Capitolo 9

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Il sabato qui è una giornata strana. Non che il resto dei giorni siano più normali, eppure il sabato è strano perchè è diverso. 

Viviamo tutta la settimana aspettando il sabato, eppure quando arriva nessuno sembra essere mai pronto per viverlo a pieno. 
Alla mattina ci sono le varie partite, tutte iniziano alle nove in punto e massimo per mezzogiorno siamo tutti nelle macchine o sugli autobus pronti per tornare a casa e fare ritorno al college domenica sera.

È rilassante il sabato.

Finalmente riabbracci la tua famiglia e ti sembra di mettere pausa alla quotidianità. Ti senti come un pesce fuor d'acqua quando torni nella tua casetta tra i tuoi parenti e non mangi in mensa e non devi rispettare orari.

Solitamente io torno a casa dai miei genitori, così come anche Stefano, Holly e Caro, mentre Babi va una volta da sua madre e una volta da suo padre, visto che sono separati. Mara e Valerio invece vanno dalla sorella di lui che è sposata e abita qui a Roma, mentre tutto il resto delle loro famiglie si trovano al sud. Nicole e Thomas non so cosa facciano, ma non penso rimangano qui. Raramente qualcuno rimane al college, giusto i primini fuori sede che al massimo possono arrivare al bar vicino l'edificio e farsi un giro per il quartiere. Essendo minorenni non possono allontanarsi poi troppo, se non accompagnati da maggiorenni. Essendo la mia comitiva per lo più di Roma, non abbiamo mai avuto problemi a tornare a casa, abbiamo sempre preso i mezzi prima e la macchina poi e siamo tornati dalle nostre famiglie. Holly e Caro insieme, essendo sorelle, insieme a Babi dato che abitano vicine, Mara e Vale insieme ed infine io e Stefano che abitiamo a due strade di distanza.

Vedo uscire Stefano dagli spogliatoi, visto che la sua partita è finita, e lo fermo.

<<Dimmi.>> mi chiede spostandosi il borsone sulla spalla destra. << Torniamo a casa sempre alla stessa ora oggi?>> gli chiedo notando che la partita è finita venti minuti dopo e sicuramente lui non ha ancora finito di fare il borsone. O meglio non ha ancora racimolato tutti i panni sporchi da portare a casa dalla madre. Figlio viziato. 

<< Oggi non posso accompagnarti, Em, mi dispiace. >> mi risponde leggermente a disagio. Non so come rispondere a questa sua frase, perchè non me l'aspettavo. Sapevo che le cose tra noi sono cambiate dopo la conversazione dell'altro giorno, ma non mi aspettavo addirittura questo. Insomma, ormai è una tradizione che io e lui tornassimo a casa insieme. 

<< Mi dispiace, non posso proprio. >> si sente in dovere di ripetere. << Tranquillo sarà per la prossima volta. >> sorrido forzatamente mentre le parole escono dolorosamente dalla mia bocca, lasciando un sapore amaro. 

<<Ste! >> ci giriamo entrambi quando sentiamo qualcuno urlare il suo nome. Nicole arriva correndo verso di noi e nel farlo il vestitino bianco con i fiori azzurri, messo chiaramente per incontrare l'approvazione di Stefano, le svolazza al vento creando un effetto meraviglioso, quasi da film. Vedo Stefano irrigidirsi leggermente e non ne capisco il motivo. << Ti sto aspettando da venti minuti, hai fatto? Voglio stare a casa prima dell'una, così il pomeriggio possiamo rivederci.>> espone felicemente il suo piano della giornata ed io finalmente capisco tutto. Capisco perchè non posso tornare a casa con lui, capisco perchè si è irrigidito quando l'ha vista arrivare. Mi ha sostituita, ma non voleva lo sapessi. <<Il tempo di prendere il borsone e andiamo. >> dice sottovoce. L'unica rivincita è il fatto che sento i suoi occhi addosso, ma i miei non pensano minimamente a sfiorare i suoi o lui, per quel che conta, restano fissi su Nicole che lo guarda sognante. << Allora vado a prendere la borsa.>> inizia a saltellare via, nel vero senso della parola, stile il Mondo di Patty. 

<<Emma io... cioè senti...>> Stefano cerca di parlarmi, di giustificarsi, ma io lo blocco. Ne ho fin sopra i capelli di lui e delle sue parole e delle sue bugie. << Devo andare a cercare qualcuno che mi accompagni a casa, sai il mio taxi mi ha dato buca all'ultimo momento. Lo so. - dico alzando gli occhi al cielo. - un preavviso sarebbe stato richiesto, ma che ci vuoi fare, alla fine le tradizioni sono fatte per essere interrotte. >> mi alzo in piedi e mi avvio verso il residence. <<Aspetta, senti...>> lo sento ancora cercare di parlarmi, ma lo interrompo di nuovo. <<Lascia stare Stefano, un passaggio lo trovo. >>

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