Capitolo 30

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Continuiamo a correre per tutto l'istituto ridacchiando sottovoce. Gli faccio più volte segno di stare zitto, ma sono io quella che fa più rumore tra i due.

La pioggia fuori continua a scrosciare senza interruzione e il buio del residence viene illuminato solo dai lampi. <<Mi vuoi dire dove stiamo andando?>> mi domanda Stefano facendo luce con la torcia. Io tiro la coperta sopra le mie spalle e Stefano mi stringe a sè. <<Seguimi e stai zitto. >> lo ammonisco ridacchiando.

Scendiamo velocemente le scale e io non lascio mai il suo fianco.

Mi fa strano pensare di aver ristabilito questo rapporto con lui, ma ciò che mi fa più strano è il sentirlo aver pronunciare le parole di oggi pomeriggio. Non me le sarei mai aspettate, neanche tra un milione di anni, non più almeno, non dopo tutto quello che è successo tra noi.

Ed è proprio tutto quello che è successo tra di noi che mi spinge a non avvicinarmi troppo a lui. Fa di me una persona senza dignità se ho voglia di perdonargli tutto?

Ho sognato questo momento da così tanto tempo, che anche il pensiero di sprecare un solo giorno mi fa male, mi distrugge e mi sembra inutile.

Abbiamo perso così tanto tempo, così tanti anni in cui saremmo potuti essere felici ed ora non mi sembra giusto dare ascolto all'orgoglio e perderne altro.

Sbaglierò a fidarmi di lui così facilmente? Probabile. Mi farà del male? Probabile anche questo. Avrò qualche rimpianto un domani? Neanche mezzo.

Preferisco pensare alle conseguenze, piuttosto che fasciarmi la testa prima di farmi male.

Arriviamo davanti la porta della sala con il divano enorme e la apro. Accendiamo la tv a volume basso per non disturbare nessuno e poi mi butto sul divano facendogli segno di venire a sedersi vicino a me.

<< E' l'una di notte, fuori diluvia e noi stiamo nella sala della televisione a guardarci uno stupido film western. – dice ridacchiando. – non pensavo sarebbe mai successo. >> mi stringe ancora di più a sè e chiude la coperta per non farci prendere freddo. <<E chi ti ha detto che io e te guarderemo il western? >> mi guarda interrogativo e io gli salgo sopra iniziandolo a baciare.

Lui ci sta, ma non avevo il minimo dubbio. Mi stringe i fianchi e li massaggia delicato mentre le nostre bocche entrano in contatto.

Alla fine è sempre stato questo quello che volevo da Stefano: una storia leggera, piena di sentimento, ma fatta di piccole cose. Non mi interessano i grandi gesti, non mi sono mai interessati, mi basta lui e l'amore. Dicono che non si vive di solo amore, ma io potrei vivere di solo Stefano per il resto dei miei giorni.

Quando si desidera una cosa ardentemente si corre il rischio di rimanere delusi... Quando si parla di Stefano questo rischio non si corre mai. È sempre un'esplosione di gioia, è un colpo al cuore micidiale.

Con Stefano non decidi, con Stefano non si può programmare niente perché tanto tutto si sconvolgerà. È sempre stato così, quando andavo a casa sua per aiutarlo a studiare alla fine finivamo a giocare a calcio piuttosto che a studiare Foscolo. E forse è stato questo che ha fatto si che io e lui ci trovassimo così bene insieme, il fatto che non siamo poi così diversi. A dire la verità, io credo di essere una delle poche persone che con il suo carattere riesce a stare bene o con tutti o con nessuno. Sono il tipo di persona a cui piace giocare a calcio sotto la pioggia, il rugby, la boxe, ma a cui piace nello stesso modo spettegolare, fare shopping e mettere tacchi e vestitini. Sono un connubio e questo mi ha fatto trovare molti amici, ma altrettanti nemici che invidiavano questo mio modo di essere così semplice e naturale.

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