ridurre tutti in un mucchietto di cenere?- insistette, sorridendo sotto i baffi.
- Anche quella è una forma di persuasione. E comunque, la riavrà quando ritorneremo- ribattei.
- Se torneremo...- sussurrò Admond, lo sguardo perso che fissava il terreno. Notai in quel momento che sulla terra scura iniziava a formarsi un lieve strato si fine sabbia chiara.
- Un po' di ottimismo, suvvia. Muoviamoci...- ribattei.
Di lì in avanti gli alberi iniziarono a diradarsi, fin quando non si poterono vedere i colori scuri del mare. Il sole stava scendendo oltre le lontane Grandi Montagne, ormai solo piccole sporgenze sopra il tappeto delle chiome verdi, e inoltre il cielo nuvoloso lasciava passare solo una leggera luce plumbea che si macchiava sempre più di nero con l'arrivo della notte. Le nuvole creavano una specie di coperta che intrappolava il calore della giornata...
La spiaggia si aprì davanti a noi, e poco più avanti era ormeggiata una grande nave. Le vele bianche erano arrotolate su loro stesse e gli alberi erano alti e scuri.
- Visto, che vi avevo detto? Forza: saliamo e prepariamola per salpare- dissi, dirigendomi verso una scala di corda che si arrampicava lungo il fianco della nostra imbarcazione. Saliti a bordo, sistemammo le nostre borse sottocoperta e io mi diressi verso il timone, mentre i miei compagni si guardavano attorno spaesati.
- Che dobbiamo fare adesso?- chiese Admond.
- Io direi di farla partire- disse una voce femminile.
Leila lanciò un grido quando vide una figura incappucciata avvicinarsi alle sue spalle. Admond estrasse Crasis, pronto ad attaccarla, ma io posai le dita sulla sua lama e gliela feci abbassare: - Calma, vuoi uccidere qualcuno?- lo rimproverai.
- Ehm... sì?- lui mi guardava confuso.
- Non hai detto loro che vi avrei aiutata?- la ragazza si rivolgeva a me.
- Perché rovinare la sorpresa?- risposi con una domanda.
- Certe cose non cambiano mai... tipo te-. Anche se non potevo vederla, la conoscevo abbastanza bene da sapere che stava alzando gli occhi al cielo.
- Chi sei?- chiese Leila.
- Ah giusto, le presentazioni...- mi ricordai - Biby, loro sono Admond e Leila. Ragazzi lei è mia sorella, Elisabeth: la Strega di Aria-.
Lei si tolse il cappuccio, rivelando una massa di capelli neri come i miei ma ricci. Anche i suoi grandi occhi erano simili ai miei, e io non potei fare a meno di ricordare quegli stessi occhi pieni di odio che mi incolpavano di tutto quello che era successo alla nostra famiglia. Dovetti sforzarmi di ricordare che era stato tutto solo frutto della mia immaginazione, perché anche se quegli occhi erano diversi da quelli nella visione, erano comunque spaventosamente simili...
- Mi ricordo di te: eri a Serid, alla Cerimonia di tua sorella- disse Ad.
- Certo. Ma mi perdonerai se io non mi ricordo di te... Tu invece devi essere la principessa di... Petras, giusto?- Elisabeth si rivolse a Leli.
- Sì, esatto.- confermò lei.
- Bene! Ora la mia sorellina (che tra l'altro deve imparare a non farsi notare quando segue le persone) ci insegnerà come far muovere questa catapecchia- annunciai io.
- Come hai detto?- chiese Ely, con un'aria confusa.
- Che devi insegnarci come far salpare questa nave- ripetei.
- No, prima di quello-.
- Che devi imparare che quando si segue una persona di nascosto non devi farti scoprire. E io ti ho vista almeno un paio di volte, giù nella foresta.
- Ti sbagli- mi disse lei.
- Andiamo, era così per dire! Adesso non importa se io ti abbia visto o meno...- cercai di chiudere l'argomento, perché a quanto pareva mia sorella era diventata molto più permalosa negli ultimi tempi.
- No Kaly, ascoltami: tu non puoi avermi vista... perché io non sono passata dal bosco- spiegò decisa.
- Cosa?!
- È la verità. Io sono arrivata qui volando...- insistette seria.
In quel momento il panico mi assalì.
- Kaly, ma se non era lei la persona che hai visto... allora chi era?- chiese Admond preoccupato.
Come una risposta, in quel momento un tuono rimbombò nell'aria.
- Extelle...- sussurrai io.
- Come ha fatto a sapere che siete qui?- anche Elisabeth aveva un'espressione terrorizzata.
- Chi è Extelle? Un'altra vostra sorella?- domandò Leila.
- No. È la strega che ha rapito Helen.- Ad guardava con odio il cielo tempestoso e aveva di nuovo in mano la sua spada.
Un fulmine attraversò il cielo e depositò sulla spiaggia la figura di una ragazza vestita di nero, e subito alle sue spalle si levarono delle grida e dalla foresta si riversò sulla sabbia bianca un fiume di soldati e orchi dalle corazze scure.
- Dheik namesh murty!- imprecai sottovoce, ma forse non abbastanza piano. - Kaly!- mi rimproverò mia sorella, mettendosi le mani sui fianchi.
- Oh giusto, è vero che tu sei qui... scusa-.
Tornai a concentrarmi sulla folla che si avvicinava sempre di più alla nave; stesi il braccio verso il basso e sentii un familiare calore scorrergli attraverso. Forse la sabbia non poteva bruciare, però... Vidi i granelli sciogliersi e diventare incandescenti, trasformandosi in una pasta vitrea che avvolgeva e bruciava le gambe dei nemici. Loro smisero di avanzare, in preda al dolore delle scottature, ma sapevo che non era finita lì...
- Ely, nasconditi immediatamente!- le ordinai.
- Cosa?
- Mi hai sentita: nasconditi! Forse Extelle non sa ancora che tu sei qui...
- Ma...- provò a protestare.
- Non era un consiglio! Nasconditi su-bi-to!- ripetei dura. Lei esitò un attimo, ma poi si allontanò lungo il ponte.
Allora mi rivolsi agli altri due: - Leila, aiutami a tenere a bada questi qua!-. Lei prese con po' di titubanza il suo arco e mi raggiunse, incoccando la prima freccia.
- Admond, tira giù quelle vele e prepara la nave per partire!- gridai rivolta all'altro.
- Cosa?! E come dovrei fare?
- E che ne so! Ti sembro un marinaio? Tu fallo e basta!- gli risposi.
In quel momento vidi una luce attraversare l'aria e mi sentii spinta con forza all'indietro. Caddi sulla schiena, e una fitta di dolore mi risalì la spina dorsale. Con una spinta riuscii a fare una capriola e a rimettermi in piedi; davanti a me la Strega di Fulmini sorrideva vittoriosa e teneva in mano una torcia accesa.
- Felice di rivederti, Kaly...- sibilò lei.
- Dov'è Helen?!- le gridò contro Ad, puntando Crasis verso di lei.
- Ti manca la ragazza, tesoro? Purtroppo non è qui, e credo che non avrai modo di vederla per un po', visto che ho il compito di ucciderti. Ma non preoccuparti: sono certa che un giorno la rivedrai anche là- la strega parlò con voce melliflua.
- Dovrai prima passare sul mio cadavere- la avvertii, estraendo la mia Spada.
- Ma è proprio quello che ho intenzione di fare!- rispose con un sorriso - Però prima sarà meglio fare qualcosa per questa nave...-. Lei avvicinò la torcia al legno scuro, ma prima che quest'ultimo potesse prendere fuoco o che io potessi fare qualcosa, la fiamma si piegò e si estinse. Extelle guardò il tizzone spento, a metà tra la sorpresa e la perplessità: - Ma cosa...?
- Ehi, zucca bianca!
Quando la strega si voltò nella direzione da cui era arrivata la voce, si alzò un vento tanto forte che venne scaraventata con un grido oltre il parapetto della nave.
- Quale parte di "nasconditi" non ti è stata chiara?- chiesi, nonostante tutto un po' divertita.
- Quella in cui dovevo anche rimanere nascosta- rispose Elisabeth con un sorriso furbetto.
- Va bene, ma adesso aiutali a far partire questo catorcio!- e con un salto mi lanciai oltre la nave. Sentii la pelle diventare calda e riuscii a controllare la caduta atterrando proprio contro la Strega di Fulmini, che si era appena rimessa in piedi.
Chi la fa l'aspetti...
Lei mi guardò piena d'odio, e vidi il suo corpo perdere consistenza e trasformarsi in una saetta puntata contro di me. La schivai e all'ultimo secondo intercettai la sua lama con la mia, parandone il colpo. Extelle divenne ancora una volta un fulmine e si rimaterializzò alle mie spalle, senza però riuscire a colpirmi. Se lei era più veloce, io ero più brava. Al terzo colpo parato, ruotai la mia Spada e le aprii una ferita nel ventre; lei indietreggiò con un gemito di dolore, anche il il sangue stava già rientrando nel taglio che iniziava a richiudersi.
- Possiamo continuare così quanto ti pare...- le dissi, alzando la voce per superare quelle dell'esercito nemico - Sai che non possiamo ucciderci a vicenda-.
Lei ricambiò il mio sguardo, e nel suo vidi un'espressione che mi piacque quanto la diarrea: - Mi credi così stupida? Io so imparare dai miei errori...- sibilò in risposta. Si chinò per estrarre qualcosa dal bordo dello stivale, ma prima che potessi capire cosa, lei saettò (letteralmente) verso di me. Io la scansai, eppure sentii un dolore acuto alla spalla e non potei fare a meno di gemere: sulla mia pelle si era formata un piccolo taglio, non più grande di quello che ci si potrebbe fare con un foglio di carta, eppure il mio sangue stava ribollendo e sgorgando copioso lungo il braccio, e il dolore non accennava a smettere.
- Ti piace?- disse la voce dell'altra strega. Alzando gli occhi la vidi mostrarmi un pugnale, con la punta leggermente macchiata di rosso, mentre mi sorrideva sadica. La lama di quell'arma sembrava d'argento e l'elsa era decorata con fini disegni, eleganti e curati. Quella non era di certo una Spada... era una Lama Fatata.
- Me l'ha procurata una nostra amica comune...- mi informò.
- Guarda un po', io credevo che tu dovessi chiamarla solo "Mia Regina"- la schernii. L'occhiata con cui mi ricambiò non fu esattamente affettuosa...
- Penso proprio che sarà divertente poterti finalmente uccidere. E vendicarmi...- disse lei, come mi vedesse già stramazzare a terra.
- Non così in fretta. E poi per cosa dovresti vendicarti, di preciso? Non credo di averti mai rubato il fidanzato...-. A dire la verità, io sapevo già il motivo; ma ero svantaggiata, mi occorreva tempo per pensare.
Nei suoi occhi vidi un guizzo di puro odio: - Non fare la finta tonta con me. Tu hai ucciso mia madre!- mi gridò contro.
- Sono abbastanza sicura che sia stata tu ad ucciderla...- ribattei, indietreggiando.
- Sai a chi mi riferisco. E giuro che me la pagherai, ti farò soffrire come ho sofferto io!- riferitemi le sue amorevoli intenzioni, corse inferocita verso di me, e fu proprio questo il suo errore. Non mi fu difficile schivare il suo colpo, nonostante il dolore alla spalla, per poi fendere l'aria con la mia arma e tagliarle di netto il polso con cui reggeva il pugnale. Lei gridò, ma io non potevo fermarmi, o non sarei riuscita a fermare lei. Ruotai la lama prima in direzione del suo collo, poi del bacino. La sabbia venne schizzata di rosso mentre il corpo della Strega di Fulmini vi cadeva sopra scomposto, in tre parti.
Era morta, ma non lo sarebbe rimasta per sempre.
Afferrai al volo la Lama Fatata, sottraendola alla presa della mano mozzata, e sentendo le fiamme avvolgermi tutto il corpo mi sollevai in aria, verso la nave. Quando atterrai su di essa, per un attimo sentii le gambe cedermi e la vista mi si offuscò; la spalla mi pulsava dolorosamente.
- Kaly! Stai bene?!- Elisabeth e Leila mi corsero incontro, preoccupate.
- Sì...- riuscii a dire - Salpiamo, adesso!-.
Mia sorella mi guardò con apprensione, ma poi si voltò e allungò un braccio verso le vele spiegate, con il palmo aperto. La stoffa bianca di gonfiò e l'albero cigolò leggermente, mentre il fondo della nave grattava prima la sabbia per poi scivolare sulla superficie del mare.
Mi appoggiai al parapetto, per reggermi in piedi. L'acqua si infrangeva contro il legno mentre viaggiavamo veloci verso Est, il sole e la spiaggia che sparivano alle nostre spalle.
Sentii le mani di Leli appoggiarsi sulle mie braccia e il suo sguardo su di me: - Sei ferita...- disse. Non era una domanda, ma io annuii comunque.
- Cosa è successo?- questa era la voce di Admond.
Dopo glielo avrei raccontato, ma non in quel momento. Non ce l'avrei fatta...

LA CORTE DI SERID  La stregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora