Capitolo 53

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...: Stefano De Martino che passeggia pensieroso per Termini... o è impazzito o ha letto il libro.

Mi giro riconoscendo la sua voce, ma non riconoscendo lei.

S: Ciao. - mi sorride amara.

...: Che ci fai qui? Cosa vuoi da me?

S: Non potrei volerti portare a casa con me?

...: Non sei mai stato bravo a dire cazzate. Anche se come al solito io ci cadevo con tutte le scarpe. - mi avvicino e le accarezzo la guancia. - cosa ci fai qui? I complimenti per il libro me li potevi fare anche con un messaggio.

S: Ti devo delle spiegazioni, le stesse che tu devi a me.

...: Mi pare di essere stata chiara nei ringraziamenti.

S: Emma ti prego.

E: Ti prego cosa? Cosa? Ti rendi conto che io ti ho scritto che mi basterebbe un tuo gesto, una tua parola per mandare a fanculo tutto quanto. Io ti amo Stefano, questi mesi per me sono stati veri e importanti, io non ho mai finto e non ho mai messo niente e nessuno sopra di te. Evidentemente ho fatto uno sbaglio, perché non c'hai messo nemmeno venti secondi a voltarmi le spalle.

"E ogni volta che viene giorno, ogni volta che ritorno, ogni volta che cammino e mi sembra di averti vicino. Ogni volta che mi guardo intorno, ogni volta che non me ne accorgo, ogni volta che viene giorno. "

Alziamo entrambi lo sguardo verso gli altoparlanti e sentiamo la canzone di Vasco spandersi per tutta la stazione.

S: Tra quanto parti?

E: Un'ora.

S: Ti vieni a sedere un attimo? Ti devo parlare.

E: No.

S: Perché no?

E: Non voglio più sentirti parlare Stefano, non voglio sentire più una singola parola. Non ce la faccio più a sentire la tua voce, a vedere come muovi la bocca o ti distruggi i capelli. Io non riesco a starti accanto e non averti, non più.

S: Non pensi che ci meritiamo almeno un chiarimento?

E: Hai chiarito tutto tu quella sera, sette giorni fa. Mi hai fatto intendere che mi ami, ma il mio amore non ti basta.

S: Tu non immagini nemmeno quanto mi è costato andarmene via quella sera, non immagini nemmeno quanto ci sono stato male mentre scendevo le scale e ti sentivo piangere a singhiozzi. Ti ho lasciato e mi sta bene questo tuo odio nei miei confronti, ma prima di partire per sempre voglio sapere come fai.

E: A fare cosa? - dice al limite delle lacrime.

S: Ad amarmi ancora nonostante tutto.

"E ogni volta che mi sveglio, ogni volta che mi sbaglio, ogni volta che sono sicuro e ogni volta che mi sento solo. Ogni volta che mi viene in mente qualche cosa che non c'entra niente... ogni volta"

E: Dovresti conoscermi ormai.

S: Io conoscevo la vecchia Emma, quella di una settimana fa, non questa.

E: Se sei venuto qui a farmi la predica perché me ne sto scappando a Madrid invece di combattere per te, puoi anche andartene gentilmente a fanculo, perché sei tu Stefano che hai rinunciato a noi, tu hai distrutto tutto, non io. - dice urlando.

S: Io sono qua perché voglio che tu sia felice, voglio che tu diventi una scrittrice di fama mondiale, voglio poter essere orgoglioso di te più di quanto lo sono adesso. Io ho distrutto me e te per evitare a te di morire dentro.

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